DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandro Ferrucci, Malcom Pagani e Valeria Pacelli per "il Fatto Quotidiano"
Ieri c'erano gli spalloni. Oggi le transazioni bancarie. Tra la Svizzera degli anni '70 e l'Italia dei nostri giorni, passa la storia minima della politica contemporanea.
I quasi quattro milioni di euro che la Fondazione An prestò al Pdl il 23 marzo del 2010 tornarono quasi sei mesi dopo dall'estero. Aveva il Pdl un conto corrente oltrefrontiera in Svizzera, Liechtenstein o Montecarlo? Sulla vicenda dei 26 milioni di euro scomparsi in due anni (2009-11) dalle casse dell'associazione Alleanza Nazionale irrompe un'ombra straniera. Uno strano bonifico datato sei agosto 2010.
Tremilionisettecentocinquantamila euro restituiti dal Pdl alla "Fondazione Alleanza Nazionale" a neanche sei mesi dal prestito della stessa cifra. Un altro mese di attesa per veder accreditata la cifra a inizio settembre. Un'operazione opaca che sulla ricevuta della Bnl appare come "bonifico estero" e come giustificazione ha una dicitura simile: "A seguito bonifico dall'estero" che fa pensare a una presunta triangolazione bancaria tra un'istituto europeo, il forziere italiano del Pdl (Il Montepaschi di Siena) e quello dell'ex An (la Bnl).
Il ritardo di trenta giorni tra l'ordine originario e l'accredito del pagamento dipendeva dalle difficoltà incontrate (la cifra era rilevante) nell'aggiramento della legge denominata curiosamente "Pds" sulla trasparenza bancaria del marzo dello stesso anno? O ancora, l'ordinante era un non residente in Italia che aveva utilizzato una piattaforma estera con un "conto euro non residenti"?
Domande che si susseguono, mentre dopo le reciproche denunce, lo stato di un'associazione nata sulle ceneri dell'ultimo congresso di An della primavera 2009 in cui il partito confluì nel Pdl, si sposta dal profilo civile a quello penale. Non solo a Roma, ma in tutta Italia. Non finirà qui anche se dietro i proclami, tra duellanti (finiani e filoberlusconiani) si cerca un accordo, forse tardivo, che non lasci entrambe le fazioni a mani vuote. Nel frattempo dall'immenso incartamento sull'ultimo biennio della fondazione emergono pagine ambigue.
L'inventario dei beni, ad esempio. Sessant'anni di tormentata storia repubblicana fatta di sezioni, palazzi e donazioni per ottenerne in tutto due, datate marzo 2009 e novembre 2011, che definire scarne è generoso. Due fogli non firmati né siglati da alcun legale rappresentante o soggetto legittimato in cui i beni dell'ex Msi constano in tre quote di società immobiliari, 4 unità abitative, un terreno a Monterotondo, due autovetture, una ventina di computer e qualche frigorifero.
Insipienza, mancata catalogazione o sparizione? E poi ancora, più in là dei soldi spesi in parcelle degli avvocati, stornati per spese a favore delle regionali del Pdl o per accontentare gli ex elementi della Federazione romana che erano arrivati a pignorare un appartamento di proprietà del sindaco di Roma Gianni Alemanno, una lista di creditori insoddisfatti. Personale dipendente che negli anni matura Tfr non saldati. Nel marzo 2009 sono in 43, per un totale di quasi 800.000 euro.
Due anni più tardi, nel novembre 2011 gli "insoddisfatti" sono diventati 23 e tra i loro nomi, a dimostrazione che le famiglie discutono, ma non si abbandonano mai, nomi che rimandano al passato. Abbatangelo Ione, figlia di Massimo, ad esempio. Un padre dal curriculum non comune. Veterano della dinamite, mazziere fascista, con 53 processi sulle spalle, qualche assoluzione (per la strage sul Rapido 904) e due anni trascorsi in cella. Sua figlia lavora con il partito che nel 2009 le deve 10.255 euro. Due anni dopo Ione ha quasi estinto il debito. Deve ottenerne poco meno di duemila.
Altra debitrice dell'associazione è Rachele Mussolini, nipote di Benito, 36 anni, figlia di Romano, quartogenito del capo di un Fascismo che non dimentica mai le sue radici. Nelle storie nere, c'è anche spazio per il rispetto della parola data da Almirante ai familiari di Francesco Cecchin, martire della destra, ucciso barbaramente nel â79 a 17 anni. Sua sorella Maria Carla lavora per An. Nel 2009 le devono 34 mila euro. Due anni dopo, nulla.
La Fondazione finanziava anche le cellule in vitro dei giovani pidiellini. Si legge infatti in una nota presentata in sede civile e allegata alla denuncia dell'avvocato e parlamentare Antonio Buonfiglio e della segretaria di Gianfranco Fini, Rita Marino, che "il 29 giugno 2009, il comitato dei garanti volle destinare imprecisati finanziamenti ad organizzazioni giovanili del Pdl (...) e al contempo, espresse una disponibilità di massima alla luce dei preventivi di spesa che sarebbero stati presentati con riferimento ad Atreju".
Una festa nazionale che ogni anno, tra uno scherzo e l'altro di Giorgia Meloni, a estate quasi tramontata, raggruppa giovani di destra e stato maggiore del Pdl. Tra denari mancanti e risse tra ex fratelli, non è più tempo di bottiglie stappate.
SILVIO BERLUSCONI ANGELINO ALFANO ROCCO CRIMI GIANNI ALEMANNO cam14 larussa finiRITA MARINO E GIANFRANCO FINIbonifico estero pdl an
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