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DAGONOTA
Walter-Ego Veltroni Conciliatore tra Giovane e Vecchia Guardia del Pd e futuro leader-premier del nuovo centro sinistra? Forse può apparire una forzatura una simile e suggestiva lettura del lungo colloquio-intervista su la Repubblica tra l’ex segretario del Nazareno e il sommo giornalista Eugenio Scalfari.
Un “faccia a faccia” che, comunque, non può essere archiviato senza prima interrogarsi sulle ragioni politiche (forti) e sui contenuti (emergenziali) del dialogo serrato tra Walter e il fondatore del quotidiano controllato da Carlo De Benedetti. E’ stato proprio l’Ingegnere a tracciare il solco della svolta all’interno del partito-Repubblica (la via della fossa per Matteo) - oggi renziano fino a sacrificare copie e lettori sull’altare rotto del Nazareno -, rilevando sul Il Foglio di sabato “la necessità di portare alla scadenza naturale la legislatura”. Un’ipotesi, sempre negata. E sempre osteggiata dal Ducetto di Rignano sull’Arno e dal Giglio tragico. Fino a provare strappi a ripetizione nel Pd.
Per quanto riguarda la messa in opera di Scalfari – che sicuramente agisce in piena autonomia rispetto al suo editore -, va osservato preliminarmente che Eugenio, irritualmente, ha rinunciato alla sua omelia domenicale per lasciare spazio al suo incontro con Veltroni (due pagine del giornale con preambolo in prima). E va menzionato pure che certe sue interviste restano. E oggi sono consegnate alla storia politica per averne cambiato il suo percorso o prefigurato il senso disastroso di marcia (Tangentopoli). Basta ricordare la conversazione-saggio con l’ex segretario del Pci sulla questione morale (1981). Ovvio, che lo stesso paragone tra la figura di Berlinguer e quella Veltroni può rappresentare anche’essa una bestemmia a mezzo stampa.
veltroni scalfari berlinguerveltroni scalfari .
Ma l’intervistona neppure va letta (e interpretata) sul criterio della pura casualità e di routine. Nel giro di qualche anno il Pd del cazzaro Renzi - il Baby royal tanto amato nella redazione in Largo Fochetti guidata da Mariopio Calabresi -, è andato in pezzi dopo due sonore bocciature (referendum costituzionale e l’Italicum) e altrettante sconfitte elettorali (comunali e regionali).
La scissione è alla porta mentre il Ducetto di Rignano sull’Arno se la spassa tra le palme della California insieme al scompagnano di merende Marco Carrai. Al ritorno, se capiamo bene, lo aspettano giornate meno solari e cetrioli al posto delle banane.
“Siamo ormai a quattro partiti della sinistra”, confessa amaro Walter al suo mentore dialogante che rientra a fare politica a tempo pieno dopo l’annuncio del suo ritiro. Per aggiungere: ”Se ci fossero le elezioni in questo momento, sulla base dei sondaggi, non ci verrebbe certo affidato l’incarico di formare il governo”. Del resto, proprio alla vigilia dell’assemblea di domenica il sommo Eugenio aveva solleticato Matteo alla “ricostruzione del partito più adatto alle circostanze”, non ricevendo risposta alcuna. E nello stesso editoriale Scalfari-Tito Livio sollecitava il Walter, novello Cincinnato, a farsi avanti per tentare di unificare le anime morte del Pd: "Spes unica imperii populi romani" (Ultima speranza per l'autorità del popolo romano).
PRIMA FILA DEI NOVANTA DI SCALFARI - LETTA DE BENEDETTI VELTRONI FOTO TOMMASO RODANODE BENEDETTI VELTRONI ANNUNZIATA veltroni giovane e pasolini
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