DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. DIMEZZATI I FONDI A RADIO RADICALE: 5 MILIONI IN MENO
Dal “Fatto quotidiano”
Cinque milioni di euro di finanziamento in meno. È il taglio deciso dal governo nei confronti di Radio Radicale, l' emittente che da diversi anni trasmette, d' accordo con il Mise, le sedute parlamentari. Per questo tipo di servizio gli ultimi governi hanno accordato con Radio Radicale una convenzione da 10 milioni di euro l' anno, che ora verrebbe ridotta a cinque. Per la preoccupazione del consiglio di redazione dell' emittente, che ieri ha diffuso un comunicato in cui spiega che il taglio potrebbe avere ripercussioni sui lavoratori. Ieri in commissione Bilancio alla Camera Renato Brunetta aveva presentato un emendamento per prolungare la convenzione in atto, ma i 5 Stelle hanno bloccato il voto, con l' obiettivo di rimodulare l' accordo.
L' intesa tra Mise e Radio Radicale risale al 1998 e doveva durare un triennio. Poi, invece, è stata rinnovata di volta in volta, fino alla scorsa finanziaria. Fino al taglio previsto ora dai gialloverdi, su cui ieri è intervenuto anche il sottosegretario con delega all' Editoria Vito Crimi: "Radio Radicale percepisce 14 milioni - e non 10 - che verranno ridotti a 9 milioni". Questo perché "percepisce anche un ulteriore contributo, pari a 4 milioni, dal dipartimento dell' Editoria".
2. NON È LA RAI
Mattia Feltri per ''La Stampa''
Come è stato ben detto, la banalità del male ha ceduto il passo alla prevedibilità. E infatti, prevedibilmente, la più strampalata manovra economica dai tempi della scoperta dell' America si è arricchita di un virile emendamento che rinnova per un anno la convenzione a Radio radicale, ma ne dimezza il corrispettivo: da dieci milioni di euro a cinque. La convenzione prevede che la radio trasmetta, fra le 9 e le 21, il sessanta per cento delle sedute di Camera e Senato.
Il resto della programmazione, libera, senza pubblicità, propone la messa in onda delle commissioni parlamentari, dei congressi di tutti i partiti (perlomeno quando ne facevano), di ogni manifestazione di piazza, e poi comizi, assemblee, dibattimenti processuali, convegni culturali, presentazioni di libri, voci dal carcere e da ogni minoranza.
Se non ne esistesse già uno - dotato di una decina di canali televisivi e svariati radiofonici, finanziato dal mercato e dal canone coatto, e istituzionalmente incaricato del ruolo, e tuttavia disperso in reti, palinsesti e orari impossibili - si direbbe che Radio radicale è l' unico servizio pubblico di cui possa vantarsi questo piccolo e meschino Paese.
Per usare un' espressione cara ai nuovi rivoluzionari, se il palazzo è un po' di vetro è perché i vetri ce li ha messi Marco Pannella, quando nel 1975 fondò l' emittente in un appartamento romano di sessanta metri. Toglierle cinque milioni, più o meno quanto in una legislatura i grillini girano alla Casaleggio, più o meno un decimo di quanto la Lega deve allo Stato, significa spegnerla, e rendere la nostra democrazia un affare un po' più notturno.
Marco Foresi
@MarcoForesi
Feltri, è così difficile scrivere “I fondi passano da 14 milioni a 9”? Perché titolare “chiudere Radio Radicale”?
SalvatoreChiaramonte
@TotoChiaramonte
In risposta a @MarcoForesi, @mattiafeltri e @LaStampa
Perché i tagli non sono giusti o giustificati (se non da calcolo politico) e perché nell’attuale situazione Radio Radicale non potrebbe onorare la convenzione con questi tagli e, quindi, sarebbe costretta a chiudere. Per questo @mattiafeltri ha ragione.
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