TI E’ PIACIUTO RODOTA’? E PEDALA! IL GARANTE AZZANNA I GRILLINI SUL TEATRO VALLE

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Giuseppe Salvaggiulo per "la Stampa"

La ferita non è profonda, ma sanguina parecchio perché è la prima nel tessuto che connette il Movimento 5 Stelle all'arcipelago di movimenti che ha come punto di riferimento Stefano Rodotà. Marcello De Vito, candidato sindaco del M5S a Roma, liquida l'occupazione del teatro Valle con linguaggio che neanche il sindaco di destra Gianni Alemanno ha mai usato, impegnandosi in caso di elezione allo sgombero.

Il corto circuito è duplice: Rodotà è stato il candidato del M5S alla presidenza della Repubblica e il Valle è il simbolo delle battaglie per i beni comuni e dell'elaborazione giuridica che lo stesso Rodotà, con altri docenti, porta avanti da anni.

De Vito, nell'intervista a Micromega, non solo si guarda bene dall'esaltare il modello-Valle (in due anni teatro rivitalizzato anziché privatizzato con oltre 500 serate e 2000 artisti italiani internazionali, 1800 ore di formazione professionale, 850 volontari, decine di laboratori pubblici, 170 mila euro raccolti per creare una fondazione), ma ne promette l'estinzione («Ci può essere sicuramente un dialogo, ma noi siamo per la trasparenza quindi faremo dei bandi pubblici e affideremo il posto a chi presenta la proposta più credibile») e alla domanda «Vuole sgomberare il Valle?», risponde lapidario: «Difendiamo la legalità».

E dunque ieri, alla riunione della Costituente dei beni comuni presieduta da Rodotà proprio al Valle, queste parole non potevano passare inosservate. È stato proprio il giurista a chiedere una presa di posizione inequivocabile. «Questo non ha capito proprio nulla», ha esordito riferendosi a De Vito, «perché non riconosce la necessità di pratiche sociali per i beni comuni e tratta questioni così delicate come un affare di ordine pubblico, da governare con la polizia».

Quanto allo sgombero, Rodotà non si è risparmiato l'evocazione «della cacciata di massa vissuta molti anni fa, quando deportarono le persone in periferia per fare posto alla via dell'Impero, oggi via dei Fori Imperiali». Ma sbaglierebbe chi provasse a strumentalizzare la polemica forzando un ripiegamento di Rodotà nell'alveo del centrosinistra tradizionale. Al quale il giurista non riserva nuove frecciate.

Lanciando la Contro-Convenzione costituzionale, «perché in ogni caso proveranno a mettere le mani sulla Carta», ha raccontato di telefonate di esponenti del Pd che lo incoraggiano a opporsi alla logica delle larghe intese, non potendo essi farlo pubblicamente. «Per la serie: armiamoci e partite...».

 

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