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BANDA ALLARGATA - ALLA PRIMA USCITA DA MINISTRO, VITTORIO COLAO SPIEGA LA SUA IDEA DI TRANSIZIONE DIGITALE. AL PRIMO PUNTO C’È L’AUMENTO DEI FONDI SULLA BANDA LARGA: “NON INVESTIREMO NEL DIGITALE PERCHÉ SIAMO DEI TECNOCRATI, MA PERCHÉ NEL 2030 LA QUALITÀ DELLA VITA, L' INCLUSIONE SOCIALE E UNA PIENA CITTADINANZA DIPENDERANNO DALLA NOSTRA CAPACITÀ DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA…”
Gabriele De Stefani per "La Stampa"
«Non investiremo nel digitale perché siamo dei tecnocrati, ma perché nel 2030 la qualità della vita, l' inclusione sociale e una piena cittadinanza dipenderanno dalla nostra capacità di innovazione tecnologica».
Vittorio Colao, alla sua prima uscita da ministro, delinea la sua idea di transizione digitale in cinque punti: banda larga «spendendo più del previsto», pubblica amministrazione, sanità, istruzione e cybersecurity.
Ospite di un convegno a distanza organizzato dall' Asvis sul Recovery Plan italiano, insiste su un concetto: «Possiamo discutere di progetti e allocazione delle risorse, ma su una cosa non c' è scelta: bisogna fare in fretta. Nella mia vita professionale i miei riferimenti erano soci e cda, ora sono i giovani, che hanno bisogno di risposte immediate».
E così se Roberto Cingolani spiega di ragionare sull' Italia da qui al 2040 per la sua transizione ecologica, l' ex ad di Vodafone parla di una visione da trasformare in realtà entro il 2030, cioè subito. Con piani di transizione dinamici, modificabili agilmente e trasversali: è il senso dei due super-dicasteri che, nelle intenzioni dell' esecutivo, dovranno dare la svolta al Paese. Non a caso Colao cita la collaborazione necessaria con diversi colleghi, dalla Pubblica Amministrazione alla Sanità.
ROBERTO CINGOLANI ENRICO GIOVANNINI
Il faro, per tutti, è la sburocratizzazione, «perché la vera transizione che serve è quella normativa, in questo Paese non mancano le idee, ma la capacità di farle uscire dalle nicchie e le condizioni per metterle a frutto: servono hub pubblico-privati e perimetri dedicati all' innovazione in cui si possa andare oltre le norme attuali e far camminare i progetti».
L' agenda di Colao muove dalla banda larga, all' incrocio tra crisi economica e diseguaglianze sociali: «Con la pandemia, in alcune aree del Paese è connesso il 90% delle scuole, in altre il 60%: significa che l' esclusione è quattro volte maggiore, è terribile, si creano gap nell' apprendimento che iniziano ad essere visibili dopo sole otto settimane - prosegue Colao -. E invece nelle zone più in difficoltà, penso al Mezzogiorno, la tecnologia deve essere uno strumento per accorciare le distanze».
VITTORIO COLAO AL QUIRINALE CON IL TROLLEY
Dal digitale passa anche l' evoluzione della pubblica amministrazione attraverso cloud e analisi dei dati per migliorare in tempo reale servizi e politiche pubbliche, «perché - ragiona il ministro manager - siamo tutti abituati ad accedere a servizi sicuri e intelligenti delle imprese private e a dare per scontato che ciò non debba accadere con lo Stato: è un freno decisivo allo sviluppo, che va tolto anche investendo sulle carriere e la formazione dei dipendenti pubblici, come immagina il ministro Brunetta».
vittorio colao agli stati generali
Un tema, quello della formazione, che attraversa tutta la svolta digitale: «L' Italia ha punti di eccellenza nell' innovazione, ma bisogna investire di più nelle competenze tecnologiche, sia nelle università che negli Its che all' estero si stanno rivelando un pilastro della formazione tecnica. Il punto - chiarisce Colao - è portare a terra le idee e i progetti di questo Paese, che spesso restano chiusi in piccole nicchie o finiscono all' estero».
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