ULTIMO TANKO IN VENETO – DOPO GLI ARRESTI DELL’ARMATA BRANCALEONE CHE SOGNAVA DI FARE LA SECESSIONE COL TRATTORE, PARLA L’EX PARLAMENTARE IN CELLA: ‘I PM HANNO FRAINTESO’ – SOLIDARIETA’ DELLA LEGA MA I VENETISTI SONO SCETTICI: ‘FINCHE’ NON SPARISCONO, SI FA POCO’

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Fabio Poletti per ‘La Stampa'

A guardarla da qui, questa storia del tanko, della secessione e dell'insurrezione armata di trattore sembra una barzelletta. Cristian Contin, che nel '97 era sul campanile di San Marco, adesso difende lo zio Flavio agli arresti domiciliari: «È tutta una montatura... Non c'è niente di grave dal punto di vista penale. Ma gli ideali sono ideali, "ostrega"...».

Casale di Scodosia, cinquemila abitanti e troppi giornalisti, vive con malcelato fastidio l'invasione delle telecamere. Un po' perché è dura convivere a un metro da questa armata Brancaleone che sognava il leone di San Marco. Un po' perché alla fine quelli che dicono che i venetisti avevano torto, non si trovano nemmeno con la lente di ingrandimento.

L'ex sindaco Renato Modenese, che si era dimesso lo scorso autunno quando era stato introdotta l'Imu pesante, capisce e giustifica: «La nostra gente è d'accordo. Volevano fare solo un'azione dimostrativa. Mi sa che gliela vogliono far pagare. A questo punto il referendum regionale sulla secessione è l'unica strada per avere un po' di speranza».

E alla fine pure lui, come tutti in ogni angolo di Nord Est, fa l'elenco delle aziende che chiudono - in paese erano 400 adesso sono meno della metà - della crisi che morde e dello Stato centralista che prende ma non rende. «Xe' bravi tosi...», dicono tutti dei «bravi ragazzi» con il tanko in cortile, la Serenissima nel cuore e in testa quelle che sembrano idee balzane. Ma alla fine con i forestieri prevale la linea minimalista.

Rino Gerlain, il proprietario di uno dei tre bar del paese gioca al ribasso: «Con quei mezzi lì puoi solo fare una carnevalata. Di sicuro non la rivoluzione...». Alla fine deve essere pure la linea di difesa di questi 24 imputati che solo per avere avuto tra le mani un calibro 12 poco più grande di un fucile rischiano di brutto. Franco Rocchetta, l'ex parlamentare della Lega e della Liga adesso in galera a Verona, cerca di non prendere sul serio i carabinieri: «Ho letto l'ordinanza con i capi d'accusa che mi sono contestati e mi è venuto da ridere. Magari posso aver commesso qualche ingenuità ma gli inquirenti devono avere frainteso qualcosa».

In cella lo va a trovare il consigliere regionale Diego Bottacin, eletto nelle liste del Pd ma oggi alla testa di Veneto Nord: «L'ho trovato di buon umore. Mi ha chiesto anche un dizionario di ungherese per poter parlare con il suoi compagno di cella». Però quando c'è da guardare alle cose serie, Franco Rocchetta mica si tira indietro e delle sue idee non rinnega niente: «L'ho detto anche ai carabinieri quando mi sono venuti a prendere. Io sono per una transizione pacifica verso l'indipendenza. Ho poi saputo della solidarietà dei leghisti. Vorrei precisare una volta per tutte che sono stato io ad andarmene dalla Lega, mica loro a cacciarmi». E questo è un altro capitolo della storia dei venetisti che con il partito di Matteo Salvini continuano ad avere un rapporto di amore e di odio.

Perché alla fine quel che conta davvero è essere veneti, un sentimento assai comune ma declinato in mille modi. Forza Italia, che pure ha appoggiato il referendum, ha steso uno striscione grande così sul Canal Grande a Venezia: «Noi Veneti, come Bolzano sì, come la Crimea no». Concetti precisi che si fa fatica a mettere in relazione con quello successo in Ucraina. Da Kiev alla Crimea, con morti veri e armi vere. Mica questa benna rivestita di latta rinforzata che ha fatto il giro di tutti i telegiornali del mondo e che porterà la Lega in piazza domenica a Verona a fianco degli arrestati.

Gianluca Marchi, l'ex direttore de La Padania che oggi dirige il blog lindipendenza.com, perquisito pure lui, è tranchant: «Fino a che non lo cambiano, nell'articolo 1 della Lega si parla ancora del "movimento che nasce per l'indipendenza della Padania". Ma molti venetisti sono scettici. E dicono che fino a che la Lega non sparisce si può fare poco».

 

 

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