DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Maurizio Stefanini per "Libero"
Più mercato, proprietà ai contadini, inizio del superamento del sistema del figlio unico obbligatorio: sarebbero queste le «riforme senza precedenti » che il Partito Comunista Cinese aveva preannunciato per il «Terzo Plenum» del suo 18esimo Comitato Centrale, e che ora si intravedono dopo che l'evento c'è effettivamente stato.
Si intravedono, nel senso che molte cose vengono suggerite ma quasi niente esplicitato, al termine di un incontro che peraltro come da tradizione è avvenuto a porte chiuse tra i «circa 400 membri di alto livello del Partito» convocati lo scorso sabato.
COME DENG
Però è effettivamente tradizione che nei Terzi Plenum dopo il Congresso vengano annunciate le riforme epocali. Avvenne nel 1978, quando Deng Xiaoping lanciò le parole d'ordine della modernizzazione e del pragmatismo. Avvenne nel 1993, quando con l'annuncio dell'«economia socialista di mercato» Zhu Rongji iniziò lo smantellamento di una parte delle società di Stato, permettendo anche la nascita di un sistema bancario moderno.
Avvenne nel 2008, quando si iniziò a ridiscutere sul rapporto tra la rampante Cina urbana e una campagna ancora in larga parte in condizioni da Terzo Mondo. I sinologi spiegano che è perché mentre il primo incontro plenario della nuova leadership è convocato per assistere alla transizione del potere, è col secondo che si fa il passaggio effettivo di consegne, in modo che solo dal terzo che si scoprono le carte dei nuovi padroni del Paese.
Un po' come la superstizione sulla disgrazia che toccherebbe al terzo che si accende una sigaretta con lo stesso cerino: nata nelle trincee della Grande Guerra, in cui il cecchino individuava l'obiettivo alla prima luce, prendeva la mira alla seconda e sparava alla terza. I tre documenti chiave approvati non sono stati in realtà pubblicati, ma l'agenzia ufficiale Xinhua ha anticipato che «il mercato giocherà un ruolo decisivo nell'assegnazione delle risorse in Cina», anche se l'impresa di Stato continuerà a esercitare un ruolo importante.
«La proprietà privata e la pubblica costruiscono entrambe il fondamento dell'economia socialista di mercato», ha pure scritto la Xinhua, che inoltre promette un miglioramento del sistema giudiziario per «perfezionare la protezione dei diritti umani». Formule vaghe e politiche probabilmente ancora in gran parte da definire dal momento che saranno create due nuove super-commissioni.
La prima, la Commissione per la sicurezza statale composta da quadri di alto livello del Partito, dovrebbe funzionare come una Agenzia per la sicurezza nazionale per gestire le politiche estere e militari. La seconda sarà invece una Commissione per la riforma profonda dell'economia, che avrà i suoi vertici nel Politburo e dovrebbe lanciare la «ristrutturazione» dell'economia nazionale, considerata «troppo fragile».
Altre informazioni arrivano dal giornale Caixin, secondo il quale la leadership comunista avrebbe inoltre approvato una significativa modifica alla legge sul figlio unico, da tempo in discussione non solo per le crudeltà che comporta, ma anche perché rischia di far collassare tutto il sistema del welfare. In pratica, alle coppie cinesi sarà permesso avere un secondo bambino se entrambi i genitori sono figli unici.
IL PCC NON SI TOCCA
Rimane invece il monopolio del Partito Comunista, a riprova del fatto che il Terzo Plenum non riforma per spirito di progresso, ma per mera necessità . In questo momento il mantenimento di un elefantiaco settore pubblico fonte di potere e prebende per i membri della nomenclatura sta però sempre più danneggiando la crescita economica, col provocare sovrapproduzione, inquinamento, corruzione e debiti.
E proprio il dirottare le risorse su imprese la cui produzione è selezionata dalla politica e non dalla domanda reale provoca il paradosso della coesistenza tra fenomeni tipicamente deflazionistici come i magazzini pieni di prodotti invenduti o i milioni di appartamenti costruiti e vuoti di fronte però a un'inflazione che è al 3,1%: e addirittura del 35% per i generi alimentari. La gente chiede cibo, lo Stato gli dà le case.
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