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Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera”
La famiglia Blair ha un rapporto complicato con la stampa inglese. Nulla di nuovo: è il destino che tocca ai grandi leader quello di vedersi, loro malgrado, al centro dei gossip, delle critiche e delle curiosità sulla vita personale e di famiglia. A volte, noi giornalisti sbagliamo e, anche se fatichiamo ad ammetterlo, superiamo i confini della privacy che è intoccabile. Ma spesso sono proprio questi grandi leader (o ex), di centrosinistra e di centrodestra, a sgretolare l’immagine che si erano creati.
In Italia e in molti Paesi la popolarità di Tony Blair è tuttora molto alta. E si capisce: l’ex primo ministro laburista ha segnato un’epoca, ha modernizzato e le sue virtù politiche hanno pesato di più, nel giudizio finale, rispetto agli errori gravi che ha commesso. A Londra, invece, il nome di Tony Blair evoca un brutto fantasma, più a sinistra che a destra, e in modo particolare nella «stampa impicciona» perché lo si associa alle bugie dette per giustificare la guerra in Iraq e soprattutto al business ambiguo (suo e della moglie) seguito all’abbandono di Downing Street.
Che un ex premier o un ex presidente, a carriera istituzionale conclusa, diventino ben remunerati consiglieri di enti privati o di banche è un’evoluzione normale e non deve provocare scandalo. Ma il caso di Tony Blair e moglie è particolare. E non è un’invenzione dei giornali abituati a esagerare. Di lui si sa che intrattiene, attraverso la sua fondazione, lucrosi rapporti d’affari coi governi (dittature) arabi e asiatici.
Di lei, Cherie, che è un’agguerrita avvocatessa. Insieme vengono profumatamente pagati dal presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev (che non è un modello di democrazia), per consulenze sugli investimenti dell’ex repubblica sovietica: secondo il Telegraph , la parcella di Mrs. Blair è di 1.000 sterline (1.245 euro) l’ora.
Berlusconi con Cherie e Tony Blair
Non si tratta di fare i moralisti. Però sarà il caso che si metta il cuore in pace chi nel centrosinistra italiano continua a pensare a Tony Blair come al grande leader della svolta degli anni Novanta. Quel Tony Blair è giustamente nei libri di storia. Il Tony Blair di oggi (con la consorte) ha cambiato maschera: è un ricchissimo «professionista» che non guarda il colore dei soldi. Basta saperlo. E ricordarlo.
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