1. SI FA PRESTO A DIRE “ACCORDO VICINO, STORICO RISULTATO”. LA PRAVDA DEI RENZIANI, ALIAS “LA REPUBBLICA” NON BASTA: CI VOGLIONO I VOTI E CI SONO DEI TEMPI DA RISPETTARE 2. RENZI VUOLE L’APPROVAZIONE DEL NUOVO SENATO ENTRO IL 16, PER FARSI BELLO IN EUROPA. INVECE CI VOGLIONO ALTRE DUE SETTIMANE E IL REFERENDUM È QUASI SCONTATO 3. LA CONSULTAZIONE, TRA DICEMBRE E FEBBRAIO, SARÀ UN VOTO SU RENZIE E SULLA DURA SITUAZIONE ECONOMICA. PER QUESTO PITTIBIMBO TENTA DI EVITARLO A TUTTI I COSTI 4. E L’”ALLEATO” BERLUSCONI ASSISTERÀ DIVERTITO AL GIUDIZIO POPOLARE SU MATTEUCCIO

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Francesco Bonazzi per Dagospia

 

MOGHERINI E ALFANO FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE MOGHERINI E ALFANO FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE

I giornali non bastano: ci vogliono i voti e ci sono dei tempi da rispettare…I senatori dissidenti che stamani hanno visto la Pravda dei renziani, alias Repubblica, titolare la prima pagina come se la legge su Palazzo Madama fosse in banca (“Svolta sulle riforme, sì di M5S al Pd. Renzi: vicini a un risultato storico”), ripetono come un mantra che “la partita è ancora aperta”.

 

E lo stesso filtra da Palazzo Chigi, dove la corsa contro il tempo, e contro lo spettro di un referendum confermativo, fa tremare i polsi anche a chi la corsa la sta dettando, ovvero Renzie e i suoi scudieri.

 

L’intervento a piedi uniti di Re Giorgio, ieri, aveva due scopi dichiarati: accelerare i tempi come chiede Pittibimbo e indicare nel merito che il Senato non deve più avere gli stessi poteri di oggi. Sul fattore tempo, la scadenza che ha in mente il premier di rottamazione è quella di mercoledì 16 luglio.

 

RENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTO RENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTO

Quel giorno si terrà il Consiglio d’Europa che dovrà, fra le altre cose, formalizzare le nomine per la prossima legislatura, e Renzie intende presentarsi con una riforma in tasca da sventolare, per tacitare le critiche sul fatto che lui, le riforme in cambio delle quali chiede un occhio chiuso sui nostri conti, le sta facendo davvero e non si limita ad annunciarle soltanto.

 

Poco importa che la riforma del Senato non elettivo abbia un impatto zero sulla ripresa economica (che non c’è). Renzie vuole il primo risultato per martedì 15. Ma a Palazzo Madama sono in molti a spiegare che martedì, al massimo, ci sarà lo sbarco in Aula del ddl Boschi, mentre il voto finale slitterà quasi certamente alla settimana seguente.

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

 

Importante è anche come arriva il voto. Al momento, tra piddini e forzisti, ci sono almeno 50 dissidenti rispetto alle indicazioni del Rottam’attore e di Berlusconi, ma il numero è prudenziale e potrebbe salire a 60-65, perché i malumori verso la riforma si stanno coagulando. Un forzista di formazione socialista, sotto garanzia di anonimato, spiega perché: “Questa riforma non ha a modello Putin, che almeno un rapporto con il popolo ce l’ha, ma la Russia di Breznev e del  segretario di partito che indica tutti i deputati”.

 

Gli fa eco un democrat, per il quale “così vince la Casta al cubo, perché tra il senatore di oggi e un consigliere regionale, quanto a Casta, non c’è paragone…”

 

PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICAPALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA

Questi numeri preoccupano Renzie perché dicono che non ci sarà quella maggioranza dei due terzi che, sola, può evitare lo scoglio del referendum confermativo chiesto dall’articolo 138 della Costituzione. Ma attenzione: per chiederlo bastano anche un quinto dei membri di una Camera, ovvero 63 senatori. Se si tiene presente che i grillini si sono già detti favorevoli in ogni caso al referendum, il gioco è fatto.

 

La Costituzione dice che devono passare almeno tre mesi tra un’approvazione e l’altra nei due rami del Parlamento e quindi si andrebbe a fine ottobre. Il referendum che agita il sonno dell’ex sindaco di Firenze si potrebbe a quel punto tenere a dicembre o a febbraio. Ma non sarebbe un referendum sulla riforma del Senato. Sarebbe fatalmente un referendum su Renzie. Un “dentro o fuori” in gran parte giocato sull’economia, sul giudizio dei mercati e di Bruxelles. Un referendum che a quel punto vedrebbe l’alleato di oggi, Silvio Berlusconi, assai curioso di vedere come va a finire.

 

RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

L’incubo di Renzie è esattamente questo: andare alla consultazione costituzionale con uno spread Dio non voglia più alto, con un Def che a metà ottobre dovrà incorporare una robusta correzione dei conti pubblici e con una ripresa che non arriva mai.  Per questo, oggi c’è gran fretta di dare tutto per fatto, in Senato, asfaltando i dissidenti con la stessa tattica dei sondaggi pre-elettorali. Quelli che dicono che stai vincendo e poi concorrono a crearla, la vittoria.