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Flavio Haver per il "Corriere della Sera"
Adesso è ufficiale. L'ex ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola non si presenterà domani dai magistrati che lo avevano convocato con un «invito a comparire» per interrogarlo come indagato del reato di finanziamento illecito a un parlamentare per l'acquisto della casa romana con vista sul Colosseo.
Un appartamento per cui è stato pagato un milione e 700 mila euro alle vecchie proprietarie, 900 mila euro dei quali versati dall'imprenditore Diego Anemone, personaggio-chiave delle inchieste sulla «cricca» degli appalti per il G8 del 2009.
L'indagine è a forte rischio prescrizione (la vicenda si è snodata tra il 2004 e il 2006, l'accusa decade dopo sei anni) e, malgrado l'accelerazione impressa dai pm, è esiguo il margine per evitare che il fascicolo finisca in archivio.
Con un atto presentato ieri dal difensore Giorgio Perroni al procuratore aggiunto Alberto Caperna e ai sostituti Roberto Felici e Ilaria Calò il parlamentare del Pdl ha formalizzato la decisione di non voler rispondere alle domande. «Il mio assistito - ha sostenuto l'avvocato, illustrando i motivi del rifiuto di Scajola di presentarsi in Procura - ha il diritto di vedere gli atti, le reali parole e circostanze che lo chiamano in causa e poi valutare se rispondere ai pubblici ministeri.
Noi riteniamo, sulla base delle notizie lette sulla stampa, che alcuni testi non abbiano detto la verità in questa storia», ha aggiunto Perroni. Il caso ha portato alle dimissioni dall'incarico di governo di Scajola, che ha sempre sostenuto di non essere mai stato a conoscenza che una parte della spesa era stata sostenuta da Anemone. Scajola aveva annunciato di essere uscito dall'abitazione subito dopo aver dato le dimissioni e lo scorso 29 agosto ha puntualizzato di utilizzarla solo per dormire durante i soggiorni nella Capitale e di averla messa in vendita.
Nell'inchiesta è indagato anche Anemone, che però è intenzionato ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Sono già state sentite le sorelle Barbara e Beatrice Papa (ex proprietarie della casa), che hanno ribadito quello che avevano detto ai pm di Perugia (titolari delle verifiche prima del trasferimento per competenza degli atti a Roma): di aver ricevuto gli assegni dall'architetto Angelo Zampolini.
«Claudio Scajola non si presenterà ai pm ma a sua insaputa. Perché non ha ancora capito chi e perché gli ha pagato la casa», ha detto ironicamente il presidente del gruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi. Replica del presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto: «Troppo spesso l'Idv ricorre ai processi preventivi. Adesso addirittura usa l'ironia per minare un principio sancito, che è quello di potere scegliere la modalità con la quale difendersi all'interno di un processo».
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