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TORNA LA BREXIT E TORNA L'ANSIA PER I 700MILA ITALIANI D'INGHILTERRA: DAL CAMERIERE APPENA ARRIVATO AL BROKER CON APPARTAMENTO MILIONARIO, I RESIDENTI CORRONO A REGISTRARSI, CHI STA DA PIÙ DI CINQUE ANNI PUÒ CHIEDERE LA CITTADINANZA - ALDO CAZZULLO A LONDRA INCONTRA GLI ITALIANI NELLO STAFF DI BORIS E QUELLI NEI PUB, GLI ACCADEMICI E GLI ANZIANI
Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
È una notte di tensione, se non di paura, per i 700 mila italiani d' Inghilterra. Tranne che qui, a un passo da Buckingham Palace, sotto gli stucchi dell' In&Out - il prestigioso club della Marina militare affittato per la serata dagli Italian Conservatives -, dove si festeggia: i primi dati attribuiscono a Boris Johnson una vittoria netta. Ma basta uscire dal club, attraversare la strada e parlare con uno dei migliaia di camerieri, baristi, cuochi italiani per rendersi conto che con la Brexit - invocata dal primo ministro conservatore ma sotto sotto accettata anche da Jeremy Corbyn - nulla sarà più come prima.
È impressionante vedere quanti italiani ci siano nello staff di Boris. Tutti hanno nel cellulare la foto mentre se lo abbracciano. Rino Siconolfi ad esempio è terzo - con 1.100 telefonate, solo 12 di distacco dal secondo, Laurence Wilson - nella classifica degli attivisti che hanno contattato più elettori. Il motivo è chiaro. Il nativo segue il protocollo: «Buongiorno Madam, scusi se la disturbo». Rino Siconolfi parla inglese con l' accento di Ferrara dove è cresciuto, è di origine avellinese, suo padre è cugino del democristianissimo Gerardo Bianco, lui è stato vicepresidente di Confcommercio.
La sua telefonata alla casalinga dello Yorkshire comincia così: «Signora carissima, come sta? Sta cucinando? Mi sembra di sentire un profumino Come stanno i figli? Scusi se la annoio con la politica, ma questo piano di Boris per la sicurezza è davvero interessante». La casalinga dello Yorkshire, che non riceve un complimento da anni, non resiste. Alla fine è lei a pregarlo di stare ancora un po' al telefono, promettendo che voterà Boris secco e lo farà votare a tutta la famiglia.
Gli Italian Conservatives assicurano che la Brexit non sarà un dramma. Dicono che Johnson ha preso impegni chiari: chi è già qui, e chi arriverà nel 2020, non ha nulla da temere. Basta scaricare l' apposita app e fare il pre-settled status , una procedura da pochi minuti (solo da Android però; con l' iPhone non funziona).
Prima costava 65 sterline, adesso è gratis. Chi invece è qui da oltre cinque anni può avere direttamente la residenza. E chi deve ancora venire? Laureati e specializzati non avranno problemi. Ma gli altri?
Nel pub dal lato opposto della strada lavora Giorgio. Faceva il barman al Savoy, ma poi ha lasciato: troppo stress, e troppo lavoro; «non si ha idea di quanto bevano gli inglesi». A servire birra alla spina guadagna meno, ma respira di più. Spiega che gli italiani qui non cercano solo lavoro e meno tasse: cercano prospettive, libertà, cambiamento. La Brexit non è solo una questione di regole, ma di umore, di spirito, di psicologia. Gli inglesi ti accolgono, ma ti fanno sentire ospite. Giorgio ad esempio ha inventato molti cocktail, ha partecipato a molte gare, però arrivava sempre secondo: il vincitore doveva essere inglese. I baristi italiani non mettono da parte quasi nulla. Il primo stipendio di solito è 1.100 sterline: 600 vanno per l' affitto, 120 per la metro, e bisogna pur mangiare.
La città è divisa in sei zone, sei cerchi concentrici: avvicinarsi o allontanarsi dal centro è la misura della propria fortuna. Se sei bravo ti aumentano il salario; se non sei bravo ti prendono da parte e ti mandano via.
Per i broker della City vale lo stesso meccanismo. All' inizio gli italiani erano sottovalutati: non ci hanno visti arrivare. Ora siamo considerati i più veloci a comprare e vendere; un po' meno nella raccolta dei fondi, per cui servono rapporti coltivati nel tempo. Merito e dinamismo sono tutto; questo significa opportunità, ma anche competizione. Londra attrae, seleziona, scarta. Le società badano a valorizzare i talenti, anche giovanissimi: alla Barclays dopo quattro anni gli juniores giudicano i dirigenti.
Gli accademici sono cinquemila, i medici duemila. È italiano il direttore della National Gallery Gabriele Finaldi (che si è appena fatto prestare dalla Courtauld la Madonna con il bambino di commovente bellezza che Parmigianino lasciò incompiuta dopo il Sacco di Roma, e la Deposizione di Anversa, forse il più bel quadro dipinto da Rubens). Ma molti continuano ad avvertire sulla testa un soffitto di vetro: il potere vero resta nelle mani della vecchia classe dominante.
Poi c' è una cosa che gli italiani di Londra - che ignorano cosa sia il razzismo, tanto più nella metropoli meno razzista del mondo - faticano a confidare: votano più facilmente i sudditi del Commonwealth dei cittadini europei; il destino di italiani, spagnoli, francesi è nelle mani di pachistani, kenyoti, giamaicani. È il contrappasso della storia, il mondo globale funziona così. Da oggi Oltremanica ci si sente meno europei, e più legati a una storia che pareva finita, a suggestioni imperiali che sembravano appartenere a un passato nostalgico; e forse si riveleranno impossibili da resuscitare.
All' In&Out si applaude e si brinda. Christian Vinante Giovannini, il direttore dell' associazione, accenna un brano di Frank Sinatra: è venuto a Londra dalla val di Fiemme come cantante confidenziale, è diventato un membro dello staff di Johnson. Il presidente, Maurizio Bragagni, è in partenza per Uxbridge, il collegio del premier, all' estrema periferia occidentale della città: «Boris le ha azzeccate tutte. Ha puntato sugli elettori laburisti del Galles e del Nord dell' Inghilterra favorevoli alla Brexit. E ha dialogato con la Londra moderata, che ha buoni ricordi di quando era sindaco».
Pure qui nel club molti camerieri sono italiani. Il signor Carmelo è a Londra da cinquant' anni, e ritiene di non aver alcun bisogno di regolarizzarsi: chi può venire a cercarlo e mandarlo via? Il console Marco Villani si sta occupando di questi casi: persone anziane, che non hanno dimestichezza con la burocrazia digitale; la Brexit però arriva anche per loro. Ogni giorno vengono al consolato 150 italiani per registrarsi: non sono nuovi arrivati, ma residenti che emergono. E nei ristoranti, come racconta lo chef Francesco Mazzei che ne ha tre, la manodopera comincia a mancare. La lunga notte iniziata con il referendum del 23 giugno 2016 è probabilmente finita; ma la meravigliosa Londra cosmopolita rischia di diventare un posto da cui partire.
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