FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Marco Giusti per Dagospia
Cannes. Ma non abbiamo appena visto Juliette Binoche nel nuovo trionfante "Godzilla" (si sacrifica per l'umanità )? E non sta uscendo proprio in questi giorni il nuovo "X-Men" con Michael Fassbender? Difficile fare cinema di questi tempi, ancor piu' difficile fare la star, la grande attrice senza entrare nella contemporaneita', navigare tra Google e i grandi testi del secolo passato.
Frequentare la Serpentine Gallery a Londra e aver la propria opinione sugli ultimi film di supereroi americani. In qualche misura il nuovo film di Olivier Assayas, "Sils Maria", che chiude le proiezioni del concorso di Cannes, si muove a meta' tra l'addio al linguaggio, e al cinema che abbiamo conosciuto, di Godard e una specie di rivisitazione di "Eva contro Eva" di Jospeh L.Mankiewicz, per non dire di "Persona" di Ingmar Bergman (rivisto da poco, modernissimo).
Anche qui siamo di fronte a personaggi femminili, un'attrice, Marias Enders, cioe' la Binoche, che inizia a sentire il passaggio del tempo e l'arrivo di nuove star, e la sua assistente Valentine, cioe' la Kristen Stewart di "Twilight", che la segue come un'ombra e che si tocca istericamente sempre capelli e braccia mal tatuate.
Maria e' stata chiamata da un regista alla moda, Klaus qualcosa ("Klaus Kinski?" e' la battuta migliore del film), per interpretare a teatro una piece che l'aveva lanciata a 18 anni nel mondo dello spettacolo, "Maloja Snake", scritta da Wilhelm Meichster, che e' appena morto, e che ha passato tutta la vita sulle Alpi del Sud Tirolo con la moglie, Angela Winkler, a contemplare la bellezza del posto e il grandioso spettacolo naturale del "Serpente di Maloja".
Cioe' lo scendere delle nuvole nella Valle di Maloja come un grosso serpente. Spettacolo filmato in un cortometraggio nel 1924 da Arnold Franck, pioniere della fotografia alpina (giovani delle Film Commission, imparate!). L'idea di Klaus e' di far interpretare a Maria, nella nuova edizione della piece, il ruolo di Helena, la quarantenne che verra' spinta al suicidio dalla ben piu' giovane e rampante Sigrid, che allora era interpretata da Maria.
Il suo ruolo, Sigrid, lo avra' una nuova stelle del cinema di supereroi di oggi, Jo-Ann, interpretata da Chloe Grace Moretz, che ha una storia al centro del gossip internazionale con uno scrittore, sposato a sua volta con una star del mondo dell'arte. Ma tutta la nostra attenzione poggera' sulle prove che faranno Maria e Valentine della piece nella valle di Maloja dove Wilhelm Meichster scrisse il testo, visse e mori'.
Fra le due donne nasce un rapporto complesso di scambio di ruoli e di confronti continui, anche perche' hanno diverse opinioni sul testo e sul senso dei loro personaggi. "E' solo un lavoro per me", dice Valentine a Maria. Ma non e' cosi' vero, perche' il testo e il luogo smuovono nel profondo le loro diverse sensibilita'.
Assayas mette sul piatto molte cose, forse troppe, gioca un po' da Film Commission alpina con Maloja e sto serpentone di nuvole (bellissimo, per carita'), fa il furbo con tripli salti mortali sui confronti con il nuovo cinema americano, azzardandosi anche a girare una scena di un finto fantasy con Chloe Grace Moritz, ci fa vedere quanto sono invecchiati due stelle del Nuovo Cinema tedesco, Hanns Zichler e Angela Winkler, riempie il film di aspiranti suicidi, ma alla fine ottiene solo quello che riesce a tirar fuori dalle sue attrici.
Cioe' una grande interpretazione della Binoche, che si pone subito all'altezza delle star rivali di questo Cannes al femminbile, da Julianne Moore a Marion Cotillard, permettendosi anche un nudo integrale (topona di fuori) assolutamente geniale, e una grande sorpresa per intelligenza e freschezza da Kristen Stewart, che mostra il lato opposto della star, il suo doppio lavorativo, l'assistente che deve sapere tutto e mettere a posto tutto.
E che non riuscira' a non far entrare anche la sua vita nel gioco delle parti che le proporra' Maria-Juliette. E piu' che a Mankiewicz o a Bergman pensiamo allora a una rilettura de "L'avventura" di Antonioni, alle due donne sull'isola. Alla fine, e' anche un film che chiude bene teoricamente un festival francese che si sente americano e che cerca di confrontarsi continuamente coi miti di Hollywood, e la Binoche che recita in inglese e' un po' questo.
Ma rimane un film compromissorio, con troppi marchi Chanel, troppe Alpi, troppe divagazioni su come leggere un'opera e i suoi personaggi. Tutte cose che, in fondo, abbiamo gia' visto. Certo notevole la mini mutanda della Stewart, grande il nudo della Binoche, e uno spettacolo il serpentone di nuvole di Arnold Franck. Ma tutto questo non lo avevamo gia' visto?
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