IL VECCHIO SGARBONE BASTONA IL “COMUNISTA” MICHELE SERRA - IL GIORNALISTA HA ATTACCATO LA MOGLIE DI FIORITO, CHE IN UN DELIRIO DI BURINAGGINE, HA SPARATO: “LA BORSA DI GUCCI CE L'HA CHIUNQUE” - SGARBI RISPONDE: “FINGE DI IGNORARE CHE I CLIENTI DI ABITI E OGGETTI FIRMATI NON SONO I RICCHI MA LA MEDIA E PICCOLA BORGHESIA” - “E PER LUI, FALSO POVERO, DOVREBBERO CHIUDERE PRADA, GUCCI, ECC.?” - “E DÀ LA COLPA A BERLUSCONI”...

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Vittorio Sgarbi per "il Giornale"

La modestia intellettuale, il conformismo e l'abitudine alla falsificazione di giornalisti generalmente apprezzati come Michele Serra e Francesco Merlo, si continua a mostrare nel riemergente antiberlusconismo, comodo alibi per espressioni di invidia e rabbia verso la ricchezza e verso il benessere, non giustificate nel loro caso.

Michele Serra sembra dimenticare che anche le opere d'arte hanno un valore economico e possono essere beni di lusso. Ma nel suo conformismo è ovviamente pronto a rispettare chi collezioni grandi maestri della pittura antica e moderna, e a disprezzare chi si faccia più modestamente attrarre dal made in Italy che, senza alcuna volgarità, corrisponde ai beni (costosi) creati da Prada, Armani, Gucci, Ferragamo, ovunque apprezzati nel mondo.

Forse per lui nessuno, se non un ricco volgare, potrebbe comprare una Ferrari o un orologio di Bulgari, o bere Moët & Chandon.

Infatti, Michele Serra, falso povero, ben pagato dal suo giornale dove ovviamente lui non è servo ma libero, contrariamente ai suoi colleghi di Libero nella sua interpretazione, pur con il benessere che gli deriva dal suo lavoro intellettuale, si scandalizza dell'affermazione della fidanzata di Fiorito: «La borsa di Gucci ce l'ha chiunque».

Michele Serra finge di ignorare che i clienti di abiti e oggetti firmati non sono i ricchi ma la media e piccola borghesia che vede in quei multipli non il simbolo della ricchezza ma della bellezza italiana. In caso contrario Prada, Gucci, Ferragamo, Cavalli, Fendi, Armani, e molti altri valenti stilisti italiani, dovrebbero chiudere, perché, per non essere volgare, Serra, che potrebbe farlo senza difficoltà, non regalerebbe mai a sua moglie una borsa di Gucci. E questo è lecito. Per la raffinatezza del suo gusto, allergico alle griffe.

Ma poi gli scappa la frase populista e anticapitalista e anti italiana (che dire di Tod's, di Nazareno Gabrielli, di Louis Vuitton, che non producono certo per una élite?): «La signorina... neppure sospetta che moltitudini di donne in Italia non se la possono permettere; e che altre donne, tra quelle che se lo potrebbero permettere, non ce l'hanno perché considerano molti oggetti di lusso feticci per cafoni ».

Ed ecco allora, nella visione di Serra, per l'economia italiana, chiudere le fabbriche che producono vestiti e oggetti per gli stilisti, sul lastrico Armani (con la sua boriosa e ostentata semplicità), Prada, Fendi, Gucci, e tutti quei volgari produttori di «oggetti di lusso feticci per cafoni», e, naturalmente, non per lui, raffinatissimo.

La colpa, ovviamente, è di Berlusconi: «...perché il modello di successo e di ricchezza felicemente suggerito da Berlusconi era intriso dei due veleni che hanno intossicato il paese: l'ostentazione volgare e l'ottusità morale». Scopriamo così che c'è una morale ottusa, mentre noi pensavamo che fossero ottusi gli ignoranti e i falsari come Serra che alterano la Storia in nome dell'ideologia.

Ferragamo, Gucci, Fendi, Armani e anche Valentino sono nati autonomamente ben prima di Berlusconi. E che il sistema della moda sia fondato sugli status symbol, non per il modello berlusconiano di Mediaset, e per canali diversi da quelli della promozione televisiva, come tutto il mondo della moda nelle sue regole codificate, Serra finge di non saperlo.

Allo stesso modo il comunista Serra dimentica che proprio ai festival dell'Unità , 26 anni fa, si posero il problema che mangiar bene non fosse un privilegio dei ricchi, e nacquero prima Gambero Rosso e poi Slow Food, per individuare e segnalare ristoranti di amici e compagni di Serra, da Vissani a Pierangelini, generalmente costosi e frequentati da donne con le borse di Gucci. O, forse, perché ci andava Fiorito (ma anche Scalfari ed Ezio Mauro), Serra li evita? E magari pensa che solo donne di destra, ovviamente volgari, portano borse di Guccci?

Messa così, se fossi Serra, mi preoccuperei di una causa per danni da parte di Gucci per avere diffuso informazioni false e tendenziose.

*** Notizia esilarante. E confermata con apposita intervista. Tra i «sostenitori» di Matteo Renzi ci sono un potente banchiere e un famoso aristocratico, Lorenzo Bini Smaghi (che ha donato 50 euro) e il conte Gaddo della Gherardesca (che ha contribuito con 100 euro). Grazie alla loro splendida generosità, Matteo Renzi potrà fare un pieno di benzina. Forse.

 

VITTORIO SGARBI E LA STATUA DELLA FELLATIO MICHELE SERRAGucciSAMANTHA REALI EX DI FRANCO FIORITOSalvatore FerragamoGIORGIO ARMANI