“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni per “Il Corriere della Sera – Roma”
Smentita. Poi in parte ammessa come mero ed eventuale errore in agenda attribuibile al suo staff. Quindi riclassificata a trascurabile irregolarità contabile. La vicenda delle «cene istituzionali» di Ignazio Marino, ingrossatasi nel tempo, assomiglia oggi sempre più a un peculato spalmato su due anni e quattro mesi di mandato in Campidoglio. L’ultimo aggiornamento, ricavabile dall’informativa della guardia di Finanza depositata a inizio settimana in procura, evidenzia circa 50 episodi (non solo cene) e 15 mila euro totali di spesa che il pm Roberto Felici e il procuratore aggiunto Francesco Caporale contestano all’ex sindaco.
I nuovi accertamenti nell’inchiesta sul chirurgo, ancora oggi nella lista dei possibili partecipanti alle prossime elezioni comunali, nascono dai sospetti alimentati anche dalla sua strategia difensiva. La veridicità delle note spese di Marino e la natura istituzionale dei suoi ospiti al tavolo (all’inizio si parlava di sette cene per 900 euro totali con giustificativo incerto) non è stata confermata dai presunti commensali e dai ristoratori testimoni.
Il tentativo di scaricare sul suo staff le colpe della contabilità senza riscontri, con accuse neanche troppo velate di firme a suo nome apposte da altre persone, è crollata davanti agli interrogatori dei suoi stessi collaboratori. La fretta con la quale si è presentato ai magistrati, anticipando la loro convocazione, per farsi interrogare e l’annuncio a mezzo conferenza stampa di non essere indagato, anzi vicino all’archiviazione, è stata contraddetta dall’avviso di garanzia della procura.
E così, al primo incarico dato alla Finanza per gli approfondimenti sulle sette cene, il pm Felici ne ha fatto seguire uno a più ampio raggio sulle intere spese dell’ex primo cittadino. E il quadro che emerge, per quanto ancora sottoposto a valutazioni da parte degli inquirenti, racconta di presunte irregolarità ben più ampie e diffuse anche nell’ambito dei viaggi di rappresentanza, all’estero e non solo, per i quali Marino ha utilizzato la carta di credito del Campidoglio che viene data in dotazione a ogni sindaco. Washington, New York, San Francisco, Philadelphia, quest’ultimo accompagnato dalle polemiche per la «coincidenza» col viaggio papale. E poi Londra e Milano, Firenze in treno.
Il totale fa, come detto, 15mila euro, una cifra non troppo lontana dai 20mila che Marino annunciò di voler restituire, quasi a voler chiudere i conti mettendoci una magnanima pietra sopra. L’accusa per il chirurgo resta al momento il peculato, con l’ipotesi di contestare anche falso non ancora accantonata. Il suo ex staff rimane fuori dall’inchiesta in mancanza di una denuncia per la firma contraffatta che solo Marino sarebbe titolare a presentare. E la ventilata richiesta di archiviazione per l’esiguità della somma contestata è, oggi, sempre più improbabile.
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