“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
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Dopo le nomine pubbliche del governo Renzie, che hanno rimescolato le carte ai vertici delle controllate statali italiane, la stampa estera punta i fari soprattutto verso il gruppo petrolifero Eni, dove l'interno Claudio Descalzi si prepara a sostituire l'amministratore delegato Paolo Scaroni. "Descalzi - si legge nella "Lex Column" del "Financial Times" - ha il rispetto della comunità finanziaria.
Tuttavia, gli azionisti dell'Eni che hanno visto il loro investimento, l'anno passato, crescere in linea con l'Msci World Energy - più 11% - possono puntare a qualcosa di più negli anni a venire". Descalzi, aggiunge l'"Ft", dovrà occuparsi delle relazioni con il Kazakhstan e la Russia, che fornisce più di un terzo del gas italiano, e "navigare nei rapporti talvolta travagliati con Libia e Algeria". Scaroni, dice il quotidiano straniero, "ha già coltivato con successo questi rapporti, ma Descalzi ora deve sperimentare la crescita anche altrove".
Anche il "Wall Street Journal" si concentra sull'Eni. Secondo il quotidiano, rimuovendo Scaroni, Renzi ha estromesso dalla stanza dei bottoni del potere italiano uno degli uomini d'affari più longevi e politicamente connessi, che Silvio Berlusconi aveva nominato nove anni fa.
Secondo il "Wsj", negli anni di Scaroni, il gruppo petrolifero del Cane a sei zampe ha messo a segno una serie di scoperte nel campo del petrolio e del gas, ad esempio in Mozambico e nella Repubblica del Congo, evitando, diversamente da alcune concorrenti, le acquisizioni nel segmento degli idrocarburi da scisti. "Scaroni - scrive il quotidiano straniero - ha radicato Eni in paesi difficili, come la Libia, abbandonati da altri concorrenti, puntando su condizioni contrattuali più favorevoli".
Tuttavia, "i successi sono stati offuscati da vicende legali che hanno pesato sul titolo azionario". Il caso più spinoso ha riguardato Saipem, partecipata da Eni al 43% e indagata in Italia per il presunto pagamento di tangenti in Algeria. A questo punto, la nomina di Descalzi, secondo il "Wsj", "premia la strategia attuale basata sull'esplorazione in mercati di frontiera, ma il nuovo ad non potrà accontentarsi della continuità ". Diverse sfide, infatti, lo attendono: l'avvio della produzione nel sito di Kashagan, le interruzioni in Nigeria e Libia e, più a lungo termine, lo sviluppo delle riserve in Mozambico.
Al di là dell'Eni, il "Financial Times" torna poi sulla questione delle nomine in generale e, in un editoriale dall'eloquente titolo "Il massacro della vecchia guardia italiana", osserva: "Per decenni un'importante fonte di influenza per i politici italiani è stato il potere di nominare i vertici di aziende come Enel o Finmeccanica. Renzi doveva scegliere se agire come i suoi
predecessori, usando le nomine per ricompensare i propri alleati, o se nominare manager competenti.
Il premier - prosegue l'"Ft" - non si à tirato indietro davanti alla sfida, e ha scelto vertici nuovi e dinamici, che non appartengono alla vecchia guardia italiana". Inoltre, aggiunge l'"Ft", "è un fatto notevole, data la cultura conservatrice del mondo economico italiano, che Renzi abbia scelto tre donne per la presidenza di Eni, Enel e Poste".
E cioè, rispettivamente, Emma Marcegaglia, Patrizia Grieco e Luisa Todini. In particolare, in un articolo dal titolo "Le donne in prima linea mentre l'Italia imprenditoriale cambia", l'"Ft" sostiene che la mossa di Renzi "che salta più agli occhi sia stata di promuovere tre donne al ruolo di presidente".
CLAUDIO DESCALZIPaolo Scaroni sito del financial times THE WALL STREET JOURNAL MARCEGAGLIA
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