KAHN CHE ABBAIA - “NON HO ALCUNA RESPONSABILITÀ PUBBLICA, NON SONO PIÙ CANDIDATO, MAI STATO CONDANNATO. PERCHÉ ALLORA QUESTA MORALIZZATRICE CACCIA ALL’UOMO? LASCIATEMI IN PACE!” - POI BUTTA LA’: “CI SONO MOLTE ‘SERATE’ A PARIGI TRA ADULTI CONSENZIENTI, SARESTE SORPRESI DI INCONTRARE CERTE PERSONE…MA QUELLO CHE VALE PER UN IMPRENDITORE, UNO SPORTIVO O UN ARTISTA NON VALE PER UN POLITICO. HO SBAGLIATO”…

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Annalena Benini per "Il Foglio"

La rabbia di Dominique Strauss-Kahn vorrebbe esplodere, e lui la tiene a freno con molta fatica (tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lui, ci sono i vincoli del processo civile "che mi impediscono di raccontare la mia verità", racconta oggi sul Point, nella prima intervista dopo l'apparizione televisiva di un anno fa in Francia, quando ringraziò la moglie Anne Sinclair e chiese scusa per "una colpa morale": sesso con cameriera, hotel di New York, accusa di stupro, sei giorni di carcere, sei milioni di cauzione, archiviazione del caso; ma era solo il più spettacolare degli scandali che hanno poi travolto DSK anche in Francia).

"Non ho alcuna responsabilità pubblica, non sono più candidato a nulla, non sono mai stato condannato, né in Francia né in un altro paese. Di conseguenza, non c'è alcuna ragione perché io sia l'oggetto di un attacco mediatico che, certi giorni, sembra una caccia all'uomo. Non sopporto più chi si arroga il diritto di abusare della mia situazione e delle inchieste giudiziarie su di me (a torto) per violare la mia privacy e lanciarne ai quattro venti brandelli, reali o inventati, sotto il pretesto di non so quale trasparenza moralizzatrice. Lasciatemi in pace!".

Ma non è ancora un uomo completamente libero, la cameriera del Sofitel gli ha intentato una causa civile ("pensano che io sia ricco, ma non lo sono") e per le feste a luci rosse al Carlton Hotel di Lille rischia una condanna per "sfruttamento della prostituzione": ma la sua battaglia, adesso che non è più uno stupratore da foto segnaletica, adesso che ha perso quasi tutto ma ha già "grandi progetti internazionali" (e una nuova fidanzata), è sul "comportamento libero fra adulti consenzienti".

Come durante l'interrogatorio davanti a un giudice istruttore trentenne e donna, lo scorso marzo, in cui lui spiega a lei, innocente e scandalizzata, che cos'è il libertinaggio: "Nel libertinaggio non esiste un oggetto, ma solo due soggetti che desiderano partecipare". E l'abbigliamento indecente di queste signore non significa prostituzione, e il cinema e i romanzi sono pieni di ragazze ventenni che fanno sesso, consenzienti, con sessantenni (come DSK) senza che la differenza di età e le autoreggenti trasformino loro in prostitute e lui in uno sfruttatore della prostituzione.

E' molto complicato dare lezioni al mondo su cosa sia la libertà, da una posizione così compromessa, quando quelli del suo (ex) partito non possono farsi vedere con lui, quando a ogni angolo spunta una guêpière, o una donna in lacrime che giura di essere stata molestata, quando una moglie se ne va esasperata (non prima di avere denunciato, anche lei, l'insopportabile intento moralizzatore delle femministe che le ordinavano di divorziare per salvare la propria dignità di donna libera).

DSK muore dalla voglia di raccontare nei particolari le notti parigine, fare i nomi dei suoi compagni di avventure. "Ho sempre pensato che avrei potuto vivere la mia vita personale come volevo, senza che incidesse sull'esercizio delle mie responsabilità: ci sono molte serate a Parigi per cose come queste, sareste sorpresi di incontrare certe persone... Sono stato naïf, per non dire di più. Quello che vale per un imprenditore, uno sportivo o un artista non vale per un politico, ho sbagliato". La linea è limpida: io sono stato sciocco, voi siete stati feroci bacchettoni moralizzatori.

 

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