TUTTI CONTRO - ROTONDI: “CON LA ROTTAMAZIONE, RENZI ROMPE LE PALLE DA 20 ANNI” – BERSANI: “ RENZI È UN QUALUNQUISTA”

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1 - PD, ROTONDI: MATTEO RENZI ROMPE LE PALLE DA VENT'ANNI, E' UN DISCO
ROTTO
Comunicato Stampa de "Un giorno da pecora"

Matteo Renzi? Rompe le palle da vent'anni con la storia della rottamazione. Gianfranco Rotondi, deputato Pdl, oggi a 'Un Giorno da Pecora' ha criticato la posizione del Sindaco di Firenze, reo a suo avviso di essere "un disco rotto" su certi temi. Cosa ne pensa - gli hanno chiesto i conduttori - di Renzi? "Lui è stato delegato giovane della DC e poi del Partito Popolare. Da studente, sui giornalini scolastici della sua città, attaccava Arnaldo Forlani, segretario della DC di allora, dicendo che lui e la vecchia classe dirigente andavano rottamati".

Ne è sicuro? "Su internet c'è uno scritto del Renzi studente che voleva rottamare Forlani. Lui ha sostituito Bersani con Forlani ma stiamo sempre lì: è un disco rotto Renzi, prima o poi rottameranno pure LUI". Si spieghi meglio. "Sarà anche vero che uno deve fare il deputato al massimo quindici anni, ma è altrettanto vero che uno non può rompere le palle per vent'anni. E Renzi rompe le palle, lui e i suoi rottami", ha detto Rotondi a 'Un Giorno da Pecora'.

2 - GELO DI BERSANI: "MATTEO È UN QUALUNQUISTA ORA L'INTESA SUL COLLE PUÒ PORTARCI AL GOVERNO"
Goffredo De Marchis per Repubblica

Al quartier generale del Pd raccontano che «c'è una certa indignazione per le parole di Renzi», che la reazione di Bersani è stata assai dura: «Fa solo demagogia e sparge qualunquismo a buon mercato». Vuole andare a votare? «Prima bisogna comunque eleggere il presidente della Repubblica. Non è la politica che perde tempo. È la Costituzione che lo dice».

La bacchettata di Napolitano al sindaco è stata accolta con un sorriso di compiacimento. Ma per la nascita del governo di cambiamento, per l'ascesa del segretario a Palazzo Chigi i problemi restano tutti lì. Ci si gioca l'intera posta nella partita del Quirinale.

«Sul nome del Colle - dicono adesso a Largo del Nazareno - bisogna costruire le basi di un governo solido. Non possiamo più stare fermi alla "non maggioranza", alle uscite dall'aula che consentono di avviare la legislatura. Dobbiamo uscire da questo schema». Non è un'apertura al governissimo. Ma da giorni il vertice del Pd ha preso atto del «fallimento della scorsa settimana ». Comincia a farci i conti. Monitorando anche la discussione interna ai 5stelle.

È una correzione in corsa che andrà sviluppata nei colloqui di questi giorni, compreso quello con Silvio Berlusconi, previsto per la prossima settimana. Già martedì però si riuniscono i gruppi parlamentari del Pd e Bersani è chiamato a presentarsi con una proposta di alleanze definita.

Perché le insidie si nascondono anche nel suo partito. Il segretario ha chiesto «sacrifici enormi», come riconosce lui stesso al suo gruppo dirigente sparigliando sulle presidenze delle Camere e su altri ruoli istituzionali. E sa che da più parti si moltiplicano le lamentele per la mancanza di collegamenti tra i collaboratori più stretti del leader e la pancia del Pd.

Occorre quindi rassicurare, dare garanzie, respingere gli attacchi dei renziani e i malumori di altre correnti. Il voto per il capo dello Stato è una lotteria a scrutinio segreto e i franchi tiratori possono rovinare anche il piano più organizzato. «So che è già partito un treno di obiezioni. Si muove con tre vagoni - ha spiegato il leader ai suoi interlocutori -. Il bombardamento quotidiano di Renzi, l'argomento che l'ostacolo sono io e mi devo fare da parte e il tema "del Pd che esplode"».

È una questione di tenuta. «Le spalle sono larghe», assicurano i fedelissimi. Ma il nervosismo si vede a occhio nudo. Martedì, ai gruppi, la strada non sarà in discesa. E qualcuno sta pensando di far sentire la voce di chi si lamenta per «un Bersani che fa tutto da solo, confrontandosi soltanto con i suoi amici e con Enrico Letta».

Lo farà, forse, con una lettera aperta. In questi giorni, Bersani non sente né D'Alema (che ieri è partito per gli Stati uniti), né Veltroni. I giovani turchi non vengono consultati, interrotti i contatti tra Vasco Errani e Renzi per ovvi motivi, resta il filo diretto con Franceschini. I capigruppo Zanda e Speranza fanno il possibile per compattare l'esercito di 400 parlamentari, ma la missione è tutt'altro che semplice.

Il confronto con Mario Monti però è stato un toccasana. Bersani ha incassato il via libera incondizionato del premier. «Ormai con Scelta civica siamo una cooperativa », ha annunciato ai suoi fedelissimi tornando a Largo del Nazareno. Sui voti dei montiani al Senato, si può contare. Non ci saranno rilanci sulle larghe intese. Anche Monti seguirà lo schema del doppio binario. È un tassello che va al suo posto. Ma non basta.

 

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