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Massimo Gaggi per il Corriere della Sera
Anche Barack Obama, o forse il comitato «esterno» che lo sostiene, voleva il suo Joe: un eroe popolare da usare negli spot della campagna per azzannare alle caviglie l'avversario repubblicano Mitt Romney. Ma l'astuta manovra di marketing elettorale messa in atto dai sostenitori della Casa Bianca si è rivelata, nei fatti, un'operazione mal concepita ed eseguita in modo pasticciato: un «boomerang», per il presidente.
Quattro anni fa l'allora candidato democratico era stato colpito dai pugni dialettici di «Joe l'idraulico»: l'operaio che lo contestò durante un comizio e che, col suo modo di parlare colorito e diretto, divenne un efficace «testimonial» della campagna (comunque perdente) di John McCain. Adesso sui teleschermi di mezza America è spuntato un altro Joe, subito soprannominato «Joe il metallurgico»: l'operaio di un'acciaieria licenziato una decina d'anni fa dopo che l'azienda, rilevata dalla Bain Capital di Mitt Romney, era stata chiusa. Lui e la moglie Ilyona a quel punto persero l'assicurazione sanitaria. Lei fu colpita da un cancro e, impossibilitata a curarsi, morì.
Una storia drammatica. Presentata come un macigno che pesa sulla coscienza del candidato repubblicano, anche se poi l'industria dell'acciaio è stata smantellata in buona parte dell'Occidente. E la perdita delle cure mediche quando si perde il lavoro è una tragedia che l'America vive da sempre. Ma Romney è pur sempre il repubblicano ostile a una riforma di Obama che cerca di correggere questa situazione.
Lo spot messo in onda martedì, comunque, una sua efficacia ce l'ha: il 62enne Joe Soptic che racconta con voce mesta ed esitante la sua storia. La commozione per il calvario della moglie. I guai sono cominciati quando la stampa ha cominciato a fare le solite verifiche: la Cnn ha scoperto che Ilyona, che aveva un suo lavoro, non ha perso l'assicurazione quando il marito è stato licenziato, ma molto tempo dopo. Inoltre si è ammalata ed è morta cinque anni dopo la chiusura dell'acciaieria, mentre lo «spot» sembra suggerire una contemporaneità di eventi.
«Joe il metallurgico» ha poi taciuto sul fatto che sei mesi dopo il licenziamento ha trovato un altro lavoro altrettanto redditizio e che Ilyona si è ammalata ed è morta da sola perché lui, nel frattempo, si è risposato.
Uno vero scivolone. Stephanie Cutter e Jen Psaki, due dei portavoce della campagna di Obama, hanno cercato subito di limitare i danni con un perentorio: «Non sappiamo nulla di questa storia, noi non c'entriamo». Così facendo, però, i danni li hanno addirittura raddoppiati perché da una rapida verifica è venuto fuori che la stessa Cutter il 4 maggio aveva tenuto una «conference call» con un gruppo di cronisti durante la quale era stato mostrato anche il caso di Joe Soptic. Poi comparso pure in uno spot della campagna ufficiale di Obama.
Adesso gli uomini del presidente, imbarazzati, rispondono agli attacchi della destra dicendo di aver sentito parlare del caso, ma di non saper nulla dello «spot» creato e trasmesso da Priorities Usa, il super Pac dei fiancheggiatori democratici di Obama. Organismi che, come quelli che appoggiano Romney, nascono da una sentenza della Corte Suprema che li autorizza a spendere senza limiti per attaccare un esponente politico: basta che non abbiano legami organici col proprio partito. Ma Priorities Usa è guidata da Bill Burton, ex addetto stampa di Obama alla Casa Bianca. E nello spot trasmesso, Joe Soptic indossa la stessa camicia che aveva nelle immagini della campagna del presidente.
Un brutto incidente, ma i super Pac repubblicani fin qui sono stati ancor più spregiudicati. Tutta colpa di una sentenza dell'Alta Corte che ha praticamente fatto nascere dal nulla un'industria del fango e della collusione. Romney è stato il primo a usarla: i suoi «fiancheggiatori» (indipendenti ma coi quali un anno fa lui si è incontrato più di una volta) avevano cominciato già a fine 2011 massacrando il più pericoloso dei suoi avversari repubblicani, Newt Gingrich, presentato come uno sfasciafamiglie libertino e megalomane.
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