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VI PIGLIASSE UN GOLPE! - ERDOGAN: ''POTENZE STRANIERE COINVOLTE NEL TENTATIVO DI COLPO DI STATO” - L’ATTACCO ALLA FRANCIA: "PARIGI SI FACCIA GLI AFFARI SUOI" - RESTA ALTA LA TENSIONE CON GLI USA - AMNESTY DENUNCIA: "TORTURE ESTESE SUI MILITARI DETENUTI" - LA MERKEL: "SIAMO PREOCCUPATI"

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ERDOGANERDOGAN

Paolo Brera per “la Repubblica”

 

«Potenze straniere» potrebbero essere state «coinvolte nel tentativo di colpo di Stato» in Turchia: ad Ankara, dove è rientrato ieri per la prima volta dopo il golpe fallito, il presidente Recep Tayyp Erdogan ha gettato sul tavolo il sospetto destinato ad alzare ulteriormente il livello della crisi. Senza fare nomi, per ora. Al termine di una riunione fiume del Consiglio di sicurezza nazionale, il presidente ha scelto un’intervista ad Al Jazeera per rivelare la nuova direzione delle indagini.

 

E per ribadire di essere pronto a «instaurare la pena di morte» se il Parlamento la approverà, indipendentemente dall’avvertimento ricevuto da Bruxelles secondo cui non ci sarà spazio in Europa per un paese che la preveda: «Se l’Unione europea rispetta la democrazia, rispetterà la volontà del popolo turco». E poi, rivolto al ministro degli Esteri francese Ayrault che lo aveva criticato: «Si faccia gli affari suoi». Stesso concetto esteso all’agenzia di ratings Standard and Poor’s che minaccia di tagliare il rating turco.

GOLPE FALLITO IN TURCHIAGOLPE FALLITO IN TURCHIA

 

Poco dopo, un altro annuncio shock: Erdogan ha introdotto lo stato d’emergenza per tre mesi. Entrerà in vigore non appena sarà pubblicato sulla gazzetta ufficiale e permetterà a presidente e governo di bypassare il Parlamento per l’approvazione di nuove leggi e di limitare o sospendere diritti e libertà ove lo ritengano necessario.

 

Intanto continuano gli arresti e i licenziamenti in massa. Ieri è toccato ancora alla scuola, altri 6.538 docenti delle scuole pubbliche hanno perso il posto e sono sotto indagine. Il rettore dell’Università di Gazi ad Ankara, Suleyman Buyukberber, è stato arrestato. Con una misura senza precedenti, agli accademici è stato imposto il divieto di espatrio, e chi si trova all’estero è stato richiamato in patria.

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Sono scattate manette anche per 113 giudici, tra cui due membri della Corte costituzionale. «Gli arresti non sono finiti, non siamo ancora arrivati in fondo: nei prossimi giorni arriveranno i nomi di altre persone coinvolte», dice Erdogan. Le prime confessioni sono già arrivate: ieri il colonnello Levent Turkkan, consigliere del capo di Stato maggiore, ha ammesso di essere membro della rete gulenista, considerata formalmente una “organizzazione terroristica” dalle autorità e dalla magistratura turche. Agli inquirenti avrebbe rivelato i dettagli dell’attacco, con il tentativo fallito di convincere i vertici dell’esercito a tradire il presidente.

 

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Ma le indagini sono un altro fronte di preoccupazione per i diritti umani: secondo Amnesty International, almeno in una caserma di polizia di Ankara si sono verificate “estese torture” nei confronti dei militari arrestati. Intanto, un altro dirigente pubblico licenziato si è ucciso: ieri è toccato al capo della polizia di uno dei distretti di Ankara, la sua morte segue quella del governatore provinciale.

 

La situazione è sempre più delicata. Ieri la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha telefonato al presidente Erdogan esprimendo tutta la sua preoccupazione, mentre il segretario di Stato americano John Kerry ha ribadito l’aiuto per le indagini e l’appoggio alla Turchia contro il golpe. Ma i rapporti diplomatici Turchia- Usa restano complicati:

 

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«Dobbiamo mantenere separate le questioni che riguardano la base aerea di Incirlik da quelle relative a Gulen», dice Erdogan ribadendo che forniranno tutte le prove necessarie ma chiedono l’estradizione del predicatore: «Sarebbe un errore, se non ce lo consegnassero».

 

«Ci diano le prove, non le accuse », replica Kerry. Con la folla di uomini barbuti e donne velate che continua ogni sera a riunirsi nelle strade e nelle piazze per sostenere l’islamismo di governo, continuano i segni anche fisici del post golpe: ieri a Istanbul le autorità hanno demolito l’edificio considerato il quartier generale dei golpisti.

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Nel complesso, le epurazioni ormai sfiorano quota 60mila, e diecimila gli arresti.