GOVERNINO LETTA IN BILICO - IL PD SCARICA ALFANO: O SAPEVA (COMPLICE) O DORMIVA (FESSO), SI DEVE DIMETTERE

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Fabio Martini per LaStampa.it

C'è un fantasma che si aggira attorno a Palazzo Chigi, un fantasma che si chiama responsabilità oggettiva. Quella che, pur in assenza di colpe dirette e personali, indusse Vito Lattanzio a dimettersi nel 1977 da ministro della Difesa, alcune settimane dopo la fuga dell'ex colonnello delle Ss Herbert Kappler dall'ospedale militare del Celio.

E anche se la responsabilità oggettiva è fuori da ogni ordinamento penale, quel concetto è tornato ad aleggiare nelle chiacchierate sulla «questione kazaka» che hanno visto protagonista il leader del Pd Guglielmo Epifani, in una triangolazione a distanza col presidente del Consiglio Enrico Letta e col ministro per i Rapporti col Parlamento Dario Franceschini.

La novità - la grossa novità - è il cambio di passo del Pd: Epifani ha spiegato a Letta e Franceschini che «su una vicenda come questa non possiamo far finta di nulla, non possiamo accontentarci, non ci possono essere zone d'ombra, vogliamo chiarezza sui responsabili».

Certo, nell'approccio - sia pure a livello informale - di un personaggio di cultura garantista come Epifani non è ravvisabile una caccia all'uomo, la richiesta esplicita ed ultimativa della «testa» di Angelino Alfano, a prescindere da quel sarà scritto nella Relazione alla quale sta lavorando il capo della Polizia. Ma è come se sulla plancia di comando del Pd fosse girato il vento dopo la mezza giornata di pausa parlamentare «concessa» al Pdl e che tanti contraccolpi ha provocato in una parte dell'opinione pubblica di sinistra: «Non siamo più disposti ad immolarci a tutti i costi», ha confidato Epifani.

Ecco il punto: il segretario del Pd ha spiegato ai suoi interlocutori che oramai c'è un problema di tenuta politica per il Pd: «Su una vicenda così complessa e che vede in gioco i diritti di una moglie e di una bambina e sulla quale non venisse fatta piena chiarezza, il Pd non è disposto a reggere». Fino al punto di chiedere la testa del ministro dell'Interno, laddove si ravvisasse una evidente responsabilità oggettiva? Su questo, non conoscendo cosa è scritto nella relazione di Pansa, il leader del Pd non ha fatto richieste lapidarie, ma si è fatto capire: «In merito alle responsabilità non ci possono essere tabù o aggiustamenti».

Come dire: se non si fa chiarezza, anche la posizione di Alfano è in discussione. Ecco perché, dopo aver sentito Epifani, il presidente del Consiglio si è vieppiù convinto sull'operazione trasparenza, anche a costo di una decapitazione ai vertici della polizia. Ecco perché, con la stessa logica di conquistare «scalpi» simbolici, il presidente del Consiglio ha chiesto a Roberto Maroni la testa (senza poi ottenerla) di Roberto Calderoli.

Ma l'operazione più delicata è la «purga» che riguarda il Viminale. Operazione destinata a garantire il «posto» ad Alfano, ma - salvo sorprese - anche ad indebolirne l'autorità all'interno governo. Ecco perché un ministro estraneo alla vicenda kazaka, ieri sera commentava: «Purtroppo è iniziato il logoramento del governo». Angelino Alfano non è un ministro qualunque: è entrato nell'Esecutivo nella sua qualità di vice-Berlusconi e dunque come garante politico del Pdl.

Spiega l'ex presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto: «Alfano sta svolgendo un ruolo fondamentale sia in merito alla tenuta di questo Governo, sia per quello che riguarda l'equilibrio del Pdl: è una figura centrale, per cui capisco che se riuscissero a far saltare lui si metterebbero in crisi contemporaneamente varie cose».

Naturalmente questo Epifani lo sa e lo sa ancor di più Enrico Letta, che nei primi giorni del governo ha trovato nell'amico Angelino un interlocutore costante e prezioso. Potrebbe reggere il governo ad un dimissionamento di Alfano? «Mi sembra ovvio che non si va avanti», sostiene il presidente dei deputati del Pdl, Renato Brunetta, che però aggiunge: «Normalmente le mozioni di sfiducia individuali rafforzano chi le subisce ed il governo e finiscono per indebolire chi le presenta».

Possibile che anche stavolta finisca così? La mozione di sfiducia nei confronti del ministro Alfano è stata presentata da Sel e Cinque Stelle, ma a decidere la sorte del ministro dell'Interno sarà il Pd. In altre parole: vale la pena aprire una crisi di governo sulla vicenda kazaka? E soprattutto: si può immaginare un'operazione chirurgica, in altre parole un «rimpasto», fuori Alfano e governo intatto?

Ieri sera, nel «formicaio impazzito» del Palazzo aveva preso a circolare una voce: davanti ad una difesa impossibile, Berlusconi sarebbe pronto a «mollare» il suo Angelino, dandolo in pasto ai suoi «falchi». Una delle tante voci incontrollabili, che contribuiscono a rendere ancora più nervosa l'attesa in vista della relazione del capo della polizia.

 

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