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“VERGOGNA, PARLACI DI SAVOINI, DOVE SONO I 49 MILIONI? VATTENE A MOSCA, LEGHISTA”. ALLA FIACCOLATA A ROMA PER ALEKSEI NAVALNY URLA E CONTESTAZIONI NEI CONFRONTI DEL CAPOGRUPPO DELLA LEGA AL SENATO ROMEO CHE HA REPLICATO: “CI SONO PRESIDENTI DEL CONSIGLIO CHE HANNO STIPULATO ACCORDI CON PUTIN RENDENDO IL NOSTRO PAESE DIPENDENTE DALLA RUSSIA A LIVELLO ENERGETICO” – IL SINDACO DI ROMA GUALTIERI TUONA CONTRO PUTIN - VIDEO

 

Valeria Costantini, Claudio Guaitoli per corriere.it

 

massimiliano romeo

Una gigantografia di Alexei Navalny sotto la statua del Marc’Aurelio accoglie i primi manifestanti in piazza del Campidoglio. 

 

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Alle 18.30 la piazza del Campidoglio è piena, tantissime le fiaccole accese dai manifestanti. Ma a rompere la calma è l'arrivo del leghista Massimiliano Romeo, incalzato dalle domande dei giornalisti sulla vicinanza del suo partito al governo di Vladimir Putin e contestato dalla piazza con urla e accuse: «Vergogna», «Parlaci di Savoini, dove sono i 49 milioni? Vattene a Mosca, leghista».

 

Romeo ha risposto: «Ricordo che ci sono presidenti del Consiglio che hanno stipulato accordi con Putin rendendo il nostro Paese dipendente dalla Russia a livello energetico». Quanto a Navalny: «Quello che è accaduto è davvero sconcertante. In democrazia, dove l'opposizione è la base, un fatto di questo genere testimonia che ci troviamo davanti a un sistema autoritario che bisogna contrastare».

FIACCOLATA PER NAVALNY CAMPIDOGLIO ROMA

 

Gualtieri a Putin: «Fermati!»

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, alle 18.40, ha dato il via alla commemorazione condannando la «lunga, deliberata, feroce morte di Navalny». A chi si oppone a Putin, in Russia e nel mondo, Gualtieri ha rivolto un messaggio di sostegno: «Non siete soli.

 

Noi siamo con voi. La nostra condanna ai delitti di cui si è macchiato il regime di Putin è assoluta». Il sindaco ha poi espresso la sua «vicinanza e solidarietà alla famiglia di Navalny», prima di lanciare un appello a Putin e ai militari russi: «Fermatevi! Da quasi due anni piangiamo i morti ucraini e russi, morti a cui si è aggiunta quella di un uomo libero come Navalny. Di lui ci resta in eredità l'amore per la democrazia. Ma siamo convinti che la sua morte sia un chiaro segno di debolezza e paura del regime russo».

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