RUBA PURE, EVADI IL FISCO, MA GUAI SE SCRIVI UNA BATTUTA SU NAPOLITANO IN RETE!

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Antonio Salvati per "La Stampa"

Il reato ipotizzato è quello di «offesa all'onore e al prestigio del Presidente della Repubblica». Gli indagati ci sono (22 in totale), frutto di un anno di lavoro della Polizia Postale. Eppure Gianfranco Izzo, procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore (in provincia di Salerno), che nel maggio dell'anno scorso aveva aperto un'indagine dopo i post apparsi sul blog di Beppe Grillo e su altri siti inneggianti il presidente del «MoVimento 5 Stelle», mastica amaro:

«L'iscrizione - ha sottolineato il procuratore di Nocera Inferiore - è stata fatta quale atto dovuto. Dopo aver incaricato la Polizia Postale, che ha svolto meticolose indagini, ho trasmesso gli atti al Ministero della Giustizia richiedendo la prescritta autorizzazione a procedere. Fino a questo momento - ha concluso - a distanza di quasi un anno dall'avvio delle indagini, non ho ricevuto in merito alcuna comunicazione».

Inchiesta ferma, dunque, in attesa dell'autorizzazione prevista. Un'indagine nata in seguito a una dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rilasciata l'8 maggio scorso, a margine di un convegno sull'unità d'Italia, poco dopo l'affermazione del movimento dei grillini nella prima tornata elettorale delle elezioni comunali. «Di boom ricordo solo quello degli anni Sessanta in Italia - aveva spiegato Napolitano rispondendo a una domanda dei cronisti - altri boom non ne vedo».

Una battuta che aveva scatenato la reazione ironica di Grillo con il post dal titolo «Boom boom Napolitano», dove il comico genovese intuiva il successo alle recenti politiche ma falliva la previsione sul futuro Capo dello Stato («tra un anno ti riposi» l'augurio a Napolitano).

Ma è ciò che generò quel post ad attirare l'attenzione della magistratura: oltre 2500 commenti e 15 mila condivisioni dove sarebbero state individuate le invettive e le offese al Presidente della Repubblica. Diversi mesi di indagini, con riscontri anche attraverso server internazionali, sono serviti agli inquirenti per redigere l'elenco dei 22 internauti autori dei commenti «incriminati». Una certosina ricerca di tutti gli indirizzi Ip (la traccia che ogni computer lascia sulla Rete) per risalire a chi, quel giorno, aveva consegnato al web il suo pensiero.

Si tratta di una lista «varia» sia dal punto di vista geografico, Roma, Genova, Catania, Taranto, Terracina (nel Basso Lazio), Ascoli e Casal di Principe (nel Casertano), sia da quello della tipologia di commentatori del web. Ci sarebbe, ad esempio, anche un dipendente pubblico che avrebbe postato il suo commento durante l'orario di lavoro. Il nome di Beppe Grillo, come conferma il procuratore Gianfranco Izzo, non è fra gli indagati.

 

GIORGIO NAPOLITANO Giorgio Napolitano GRILLO A ROMAGiorgio Napolitano GRILLO Beppe Grillo