salvini berlusconi meloni

SALVINI VUOLE PAPPARSI FORZA ITALIA - UBRIACO DI SONDAGGI: IL CARROCCIO IN CONTINUA ASCESA, AL 27,5% CONTRO IL 17,4 DELLE ELEZIONI DEL 4 MARZO MENTRE FORZA ITALIA SAREBBE SCESA DAL 14 ALL’8 E I 5STELLE DAL 32,7 AL 29,5 -  BERLUSCONI CON I SUOI AVREBBE PARAGONATO SALVINI A FINI E ALFANO. "SAPPIAMO CHE FINE HA FATTO CHI SI È ALLONTANATO..."  - UNA CORSA IN SOLITARIA DI SALVINI ALLE POLITICHE RISCHIEREBBE DI FAR CROLLARE TUTTO

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1. IL SOGNO DELL'OPA SU BERLUSCONI

Sabrina Cottone per “il Giornale”

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Camicia bianca sbottonata, viso abbronzato dalle lampade di Pomeriggio Cinque, Matteo Salvini è ormai un habitué dei tetti della Capitale. Tra terrazze e comignoli, luogo privilegiato delle sue esternazioni politiche, ha velenosamente ribattezzato Carlo Cottarelli «Mr 18mila euro di pensione» e insistito nella battaglia con il capo dello Stato, Sergio Mattarella.

 

Il leader della Lega ha annunciato che non sarà al Quirinale ai festeggiamenti della Repubblica per il 2 giugno, ma in piazza, a raccogliere firme per l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Oltre al danno, la beffa di voler annientare per via istituzionale l’uomo del Colle.

 

Un’ulteriore sfida politica alle prerogative di Mattarella, che si è opposto alla nomina a ministro dell’economista sardo, è arrivata in serata a diMartedì, su la7: «Se tornassimo a votare, io chiederei al professor Savona di rimettersi a disposizione».

 

Nella Capitale Salvini è rimasto ottimamente, anche perché per la prima volta nella storia della Lega non più Nord, il consiglio federale si è tenuto a Roma. Ancora prima, alla Camera, nella sala della Regina, aveva riunito deputati e senatori per spiegare loro che le regole delle alleanze intende dettarle lui, chiunque siano gli interlocutori dei «due forni» e cioè i sedotti e abbandonati alleati del centrodestra o i tramortiti cinquestelle, che hanno già potuto sperimentare le mosse da Velociraptor del leader leghista.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

I suoi parlamentari hanno in mano i sondaggi Swg che danno il Carroccio in continua ascesa, al 27,5 per cento contro il 17,4 delle elezioni del 4 marzo mentre Forza Italia sarebbe scesa dal 14 all’8 e i 5Stelle dal 32,7 al 29,5 per cento.

 

È per questo che Salvini vorrebbe agire adesso per concludere l’operazione avviata da tempo per inglobare Forza Italia. Ai suoi ha rivelato quello che sarebbe il suo piano per «ridefinire il centro destra» rispetto a pochi mesi fa. Nella sua mente e nei suoi progetti, i rapporti di forza con Silvio Berlusconi si sarebbero totalmente ribaltati e adesso lui sarebbe nelle condizioni di proporre un partito unico del centrodestra.

 

La speranza, neanche tanto recondita, è che il Cav non accetti di essere fagocitato da colui che un tempo era il giovane alleato con il quale, per altro, il rapporto di fiducia non è mai stato pieno. A questo punto, forte del «no», il segretario della Lega potrebbe anche sperare di conquistare l’elettorato azzurro confuso da un rifiuto che Salvini potrebbe vendere come «un tradimento» della storica alleanza. La parola «tradimento» è tornata più volte sulle labbra di Salvini, anche se - raccontano dalle riunioni - in questo momento la sua strategia è soprattutto ribaltare sugli esponenti di Forza Italia la responsabilità di voler rompere.

 

salvini giorgetti

«Mi accusano di essere un traditore» la lamentela destinata a far breccia in un elettorato, quello di centrodestra, che ha sempre dato prova di detestare scontri interni e incomprensioni. Il segretario della Lega ha fatto nomi e cognomi dei suoi avversari, una lunga lista di esponenti del partito di Berlusconi dei quali non ha gradito le dichiarazioni.

 

Se l’è presa con «giornalisti prezzolati» e testate come Tg1 e Tg5. Una specie di lista di proscrizione della quale fanno parte i massimi vertici parlamentari azzurri e chi si sarebbe espresso in modo ritenuto poco riguardoso. «Gli italiani vogliono qualcuno che comanda, nel senso buono del termine» ha sentenziato dai tetti romani. Dubbi su chi sia quel qualcuno, lui di sicuro non ne ha.

 

2. "NO ELEZIONI, ANDIAMO AL GOVERNO CON M5S”

Andrea Carugati per la Stampa

 

Una giornata convulsa quella passata dal leader leghista Matteo Salvini. Che a metà pomeriggio annulla un appuntamento fuori Roma per chiudersi in una stanza con Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti. Sul tavolo c' è l' ipotesi di ripartire col governo gialloverde, affondato domenica scorsa sul nome di Paolo Savona. «Se voi non mollate io non mollo e noi al governo del Paese ci andiamo», urla dal palco di un comizio a Siena in serata.L' incarico potrebbe andare a uno dei due big della Lega: il recalcitrante Giorgetti (che sancirebbe la pace col Quirinale) o lo stesso Salvini.

luigi di maio matteo salvini 2

 

La giornata in casa Lega passa dunque dalla tregua con il Colle, resa plastica dal passo indietro di Di Maio subito dopo il summit con Salvini. Le elezioni subito non scaldano il cuore del leader leghista: «Non vorrei rompere le scatole agli italiani almeno nel mese di agosto...». Non solo per una questione di alte temperature. Il fatto è che lo schema con cui correre alle urne ancora non c' è.

 

Da un lato Salvini- nonostante il gelo di queste ore - considera rischiosa una rottura del centrodestra. Dall' altro- forte dei sondaggi- inizia a immaginare una corsa in solitaria nei collegi uninominali, magari con qualche forma di desistenza con il M5S che al Nord non hanno grandi possibilità di ottenere seggi nel maggioritario. E con una mini alleanza solo con Fratelli d' Italia di Giorgia Meloni.

 

luigi di maio matteo salvini

Due schemi che per ora vengono tenuti sal tavolo, tenendo conto che nei gazebo del 19 e 20 maggio «la nostra base ha espresso un gradimento altissimo sul contratto di governo con il Movimento», spiega un deputato. «E quel programma è molto più serio dei 10 punti concordati con Forza Italia prima del 4 marzo».

 

Salvini non perde occasione per definire «seri e affidabili» i grillini. Verso Forza Italia invece l' umore dei parlamentari è nero. Nella riunione di ieri mattina più di uno ha manifestato rabbia per i toni usati dai big di Forza Italia negli ultimi giorni. Salvini avrebbe compilato anche una black list dei forzisti più ostili.

 

Per questa ragione ieri Berlusconi a palazzo Grazioli ha stoppato chi, tra i suoi, gli chiedeva di prendere le distanze dalla Lega, di «rispondere alle provocazioni». «Stiamo immobili, non dobbiamo offrire nessun alibi a chi vuole rompere il centrodestra», la linea dell' ex Cavaliere, che pure con i suoi avrebbe paragonato Salvini a Fini e Alfano. «Sappiamo che fine ha fatto chi si è allontanato...».

 

GELMINI - BERLUSCONI - BERNINI

Berlusconi non si fida, e del resto il leghista ha intenzione di fare una campagna elettorale a muso duro contro l' euro, gli euroburocrati e i poteri finanziari che «ci hanno impedito di governare». Una impostazione su cui, come spiega la capogruppo di Fi alla Camera Mariastella Gelmini, «per noi sarebbe difficile seguirlo». Ma l' idea di un asse europeista col Pd non decolla: «Sarebbe la nostra fine». La linea, come spiega Anna Maria Bernini, è puntare al voto con la vecchia coalizione. «Vedremo nelle prossime settimane», taglia corto Salvini.

 

Fino alle amministrative del 10 giugno la situazione pare destinata a restare ferma. Si vota in centinaia di comuni, tra cui Brescia, Treviso, Vicenza, Udine, Imperia, Sondrio. Il centrodestra si presenta unito, e nessuno vuole compromettere una vittoria assai probabile.

 

TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO

La tensione tra gli alleati è palpabile. E il rischio di una rottura viene preso sul serio anche da uno come Giovanni Toti, il più leghista dentro Forza Italia: «Credo che un' alleanza organica tra Lega e M5S sarebbe qualcosa di poco comprensibile agli elettori perché i programmi sono molto diversi». A spingere per l' unità c' è la regione Lombardia, culla del forzaleghismo e fresca di urne con una vittoria straripante del centrodestra.

 

Una corsa in solitaria di Salvini alle politiche rischierebbe di far crollare tutto e di scuotere anche il Veneto. Tanto che il governatore Luca Zaia afferra l' estintore: «Nessuna tensione con Fi, da noi votiamo sempre all' unanimità...».