DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Ugo Magri per “la Stampa”
Avevano cenato insieme domenica e già nel pomeriggio, forse, si rivedranno: Salvini ha fretta di formalizzare con Berlusconi l' accordo sulla presidenza Rai. Gli piacerebbe che domattina, in Commissione parlamentare di Vigilanza, Forza Italia la smettesse di remare contro il suo candidato (Marcello Foa) e desse chiari segnali di gradimento. In questo modo si placherebbero pure i grillini, che sono stanchi di attendere i comodi del centrodestra e stanno diventando nervosi.
Però, prima di fare retromarcia, i commissari «azzurri» attendono un segnale dal loro capo. E Berlusconi a sua volta lo darà solo un minuto dopo che l'intesa con Salvini sarà stata siglata: sulla Rai, ok, ma pure sulle alleanze nelle Regioni dove presto si andrà a votare. Non che l'ex premier si appassioni delle candidature in Basilicata o in Abruzzo; però nemmeno vuole dare di sé l'immagine del tappetino, sdraiato a fare i comodi di Matteo.
L'altra sera, garantiscono i suoi, ha saputo tenere il punto con dignità. Insomma, perché la cascata di nomine Rai si sblocchi, è necessario questo nuovo vertice cui prenderà parte pure Giorgia Meloni. Si terrà a Roma, e l'orario va ancora deciso. Se le agende non collimeranno, il summit sarà rinviato a domani.
L'ULTIMA CENA
In attesa del bis, filtrano gustose ricostruzioni dell' ultima cena ad Arcore. Per prima cosa, e quasi a bruciapelo, Berlusconi ha chiesto: «Cos'è questa storia dei tetti alla pubblicità» di cui parlano i Cinquestelle per colpire le sue tivù. E Salvini, secondo alcuni presenti, avrebbe risposto che sono solo sbruffonate (o un termine che suona molto simile), tirate fuori apposta per mettere in difficoltà la Lega. Ma «i tetti alla pubblicità fanno parte del Contratto di governo? No. E allora», avrebbe sorriso Matteo rassicurante, «non perdiamoci altro tempo».
Incoraggiato dalla risposta, si narra che Silvio abbia formulato la domanda delle cento pistole: «Quando è che voi della Lega staccherete la spina al governo?». Proprio quello che pure Di Maio vorrebbe sapere. E qui, nell' ottica grillina, Matteo sarebbe stato abbastanza leale. Facendo capire al Cav che di crisi non se ne parla, tra l' altro mancherebbe un pretesto.
Conte andrà avanti perlomeno fino alle prossime elezioni Europee, dopodiché vai a sapere quali scenari si apriranno, impossibile ragionare di qui ad allora. In compenso (e di questo passaggio esistono precisi riscontri) Salvini ha promesso che coi Cinquestelle non farà alleanze a livello locale. Sarà dunque berlusconiano il candidato del centrodestra in Piemonte, la Sardegna invece toccherà alla Lega. Di Basilicata e Abruzzo si occuperanno prossimamente i due vice, Tajani e Giorgetti. Il quale Giorgetti ha raccomandato di coinvolgere i Fratelli d'Italia. Seduta stante, è stata contattata sul telefonino Giorgia Meloni, lieta dell'attenzione.
GLI OCCHI SU VIALE MAZZINI
Licia Ronzulli, che di Berlusconi è la collaboratrice più fidata, nega qualunque accenno alla presidenza Rai. Stessa cosa Tajani. Ma pure se Berlusconi e Salvini ne avessero parlato per ore, i forzisti non lo ammetterebbero mai. Nei loro piani, la candidatura di Foa dovrà spuntare come per magia durante il nuovo summit; in modo che appaia il frutto di una decisione comune, anziché come inchino a Salvini. Sfrondata dagli arabeschi, la sostanza è molto più banale.
Silvio ha bisogno di proteggere le sue aziende, Matteo è impaziente di cambiare verso all' informazione Rai, e sa che per raggiungere i due terzi in Commissione di vigilanza i voti berlusconiani sono indispensabili. Ai grillini, sospettosi, Salvini presenta il Cav come un nonno in disarmo, bisognoso di affetto. Se per ammorbidirlo il prezzo sono un paio di cene, in fondo che problema c' è?
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