
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Doveva essere una visita dal taglio esclusivamente internazionale, in testa Libia e crisi Ucraina, e invece si è trasformata anche in qualcos’altro, in quello che forse Matteo Renzi cercava di più: un giro di orizzonte sulle relazioni bilaterali incentrato sullo scambio commerciale fra Roma e Mosca, che continua a soffrire, come accade per altri Paesi europei.
I media russi lo hanno immediatamente notato: «Il premier italiano rompe l’isolamento internazionale di Vladimir Putin», titolava ieri pomeriggio in modo trionfalistico l’edizione online dell’autorevole quotidiano economico Vedomosti . Aggiungeva subito dopo: «Nella lotta con Washington per l’Europa, Mosca continua a cercare alleati nell’Unione Europea». Forse definire Renzi un alleato di Putin è troppo, ma il viaggio che il presidente del Consiglio si è ritagliato in due giorni, prima a Kiev e poi al Cremlino, ha sicuramente marcato in modo deciso gli interessi diplomatici del nostro Paese.
Interessi che al momento appaiono solo sino a un certo punto convergenti con quelli degli altri membri del G7. Prima di arrivare a Mosca sul tavolo del premier sono arrivati gli ultimi dati, relativi allo scorso anno, sui traffici doganali russi: ebbene secondo l’istituto russo che raccoglie queste cifre le esportazioni americane in Russia, nel 2014, sono aumentate del 12%, grazie anche alla chiusura di una grande commessa di aerei civili, salendo da 16 a 18 miliardi di dollari.
Quelle italiane, come del resto quelle tedesche, sono invece scese di una percentuale pressoché identica. Quando si discute di sanzioni economiche contro Mosca ci si appella al principio del condividere i sacrifici economici, sharing the pain , dicono gli americani: ebbene ricordando il principio Renzi si è un tantino contrariato; è naturale che tutti, anche le aziende italiane, cercano di aggirare i tetti delle sanzioni per continuare a fare affari, alcuni beni e merci che sono militari vengono omologati come civili per concludere i contratti, ma che siano addirittura gli americani quelli che registrano un progresso corposo nelle relazioni economiche fa storcere il naso dalle parti di Palazzo Chigi.
Resta il fatto che ieri sia Putin che Renzi, fra una garanzia sugli accordi di Minsk offerta dal primo e una richiesta di aiuto sulla Libia richiesta dal secondo, discutevano in modo approfondito, e davanti ai cronisti, proprio di relazioni commerciali da intensificare, nonostante tutto.
Insomma mentre Barack Obama minaccia un allungamento delle sanzioni economiche e Angela Merkel un inasprimento, Renzi appare andare in direzione opposta, adottando un taglio più pragmatico: «C’è uno spazio di collaborazione che prosegue il suo corso pur in un contesto di difficoltà legato alle sanzioni europee e alle contro-sanzioni russe, che costituiscono naturalmente in entrambe le direzioni un problema», ha detto al termine del pranzo con il ministro Lavrov e con il presidente Putin, prima di lasciare il Cremlino e tornare in Italia.
no filters putin sculaccia obama
Del resto proprio il livello delle esportazioni italiane in Russia è di non molto inferiore a quello delle aziende americane, quando di solito i volumi dei due Paesi hanno multipli ben diversi: insomma Renzi si è curato sino ad un certo punto delle cautele che esprimono in questo momento le diverse cancellerie, ha ricordato che Putin verrà in Italia il 10 giugno per la giornata dedicata alla Russia in seno all’Expo e in sostanza auspicato che si torni presto, il più presto possibile, a relazioni commerciali normali. In ossequio ad un partenariato strategico che Roma ha intenzione di difendere il più possibile .
INCONTRO TRA PUTIN E OBAMA DURANTE IL G
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