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Paolo Festuccia per www.lastampa.it
mattarella maggioni campo dall orto
La Rai torna in aula. Stavolta a Montecitorio dopo il disco verde – non senza polemiche – ottenuto a Palazzo Madama. Al centro della discussione la riforma della governance con maggiori poteri alla figura dell’amministratore delegato, un consiglio di amministrazione ridotto e la figura di un presidente di garanzia, introdotta proprio a Palazzo Madama con un emendamento di Forza Italia.
Dunque, una riforma “diversa” rispetto al ddl varato dal governo e che potrebbe avere il via libera definitivo (dovrà tornare al Senato ancora) entro l’anno. Così come entro l’anno, sempre sul fronte Rai, si conoscerà l’esito della discussione nella legge di stabilità sulle sorti del canone che il governo è pronto a ridurre ma per evitarne l’evasione vorrebbe far pagare a tutti nella bolletta elettrica.
RENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
Insomma, da una parte si discute di govenance, dall’altra di come finanziare la Tv pubblica: un metodo di procedere che più di qualcuno non ha esitato a definire “singolare”, dato che il disegno di legge sulla Rai avrebbe potuto e dovuto prevedere e contenere accanto alla riforma della governance anche quella del canone e cioè sulle modalità di finanziamento del servizio pubblico televisivo.
Di fatto, comunque, da oggi si entra nel vivo. Certo, non mancheranno le tensioni ma l’obiettivo del governo è di procedere con celerità. Anche perché prima verrà varata la riforma prima il nuovo direttore generale Antonio Campo Dall’Orto potrà godere degli ampi poteri previsti e passare così a disegnare la sua “nuova” Rai sia sul fronte editoriale sia su quello più squisitamente aziendale. Ma cosa prevede la riforma?
RENZI E CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
I POTERI DELL’AD
L’ad, secondo quanto previsto dall’art.2, è nominato dal cda su proposta dell’assemblea dei soci (dunque del Tesoro), resta in carica per tre anni e può essere revocato dallo stesso consiglio. Può nominare i dirigenti, ma per le nomine editoriali deve avere il parere del cda (che, nel caso dei direttori di testata, se fornito a maggioranza dei due terzi è vincolante).
Secondo un emendamento approvato in commissione alla Camera, assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico; può firmare contratti fino a 10 milioni di euro e ha massima autonomia sulla gestione economica.
Prevista l’incompatibilità con cariche di Governo, anche se ricoperte nei dodici mesi precedenti alla data della nomina; l’ad deve, inoltre, essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti; all’ad spetta anche l’approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, oggetto di alcune modifiche in Commissione alla Camera.
PRESIDENTE E CDA
Al Senato, con un emendamento di Forza Italia, è stata introdotta la figura del presidente `di garanzia´, che viene nominato dal cda tra i suoi membri, ma deve ottenere il parere favorevole della Commissione di Vigilanza con i due terzi dei voti. I componenti del cda sono sette al posto degli attuali nove: quattro eletti da Camera e Senato, due nominati dal governo e uno designato dall’assemblea dei dipendenti. Previsti precisi requisiti di onorabilità per i consiglieri.
CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI
IL SUPER DG
In fase di prima applicazione della legge, al direttore generale sono conferiti i poteri dell’amministratore delegato. Un emendamento dei relatori approvato in Commissione alla Camera specifica che il dg mantiene anche le attuali competenze.
LE DELEGHE AL GOVERNO
Mentre il nodo canone viene affrontato nella legge di stabilità, la riforma prevede una delega per il riordino e la semplificazione dell’assetto normativo. Al Senato è stata ridotta la sua ampiezza con la soppressione del riferimento all’evoluzione tecnologica e di mercato.
IL CONTRATTO DI SERVIZIO
L’articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale.
LE NORME SUGLI APPALTI
L’articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga, rispetto all’applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l’acquisto, lo sviluppo, la produzione o la commercializzazione di programmi radiotelevisivi e i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria.
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