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Paolo Fantauzzi per "L'Espresso"
Le pressioni dei poteri forti, il buco di bilancio, la situazione della spazzatura al limite dell'emergenza e la faida interna col Pd. Non ha proprio di che essere allegro il sindaco di Roma. Eppure, da un po' di tempo, c'è una cosa di cui Ignazio Marino va fiero e che mostra con soddisfazione a chi vada a trovarlo nel celebre studio al primo piano che affaccia sui Fori imperiali: è la statua che fa bella mostra di sè nella sua stanza, vicino alla scrivania, una massiccia scultura di marmo, ad altezza d'uomo, raffigurante una Musa e risalente al II secolo dopo Cristo. Acefala, dettaglio che ha suscitato facili ironie: "Una Musa senza testa, proprio come questa città ...".
In realtà il sindaco-chirurgo quella statua sulle prime nemmeno la voleva. Eletto primo cittadino e convinto che la rivoluzione annunciata in campagna elettorale dovesse farsi largo anche in Campidoglio, aveva subito chiesto di dare una sistemata allo studio lasciato in eredità da Gianni Alemanno. Via il vecchiume e spazio al nuovo, come si conviene a un sindaco dal curriculum internazionale con un passato negli States.
E così, per tutta l'estate scorsa, vari storici dell'arte dei Musei capitolini hanno cercato di venire incontro al gusto estetico di Marino proponendo numerose variazioni, dal tendaggio agli arredi. «Una cosa mai vista con Rutelli né Veltroni», assicura chi ha partecipato all'operazione. «Alemanno quanto meno si era limitato a ritappezzare il divano».
Unica condizione posta dal sindaco: non comprare nulla e non privare la collettività di opere d'arte già esposte. E così la soprintendenza si è messa al lavoro, catalogo alla mano: gli arredi sono arrivati dal museo di Palazzo Braschi e i quadri di arte contemporanea dai magazzini del Macro, dove erano abbandonati a prendere polvere.
Insomma, una stanza tutta nuova per un sindaco tutto nuovo. Ma col paradosso di non avere nemmeno un reperto dell'antica Roma, come gli ha fatto notare il soprintendente comunale Claudio Parisi Presicce: «Lei amministra Roma, non può non avere un reperto classico nel suo studio...». E così Marino ha acconsentito e la scelta è ricaduta sulla Musa acefala. Anche questa pescata da un deposito comunale: quello della centrale Montemartini, un vecchio sito industriale di recente adibito a museo di archeologia.
Tutto finito? Nemmeno per sogno. Perché la statua era talmente pesante che è stato necessario rinforzare il parquet dello studio, sostenuto da travi in legno. E per "le opere murarie necessarie per il posizionamento", come si legge nella fattura, sono stati necessari due giorni di lavoro e 2.440 euro. Ai quali aggiungere 1.830 euro per il trasloco della scultura dal museo sulla via Ostiense al Campidoglio e per la pulitura. Totale: 4.240 euro.
Se Parigi val bene una messa, amministrare Roma può valer bene una statua. Per quanto impolverata e senza testa.
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