DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1. MES: SALVINI, 'DECIDERA IL PARLAMENTO'
(ANSA) - "Sul Mes decide il Parlamento. Se arriverà la discussione in Parlamento, lì si voterà. Quella del ministero dell'Economia è un'opinione tecnica. Tecnicamente uno può fare i conti per quello che è il bilancio pubblico poi politicamente tutto il centrodestra, dalla Meloni al sottoscritto, ha sempre ritenuto che in questo momento il Mes non è uno strumento utile per il paese".
Così il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a margine dei cantieri della metro C a Roma. "Ieri ero a pranzo con Giorgetti - ha detto ancora - Abbiamo parlato di questo è di tanto altro e siamo in perfetta sintonia".
Salvini ha spiegato che quella del capo di gabinetto del Mef è "una risposta tecnica. Giorgetti è un politico, come lo sono io e se arriverà in Parlamento lo voteremo in modo politico.
Io in questo momento preferisco che il debito pubblico italiano sia in mano agli italiani e i Btp che hanno raccolto 18 miliardi di investimenti di piccoli risparmiatori italiani sono la via del futuro. Io preferisco che il debito pubblico del mio paese con cui faccio le metropolitane sia in mano ai risparmiatori italiani e non in mano a soggetti esteri che poi possono decidere cosa fare. Quindi - ha concluso Salvini - quella è la risposta tecnica, quando arriverà e se arriverà il voto in Parlamento la Lega voterà come ha sempre dichiarato".
2. MES: GUBITOSA, IL M5S NON VOTERÀ A FAVORE ALLA RATIFICA
GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI
(ANSA) - "Noi siamo contrari allo strumento del Mes perché ha delle condizionalità che distruggono i Paesi. Sicuramente non voteremo favorevole": lo ha detto Michele Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, intervenendo ad Agorà su Raitre.
3. IL MES, OPPORTUNITÀ PER L’OPPOSIZIONE
Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
[…] ieri è accaduto un episodio più interessante della bocciatura di qualche emendamento in commissione. Si è manifestata una contraddizione sul fatidico Mes, il fondo cosiddetto salva-Stati, tra il ministero dell’Economia e la linea di Palazzo Chigi.
Il ministero considera priva di rischi tecnici l’adesione. Invece la presidenza del Consiglio resta, come è noto, ufficialmente contraria alla ratifica. Il contrasto rivela una crescente pressione affinché anche l’Italia dica “sì”, abbandonando la trincea di unico paese riluttante dell’Unione.
matteo salvini claudio borghi foto di bacco
Quali siano le ragioni del rifiuto è un tema su cui si è molto discusso. E probabilmente non esiste solo una ragione, semmai è un cocktail di motivi avversi. A destra ci sarà chi pensa di usare la ratifica come moneta di scambio per ottenere in sede europea qualche risultato in materia di controllo dell’immigrazione. Oppure, più semplicemente, l’avversione al Mes viene tenuta in vita come pegno verso la base elettorale più tradizionale.
Quella che si aspettava, dopo il 25 settembre ’22, una Giorgia Meloni sovranista e nemica dell’Unione come lo era stata qualche tempo prima delle elezioni. Invece sullo schermo si è visto un altro film: una premier che un passo dopo l’altro ha abbandonato le posizioni più rozze e si è avvicinata alla linea classica, interpretata da ultimo da Mario Draghi.
Quindi affermare ancora, e non sappiamo per quanto tempo, “no al Mes” significa rassicurare una parte dell’elettorato di destra sconcertato e sospettoso verso il “moderatismo” governativo. Giorgia Meloni vuole costruire il partito conservatore, ma lungo la strada non intende perdere gli spicchi del vecchio elettorato oltranzista. […] la diffidenza verso il fondo salva-Stati è un’assicurazione per gli euroscettici presenti in Fratelli d’Italia non meno che tra i leghisti di Salvini. Forse è questo il terreno su cui il Pd potrebbe organizzarsi per un’opposizione più convincente. Certo più dell’ “estate militante” promessa da Elly Schlein.
O dei festeggiamenti per un inciampo parlamentare simile a quelli che accadono spesso ai governi di tutte le sfumature. Il richiamo alla piazza, sempre presente nei messaggi della segretaria, potrebbe coniugarsi con il ritorno alla centralità del Parlamento, una ragionevole e logica priorità rispetto al facile movimentismo. Consolidarsi nelle assemblee legislative e da lì incalzare l’esecutivo, è tipico di un’opposizione che sa di non poter tornare presto al governo. Al contrario, un eccesso di iniziative estemporanee, oltretutto sotto la canicola estiva, sembra più che altro un modo per mascherare la mancanza di idee.
LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHIgiorgia meloni giancarlo giorgetti michele gubitosa 2
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