
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"
Fiumicino raddoppia la pista, aumentano le tasse, la famiglia Benetton si infila in un mostruoso conflitto d'interessi, tra azioni in Alitalia e Adr (la società che gestisce l'aeroporto) e terreni da espropriare, ma il professor Mario Monti era davvero felice quando ha apposto la sua firma al decreto interministeriale.
Era felice, tantissimo, anche il ministro Corrado Passera (Sviluppo e Trasporti) che ha proposto il via libera a un progetto da 12 miliardi di euro che Adr scarica sui suoi clienti di Fiumicino: il biglietto avrà una gabella che si gonfia, che passa da 16 a 26,5 euro e può lievitare negli anni.
La terza firma, che non poteva mancare per la burocrazia, è quella di Vittorio Grilli (Economia), era anche la firma più complicata da strappare perché al Tesoro questo investimento plurimiliardario e pluridecennale proprio non convince.
E non convince neppure i tecnici puri che fanno algoritmi e calcoli in Ragioneria. Però Grilli, sempre più isolato e solitario, non poteva opporsi all'intraprendenza di Passera, entusiasta di un piano che, in teoria, dovrebbe generare centinaia di posti di lavoro e attrarre nuove decine di voli al costo di sventrare i paesini turistici intorno a Fiumicino.
Chi ha seguito le mosse di Grilli ha capito che non c'era spazio, né tempo, per tirare la faccenda a lungo: il governo dimissionario o impacchettava il regalo natalizio per i Benetton oppure rispediva la pratica ai suoi eredi. Un rischio per chi sta per lasciare Palazzo Chigi e "ascendere" a più mere faccende politiche.
Il professore si è fidato di un ex banchiere che di tratte e aerei se ne intende, dal salvataggio di Alitalia al finanziamento del treno Italia, in epoca Banca Intesa.
Con molta onestà , Passera non si nasconde e rivendica il nullaosta per "un'opera necessaria e importante", confida ai suoi collaboratori. Necessaria perché non si poteva tergiversare, per il ministro, su quella tariffa che andava ritoccata mesi fa e che, nonostante l'evidente maggiorazione, resta in linea con gli aeroporti concorrenti, anzi più bassa.
Importante perché l'Enac (ente nazionale) e l'Adr avevano offerto garanzie sufficienti per siglare l'accordo, dopo un'aspra trattativa che aveva creato dissapori tra i ministeri. Per risolvere le incomprensioni tra Passera e Grilli, che il primo attore non conferma né smentisce, è intervenuto Monti.
Pur avendo soltanto un ruolo marginale, il professore ha impresso l'accelerazione decisiva: a quel punto, dicono fonti di Palazzo Chigi, Grilli non poteva contestare la linea di governo, e ha preso la penna e firmato. In Consiglio dei ministri non hanno discusso, il sì a due (Monti e Passera) ha trascinato il terzo sì, Grilli.
La campagna stampa avviata dal Messaggero, di proprietà di Francesco Gaetano Caltagirone, che non avrà benefici immediati da Fiumicino (ma che vuol dire la sua su tutto il cemento che si muove nel Lazio), ha suggerito indirettamente a Monti e Passera che quei 12 miliardi potevano diventare un argomento da spendere per le prossime elezioni e anche un modo per coltivare rapporti preziosi.
Ma c'è chi contesta l'utilità di una nuova pista che non fa di un aeroporto lo scalo principe del Mediterraneo, senza fare l'elenco di quelle abitazioni e di quelle aziende che verranno spianate.
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