DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alberto Gentili per ‘Il Messaggero’
Un po' alla volta, mattone dopo mattone, si sta sgretolando il muro alzato da Matteo Renzi per stoppare la riconferma di Ignazio Visco.
Per mesi il segretario dem non ha risparmiato attacchi al governatore della Banca d'Italia in scadenza il 31 ottobre. Nel suo libro Avanti ha scritto: «Fu un errore affidarmi alle valutazioni di Bankitalia». E in più occasioni, quando la commissione d'inchiesta sulle banche era ancora soltanto un progetto, ha messo a verbale: «Arriverà un giorno in cui si chiariranno le responsabilità a vari livelli e studieremo i comportamenti di tutte le istituzioni competenti. Cioè, competenti per modo di dire».
Un'ostilità palese. Tant'è che il 31 maggio scorso, pronunciando le sue considerazioni finali, Visco ha replicato: «La Banca d'Italia è stata criticata in maniera aspra, siamo stati accusati di non aver capito cosa accadeva o di essere intervenuti troppo tardi. Posso solo dire che l'impegno del direttorio è stato massimo».
IL FRONTE A FAVORE
Ebbene, lo scontro sembra ormai alle spalle. A favore della riconferma per altri sei anni di Visco si sono schierati (tacitamente) il capo dello Stato Sergio Mattarella, il premier Paolo Gentiloni, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, e perfino il presidente della Bce Mario Draghi che a maggio per la prima volta ha presenziato alle considerazioni finali del governatore. Un pacchetto di mischia pro Visco tanto autorevole da spingere Renzi a un approccio più cauto, complice quella che chiama la «fase zen».
Nel quartier generale dem del Nazareno, non si sente più parlare di veti. «C'è un ragionamento in corso e non c'è una contrarietà verso il governatore», dice un renziano di altissimo rango, «certo sarebbe meglio un'altra figura, ma sarà Mattarella a decidere». E afferma un esponente dem vicinissimo a Renzi: «Matteo resta contrario, però non c'è una guerra in corso. Se il Quirinale vorrà la riconferma di Visco finirà così».
Insomma, senza entusiasmo, il Pd va verso il via libera. Anche perché il tempo stringe. La prossima settimana dovrebbero partire i lavori della commissione parlamentare d'inchiesta sulle crisi bancarie. E il Colle e palazzo Chigi, per scongiurare operazioni di delegittimazione, vorrebbero arrivare a questo appuntamento con in tasca la riconferma del governatore.
Un atto utile anche in vista dell'apertura della sessione di bilancio, quando la nomina potrebbe diventare merce di scambio politico. Anche per questo la convocazione della Commissione slitta. E si moltiplicano gli appelli alla cautela: Antonio Patuelli (Abi), ha ammonito contro il «rischio-caos» e perfino Susanna Camusso (Cgil) ha denunciato il pericolo di «delegittimazione delle istituzioni».
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