DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Francesco Semprini per “la Stampa”
Atrofizzare i canali finanziari di sostegno all' apparato di regime, e innescare un'implosione indotta della leadership iraniana favorendo un colpo di Stato morbido a Teheran. L' uscita dall' accordo sul nucleare iraniano e il ripristino delle sanzioni sono solo la prima mossa con la quale l' amministrazione americana punta allo «scacco matto» nella madre di tutte le partite sullo scacchiere internazionale, quella con la Repubblica islamica.
La conferma giunge dal piano passato di mano tra i consiglieri della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, un compendio in tre pagine su come «rovesciare il regime» senza guerra.
CRISI INTERNA
Ovvero favorire un processo di democratizzazione del Paese attraverso una spaccatura indotta tra popolo e leadership. Un piano messo a punto da Security Studies Group (Ssg), osservatorio dai noti legami con la Casa Bianca e in particolare con John Bolton, lo zar della sicurezza nazionale di Trump.
Il piano sembra avere chiara l'impronta del falco neocon, fervente sostenitore della linea interventista nei confronti di Teheran, da lui considerato primo sponsor del terrorismo, già durante la sua reggenza come ambasciatore alle Nazioni Unite per l' amministrazione di George W. Bush.
I MUJAHEDDIN
Così come sono noti i suoi legami con Mojahedin-e Khalq (Mek), i mujaheddin dell' Iran, organizzazione di esuli che punta al rovesciamento della teocrazia Ayatollah. Il movimento armato, nato nel 1965 in opposizione allo Shah Reza Pahlavi, è però esso stesso macchiato di crimini terroristici: è considerato responsabile dell' omicidio di sei cittadini americani e di attentati a società Usa che operavano in Iran prima della rivoluzione khomeinista del 1979.
Era stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche nel 1997 dal dipartimento di Stato, per poi essere abilitato del 2012. La convinzione di Washington è che, per fermare l'azione di Teheran attraverso le sue procure nella regione, l'America deve essere pronta a mettere in atto un' azione «neutralizzante».
Specie nel caso l'Iran lanciasse un attacco su larga scala contro Israele, forze Usa o alleati arabi, si rimettesse al lavoro sulla bomba atomica come minacciato.
«Questo non consisterebbe in un'invasione o in una lunga e costosa occupazione», spiega Jim Hanson, direttore di Ssg. Si punta piuttosto al golpe morbido.
DEBOLEZZA ECONOMICA
«Il popolo iraniano è in condizioni economiche sempre più drammatiche, mentre il regime esporta la ricchezza per soddisfare le sue mire espansionistiche, provocando sollevazioni in tutto il Paese», spiega il dossier Ssg. Il quale fa riferimento anche al comando Irgc, l' entità considerata dagli Usa la cabina di regia di gran parte delle attività economiche iraniane con una forte influenza nella politica del Paese. A gestirla è Al Quds, forza di élite della Guardia Rivoluzionaria di Teheran. A loro fanno capo sei individui e tre entità (società di facciata e trader di valuta), colpiti da sanzioni varate dal Tesoro Usa con l' accusa di sostenere il terrorismo veicolando valigette di biglietti verdi verso le cellule operative negli Emirati arabi uniti.
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