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L’ex Navy Seal Robert O'Neill ha rilasciato la sua prima intervista televisiva su “Fox News” per fornire i dettagli dello storico raid in cui ha ucciso Osama Bin Laden: «L’ho guardato dritto negli occhi. Era lì, a due passi da me, teneva la mano di sua moglie. Quella faccia l’avevo vista migliaia di volte e pensai “Lo abbiamo preso, la guerra è finita».
O'Neill ha tracciato la sua storia personale, da quando consegnava pizze a quando si è unito alla “Team Six”, affrontando un duro addestramento, fino all’ultima telefonata a suo padre e alla lettera scritta a sua moglie e ai suoi figli, convinto che sarebbe morto o sarebbe stato catturato nel rischioso blitz ordinato dal Presidente Obama il 2 maggio 2011. E’ orgoglioso di aver partecipato alla missione che ha messo fine al regno di terrore di Osama ma confessa: «Ancora mi chiedo se è la cosa migliore o la cosa peggiore che ho fatto. Ho compiuto un atto con cui dovrò fare i conti ogni giorno, per il resto della mia vita».
Quando fu convocato dagli ufficiali, nel 2011, si stava esercitando con il reparto a Miami. Le indicazioni erano vaghe e i militari pensarono di essere destinati alla Libia per catturare il dittatore Mu'ammar Gheddafi. L’obiettivo, invece, era molto più ambizioso. La squadra fu addestrata in una riproduzione del covo di Abbottabad. Il piano era di dividersi, attaccare contemporaneamente dal basso e dal tetto, mentre altri militari stazionavano per mantenere la sicurezza.
O'Neill era a capo di questo ultimo gruppo ma, quando apprese dalla CIA che Osama, con molta probabilità, si trovava all’ultimo piano, si offrì volontario per andare in prima fila. Racconta l’ex Seal: «Più ci esercitavamo, più capivamo che era una missione senza ritorno. Ma la prendevamo positivamente, era un buon modo di morire. Eravamo in guerra a causa di quell’uomo, dovevamo prenderlo».
Lui e il resto della “Brigata dei Martiri” scrissero lettere alle famiglie per dire addio. O'Neill augurò ai figli tanta felicità e si scusò perché non avrebbe potuto vederli crescere né essere presente nelle loro vite. La prima cosa che fece quando tornò a casa sano e salvo, fu stracciare quelle parole. L’ultima cosa che fece prima di salire sull’elicottero in Pakistan fu chiamare suo padre. Non gli disse granché, solo che era stato bello conoscerlo. Quando il padre venne a sapere del raid dai notiziari, capì che suo figlio era coinvolto. Prima di andare in missione, sulla pista, la brigata fu salutata con un lungo abbraccio dagli ufficiali e dai commilitoni.
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