DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
Primarie perché? Se (vista la materia, questo se occorre sottolinearlo e ripeterlo) la riforma del Porcellum di cui si discute in questi giorni al Senato dovesse veramente vedere la luce, non si capisce a che pro bisognerebbe chiamare i cittadini a scegliere il loro candidato premier.
La nuova legge, infatti, produrrebbe un sistema simil-proporzionale che, alle condizioni date, non consentirebbe a nessuno di vincere. Nemmeno a Pier Luigi Bersani, il cui partito risulta il primo in tutti i sondaggi. Impossibile per il Pd raggiungere la soglia necessaria per ottenere il premio di maggioranza, anche mettendo in piedi un'alleanza ingestibile che vada dall'Udc ai comunisti italiani di Oliviero Diliberto.
Già può apparire un'anomalia la pratica delle primarie in un Paese dove non c'è l'elezione diretta nè del capo dello Stato nè del Presidente del Consiglio, ma utilizzare questo strumento quando si ha un sistema elettorale che non consente ai cittadini di scegliere governo e premier appare quanto meno paradossale.
Se con la nuova legge, qualsiasi sia l'esito delle elezioni, i partiti saranno costretti a una piccola o grande coalizione da costruire a tavolino dopo il voto, potrebbe sembrare una presa in giro degli elettori convocarli per le primarie. Difficile dire, come pure fa qualcuno, sia a destra che a sinistra, che comunque con questo tipo di consultazioni si riavvicinano gli italiani alla politica. Semmai è vero il contrario: il cittadino si sentirebbe turlupinato a essere chiamato a esprimere un voto inutile.
Eppure, nel Pd come nel Pdl nessuno, o quasi, sembra nutrire dubbi di sorta. Le primarie si hanno da fare, quale che sia la legge elettorale che verrà . Il leader del Partito democratico Pier Luigi Bersani, che le vuole, sostiene che sono utili perché il candidato premier dell'alleanza o del partito vincente sarà poi il presidente del Consiglio anche di un eventuale governo di coalizione. Ma nessuno può assicurare che vada a finire veramente così e che le altre forze politiche si acconcino a fare da comprimarie del vincitore.
Il segretario del Pdl Angelino Alfano ne ha bisogno come il pane: le primarie gli servono per affrancarsi definitivamente da Silvio Berlusconi. Questa è una valida ragione. Per lui, non per il cittadino elettore che aspirerebbe a poter decidere almeno il proprio candidato premier, visto che da qualche anno in qua, grazie all'attuale sistema elettorale, gli è stata negata la possibilità di scegliere chi mandare in Parlamento. Non tutti hanno la libertà di Matteo Renzi, che, archiviando per un momento l'amato dialetto fiorentino e utilizzando il più efficace romanesco, afferma: «E allora "tenemose" il Porcellum».
Scherza, ma fino a un certo punto, il sindaco di Firenze. Lui però non ha un partito da dirigere e può consentirsi il lusso di dire certe cose. Gli altri possono solo pensarle.
Il vero rischio, comunque, è che si finisca per modificare la legge elettorale cambiando solo le norme che regolano il premio di maggioranza e lasciando invece le liste bloccate. Per il povero cittadino elettore sarebbe una doppia beffa. Potrebbe partecipare alle primarie per dare un voto - inutile - al candidato premier, ma non a quelle per scegliere chi mettere in lista, onde evitare di avere per l'ennesima volta un Parlamento di nominati.
primarie pdprimarie pdprimarie pdprimarie pdrenzi, vendola, bersanitabacci, puppato, renziVIGNETTA BENNY DA LIBERO BERLUSCONI E ALFANO SUL RING
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