AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO…
Emanuele Lauria per “la Repubblica”
Un intervento dell'Europa per far sì che gli Stati membri taglino le imposte sull'energia, con l'effetto di calmierare i prezzi. È la soluzione che l'ex ministro Giulio Tremonti, in corsa nelle liste di Fratelli d'Italia, antepone a quella di un tetto nazionale alle tariffe del gas. E anche a uno scostamento di bilancio che «con l'inflazione e la speculazione in netta ripresa sarebbe una misura molto rischiosa. C'è il pericolo di una recessione, con rilevanti conseguenze sociali e politiche ».
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Il governo, dice Tremonti, deve agire subito, prima del voto. Anche se il governo Draghi, dice, «non ha avvistato o voluto affrontare per tempo una crisi che si stava manifestando in tutta la sua gravità».
Lei parla di un "dramma" che si abbatte sull'Italia.
«Parlo di uno scenario che investe tutto l'Occidente. Alla crisi energetica si somma l'inflazione gravissima. In realtà, siamo davanti alla combinazione drammatica e pure prevedibile della fine della globalizzazione, che ha fra le conseguenze la guerra, e dello svanire dell'illusione finanziaria che ha dominato questo decennio. C'è il pericolo di una recessione, con rilevanti conseguenze sociali e politiche».
C'è chi, come Calenda, ritiene si debba sospendere la campagna elettorale.
«La proposta di per sé è responsabile, ma il problema non è solo questo: forse bisognerebbe chiedersi perché nei mesi passati, pur con le cause di crisi già presenti, sia stata nei fatti sospesa l'azione di governo».
Tassare gli extraprofitti delle imprese, non solo quelle energetiche, può contribuire ad alleviare la crisi?
«Guardi, è una misura che - estesa alle banche - fu presa già nel 2008, con la Robin Tax che fu dichiarata incostituzionale sette anni dopo, ma solo perché il suo carattere era passato da eccezionale a permanente.
Io credo che oggi serva un'azione europea comune, come quella contro la pandemia, che agisca non soltanto sugli extraprofitti delle imprese ma soprattutto sull'extragettito. In sostanza, bisogna scorporare dai costi le imposte di fabbricazione e l'Iva. È un'azione che si può fare subito. Prima ancora di parlare di tetto al prezzo del gas. Sotto il tetto, c'è una casa abitata da demoni».
Cosa intende?
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«Ci sono Paesi come l'Olanda che traggono grandi profitti da questa situazione. Bisogna agire anche lì. Partendo da un ragionamento che finora è mancato: ciò che sta accadendo è la combinazione fra l'azione demoniaca della Russia, la speculazione dei mercati e le convenienze degli Stati che sfruttano questo stato di cose, applicando imposte sull'energia come se nulla fosse, salvo parziali e successive restituzioni. Va cambiato questo modo di procedere. Ma non in modo unilaterale, bensì con un'azione forte dell'Europa».
Un eventuale governo di centrodestra, espressione di una coalizione già in disaccordo sulla flat tax , sarà in grado di affrontare questa emergenza?
«Guardi, la situazione attuale è la replica di quella del 2008. Oggi, finita la globalizzazione, il mondo è meno unito e la guerra ne è una conseguenza. Comunque, l'Italia guidata dal centrodestra nel triennio 2008-2011 ha costituito un modello apprezzato in Europa e dai mercati: per tre anni lo spread è stato bassissimo.
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Bankitalia, guidata allora da Draghi, nella sue considerazioni del maggio del 2011, scrisse che la gestione delle finanze pubbliche era stata prudente, e le correzioni necessarie inferiori a quelle degli altri Paesi europei. Ciò che accadde dopo, e che portò alla caduta del governo Berlusconi, fu il risultato di una fanatica politica di austerità, della speculazione e dell'azione di alcuni protagonisti attivi che hanno fatta carriera con la secolare tendenza alla chiamata dello straniero».
Dicevamo: flat tax e coperture.
«La proposta contenuta nel programma del centrodestra è molto prudente. Credo si arriverà a una tassa incrementale, sull'aumento dei redditi».
Sta dividendo il centrodestra il no del sindaco di Fdi alla costruzione del rigassificatore. Che ne pensa?
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«Queste opere strategiche per il Paese andrebbero decise a livello nazionale, superando i veti dei territori. Purtroppo la riforma del titolo V della Costituzione, votata dal centrosinistra nel 2001, stabilì che anche le infrastrutture di interesse nazionale sono di competenza locale. Un grave limite».
Salvini giudica le sanzioni alla Russia sostanzialmente inutili, segnalando che l'avanzo commerciale di Mosca è aumentato di 70 miliardi negli ultimi mesi.
«Le sanzioni, una volta irrogate, vanno applicate. Il paradosso è che sanzioniamo un Paese da cui ci divide una guerra, ma con il quale abbiamo rapporti economici che generano la dipendenza sull'energia».
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Il possibile ritorno in Parlamento coinciderà con un suo ritorno al governo?
«Io mi occupo di idee, propongo scenari. E mantengo ottimi rapporti internazionali. Non mi chieda altro. Ho letto da qualche parte sul web che sarei fuori da tutto: tendo a rallegrarmene»
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