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1 – IRAQ: PROTESTA ANTI-USA PER ANNIVERSARIO UCCISIONE SOLEIMANI
(ANSA-AFP) - BAGDAD, 03 GEN - Migliaia di iracheni, incluse donne e bambini, hanno ricordato la notte scorsa a Baghdad l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, nel primo anniversario della sua morte, con slogan contro gli Stati Uniti.
La manifestazione si è tenta nell'aeroporto della capitale, nel punto in cui Soleimani e il suo luogotenente iracheno sono stati uccisi in un attacco americano un anno fa. Tutti, vestiti di nero, hanno salutato i loro "martiri" e gridato al "Grande Satana", in riferimento agli Stati Uniti: è prevista per oggi un'altra protesta anti-Usa in piazza Tahrir, nel centro di Baghdad. Il 3 gennaio 2020, su ordine del presidente Donald Trump, i veicoli su cui si trovavano Soleimani e il suo luogotenente sono stati attaccati da droni americani.
2 – L'IRAN RILANCIA LA CORSA ATOMICA E MINACCIA "SE ISRAELE ATTACCA, COLPIREMO I PAESI ARABI"
Giordano Stabile per “La Stampa”
L'Iran annuncia l'arricchimento dell'uranio al 20 per cento e avverte Donald Trump a «non cadere nella trappola» di un attacco ai suoi siti nucleari, che avrebbe conseguenze «disastrose» per le forze statunitensi e gli alleati arabi.
Alla vigilia dell'anniversario dell'uccisione di Qassem Soleimani, colpito da un drone lo scorso 3 gennaio a Baghdad, la Repubblica islamica mostra il suo lato più aggressivo e persino il ministro degli Esteri Javad Zarif, leader dell'ala dialogante, cede al complottismo e accusa Israele di «preparare attentati» in Iraq per indurre una reazione americana.
L'esibizione di muscoli rende più difficile la strada per Joe Biden, che puntava a rientrare nell'accordo sconfessato da Trump. La giornata di ieri si è aperta con le dichiarazioni di Ali Akbar Salehi, capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana: «Siamo come soldati e le nostre dita sono sui grilletti. Produrremo uranio arricchito al 20 per cento il prima possibile».
La decisione è stata comunicata all'Aiea e segue il sì del 17 dicembre a una risoluzione in questo senso del Parlamento. L'intesa firmata nel 2015, quando Biden era vicepresidente, prevedeva limiti anche al livello di arricchimento, che non doveva superare il 3,65 per cento. Sufficiente a produrre combustibile per le centrali ma non la bomba, che richiede il 90.
Il livello del 20, usato in medicina per le radioterapie, è una via di mezzo, una risposta all'uscita di Trump dal trattato, nel 2018. Da allora è stata un'escalation continua. L'Iran ha riavviato le centrifughe negli impianti di Fordo e in quello di Natanz, poi distrutto da un'esplosione, con tutta probabilità opera del Mossad.
I Pasdaran hanno rilanciato con la costruzione di una «città sotterranea» dove piazzare nuove centrifughe. Ma il 27 novembre un commando ha assassinato il capo del programma nucleare, Mohsen Fakhrizadeh. I vertici iraniani temono un altro colpo del genere, o peggio.
Ieri è intervenuto generale Amir Ali Hajizadeh, comandante delle forze aerospaziali, che ha minacciato gli alleati arabi degli Usa, perché «in caso di guerra, pagherebbero un alto prezzo». Concetto ribadito dal capo supremo, Hossein Salam: «Qualsiasi azione ostile riceverà una risposta forte, decisa e reciproca», ha avvertito. Salami ha poi ispezionato le truppe sull'isola di Abu Musa, nello stretto di Hormuz.
La visita segue i sorvoli sul Golfo Persico da parte di bombardieri B-52. Sempre ieri la portaerei Nimitz si è allontanata da Hormuz, nel timore di possibili ritorsioni, in un'area inzeppata di missili anti-nave. Più si avvicina l'uscita di scena di Trump meno è probabile che si imbarchi in una guerra ma Teheran accusa Israele di volerlo spingere a mosse azzardate. Zarif ha citato informazioni dei «servizi iracheni» che avvertivano di possibili attacchi contro soldati Usa in Iraq «organizzati dagli israeliani». «Non cadete nella trappola», si è rivolto agli americani su Twitter.
ali khameneidonald trump firma le sanzioni contro khamenei e l'iran
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