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SCHIAFFO A TRUMP! FRONDA REPUBBLICANA SULLE MODIFICHE ALL’OBAMACARE: MANCANO I VOTI E IL PRESIDENTE USA E’ COSTRETTO ALLA RITIRATA SULLA CONTRORIFORMA DELLA SANITÀ – I DEMOCRATICI ESULTANO, “THE DONALD”: L’OBAMACARE ESPLODERÀ, ORA ANDIAMO AVANTI CON IL TAGLIO DELLE TASSE"

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Francesco Semprini per la STampa

 

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Donald Trump è costretto alla ritirata strategica sul terreno minato della riforma sanitaria, dopo la controffensiva di moderati e falchi conservatori. Dieci ore al cardiopalmo combattute a suon di staffette tra Capitol Hill e Casa Bianca, e terminate col ritiro del disegno di legge alla Camera.

 

Una battuta d' arresto su uno dei pilastri della dottrina Trump, la controriforma che dovrebbe sostituire l' Obamacare e che costringe il presidente a una revisione della sua agenda programmatica.

 

L' inquilino della Casa Bianca è rimasto ostaggio dei suoi stessi colleghi di partito, divisi tra chi, come i falchi pro-life di House Freedom Caucus, chiedevano una riforma più aggressiva e i moderati che invece vogliono mantenere, seppur ridimensionate, talune tutele sociali introdotte nell' Affordable Care Act di Obama. La giornata nera del «Trumpcare» ha avuto inizio con l' ultimatum dell' inquilino della Casa Bianca: «O si vota oggi o vi tenete l' Obamacare».

 

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Sia Trump che lo speaker Paul Ryan erano forse convinti di aver trovato la chiave di volta per traghettare i 29 «ribelli» verso il sì, e incassare il quorum dei 216 voti previsto alla Camera. Certezze che tuttavia si sono andate erodendo nel corso della mattinata, animata dalle staffette dei negoziatori tra Capitol Hill e il 1600 di Pennsylvania Avenue, alla ricerca dell' intesa finale. L' ultima è stata quella di Paul Ryan, che ha lasciato in tutta fretta il Congresso per informare Trump sul peggiore degli scenari: «Non ci sono i voti per il passaggio».

 

I SERVIZI SEGRETI PROTEGGONO TRUMPI SERVIZI SEGRETI PROTEGGONO TRUMP

Sembra arrivare un primo annuncio di rinvio del voto, mentre gli emissari di Trump e i defezionisti del Grand Old Party discutono su ogni singola postilla. Ad illudere è di nuovo la Casa Bianca quando conferma che il voto ci sarà alle 15,30 (le 20,30 in Italia). «Siamo sempre più vicini» ad ottenere i sì necessari, dice il portavoce Sean Spicer. I toni si fanno però più cauti dopo mezz' ora: «Non si può costringere la gente a votare, non è una dittatura». Ma è quando afferma che un ko del Trumpcare non avrà ricadute sulla riforma fiscale, perché «le due riforme non possono essere legate», che si teme il peggio. È il segnale che la Casa Bianca ha percepito l' idiosincrasia tra l' agenda politica di Trump, «prima sanità e poi tasse» e quella pragmatica del Gop «prima le tasse e poi la controriforma».

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Ne prendono atto tutti e dopo un ultimo giro di consultazioni tra Ryan, Trump e gli emissari al Congresso arriva l' annuncio: «Non abbiamo i numeri». La scelta è obbligata secondo Ryan, che suggerisce con vigore a Trump di ritirare il provvedimento. Il naufragio è figlio della mancata composizione tra opposti schieramenti repubblicani, «rimasti arroccati sulle rispettive posizioni, come i tempi di uscita dal Medicaid, l' assistenza sanitaria per i meno abbienti, per coloro che secondo la nuova legge non sono più meritevoli di copertura gratuita», spiega Andrea Montanino, esperto di Atlantic Council. C' è chi ritiene Ryan stesso, che si era fatto garante del rapporto tra presidenza e Congresso, responsabile del fallimento.

 

Alcuni mettono in dubbio la solidità del capo di gabinetto Reince Priebus. È Trump però, mentre i democratici con Nancy Pelosi esultano, («gran giorno per il Paese») ad assicurare che ognuno rimarrà al suo posto: «Ora si vada avanti col taglio delle tasse». E dinanzi alla riottosità dei colleghi di partito opta per la tattica dell' aggiramento: «Quando l' Obamacare esploderà - chiosa - allora saranno i democratici ad aprire su un accordo».

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