DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1 - PAGA IL CONTO CHI LAVORA
Andrea Greco per “la Repubblica”
Il lavoro che non vale più, declassato, schiacciato dal capitale con il martello della tecnologia. E il settore delle banche, dove ormai tre operazioni su quattro non passano dalla filiale, fa scuola. Così ieri Unicredit ha annunciato altri 8 mila esuberi (il 12% della forza lavoro) nel suo piano dei prossimi quattro anni: 6 mila sono stimati in Italia.
Servono a risparmiare un miliardo e accelerare il passaggio al digitale, corollario di una trasformazione che promette di creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nel periodo: con picco di utile netto a 5 miliardi nel 2023. Sono posti in meno che si sommano ai 74 mila persi nelle banche italiane dal 2007; o a quelli a rischio - si stima possano arrivare a 400 mila - nelle ben 160 crisi industriali al centro di trattative al ministero dello Sviluppo economico.
In Borsa Unicredit non ha brindato: -0,49% dopo una seduta in rialzo. Forse c' era chi si aspettava che la banca tagliasse di più: ieri qualche analista finanziario è rimasto deluso, visto che a luglio le voci erano di 10 mila uscite. I sindacati, che rappresentano il 75% dei 325 mila bancari, si sono invece infuriati, anche perché i tagli si sommano ai 14.600 del piano 2016-2019 dell' ad Jean Pierre Mustier, e ad altri 12 mila dalla crisi 2007.
Per la Cgil ha parlato il segretario generale Maurizio Landini: «Diciamo no e diciamo basta. Il lavoro non può essere considerato una merce che si prende quando serve e si butta quando fa comodo. Questo non è fare impresa, è essere irresponsabili. Il governo non può accettarlo. Prima di aprire un gravissimo conflitto Unicredit ritiri quanto ha improvvidamente annunciato».
Prima Lando Sileoni, leader del sindacato autonomo dei bancari Fabi, aveva detto che «il piano così com' è non può nemmeno essere preso in considerazione», anche per le nuove chiusure di agenzie. Già oggi in Italia sono 555 i Comuni senza banche e i lavoratori del settore lasciati a casa dal 2007, seppur con il metodo soft del fondo esuberi di categoria che ha evitato di fare i licenziamenti, sono 74 mila. Anche questa volta Mustier dice che «continueremo ad agire in modo socialmente responsabile».
«Più che sfida tra capitale e lavoro a me pare una sfida tra rendita finanziaria e lavoro. Di capitale le banche italiane ne creano ben poco: né mi sorprendono i tagli, esito di un clamoroso fallimento manageriale sulla pelle di chi lavora - dice Giulio Sapelli, storico dell'economia che dal 2002 al 2009 sedette nel cda di una banca Unicredit -. Anziché investire in tecnologie e reti informatiche si è preferito strapagare le filiali, oggi obsolete».
Il collasso del lavoro bancario, che nel 2020 dovrà fare i conti anche con i salvataggi di Mps e Popolare di Bari, è solo una faccia del problema.
I tavoli negoziali dove il Mise prova a scongiurare il peggio per l' occupazione riguardano 160 imprese, da Alitalia, Ilva, Whirlpool, Blutec alle meno grandi, con impatto potenziale che può arrivare - secondo stime sindacali - fino a 400 mila posti. Casi disparati e difficili, per cui non basterà al governo prendere tempo, né mostrare i denti.
Casi nati spesso da errori manageriali e politici. Si veda Alitalia, che dopo l'ennesimo rinvio del fantomatico "salvataggio" rischia che il nuovo commissario che dovrà tagliare i molti rami secchi, si trovi a presentare 5 mila esuberi su circa 11.500 dipendenti. La compagnia langue dal 2008 quando puntò su rotte a breve e medio raggio, incurante dell' avvento delle low cost e dell' alta velocità ferroviaria. O vale il caso dell' Ilva, entrata in crisi dopo avere stimato nel piano 2016 un mercato dell' acciaio in crescita mentre l' offerta di Cina, Turchia e Usa schiantava i prezzi; e dove ora il nuovo padrone ArcelorMittal vuole 5 mila esuberi su 10.700 lavoratori per tenere aperto - sebbene a ritmo ridotto - lo stabilimento di Taranto.
Molti tavoli aperti al Mise riguardano settori dove le cessioni di Stato dagli anni '90 non hanno saputo creare campioni nazionali. Oggi ne consegue un lavoro precarizzato, con il tasso di occupazione che ha da poco superato il 59,2% pre-crisi, ma che contempla lavori a termine, part-time forzosi, contratti pirata, meno ore lavorate e più cupamente; per il ristagno della produttività e la crescita di Pil quasi azzerata.
2 - BANCHE, IN DODICI ANNI CANCELLATI 74 MILA POSTI
Vittoria Puledda per “la Repubblica”
Il lavoro in banca. La garanzia più solida per il futuro, ben remunerata e per sempre. Di quel sogno collettivo, che valeva ancora pochi decenni fa, è rimasto ben poco. La crisi ha ridotto drammaticamente dipendenti e filiali (-74 mila addetti dal 2007 al 2018, un calo del 22,5% nel numero di filiali): subprime, crisi reputazionale dei bancari troppo solleciti nel collocare prodotti tossici e calo dei profitti hanno eroso la certezza del posto fisso, sinonimo di posto in banca.
Ma quello che sta cambiando ancor di più le carte in tavola, in modo probabilmente irreversibile, è la crisi dei ricavi delle banche, quello che gli esperti definiscono il modello di business, in pratica cosa offre una banca e cosa i clienti comprano allo sportello. Pochi numeri danno la dimensione di come si sia sgretolato il "piccolo mondo antico" che era sopravvissuto fino a trent' anni fa.
Nel giugno 2019 - secondo i dati raccolti dall' istituto di ricerca Nielsen - 13,7 milioni di italiani gestivano il loro denaro attraverso lo smartphone, il 31% in più rispetto all' anno prima. Non solo, il 35% dei clienti bancari è molto o abbastanza propenso a rivolgersi ad una banca che abbia il "mobile" come riferimento esclusivo mentre, secondo Simon Kucher & Partners (consulenti specializzati proprio nell' area digitale), l' 80% di chi va in banca chiede solo informazioni o fa operazioni a basso valore aggiunto.
Magari è una fotografia che non racconta tutti gli aspetti della relazione cliente/sportello, anche perché l' Italia resta il fanalino di coda per digitalizzazione in Europa (al quint' ultimo posto, secondo la classifica dell' Unione europea) ma segna la direzione. Il risvolto della medaglia è che le banche riducono personale e sportelli, per difendersi dalle aggressioni delle società specializzate nel fintech (i servizi finanziari digitalizzati). E spesso la concorrenza "bancaria" viene da chi banca non è, a partire da Amazon e Google.
Comunque, sia che la banca digitale sia subìta dagli istituti più tradizionali - secondo Accenture sono a rischio fino al 40% dei ricavi provenienti dai conti correnti classici - sia che lo stesso istituto di credito si muova in proprio, cercando di contrastare la concorrenza non tradizionale, per il bancario diventa indispensabile cambiare pelle. E mansioni: praticamente aboliti i cassieri e le altre figure tradizionali allo sportello, il futuro è sempre più nella consulenza (finanziaria, ma forse non solo) e nella relazione con il cliente. Che, tutto sommato, mantiene il suo valore, nonostante secondo gli ultimi dati Uilca ben 555 comuni italiani non hanno nemmeno uno sportello bancario.
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