LA VOLPE E L’IVA: LETTA PRENDE TEMPO, MA SULL’AUMENTO IL GOVERNO RISCHIA GROSSO

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Roberto Petrini per "La Repubblica"

Scoppia la guerra dell'Iva all'interno della maggioranza. Il pacchetto di misure estive, denominato "decreto del fare", conterrà una serie di provvedimenti su semplificazioni, liberalizzazioni e lavoro, ma non prevede al momento il blocco dell'aumento dell'imposta sui consumi già innescato dal prossimo 1° luglio.

Il vertice di maggioranza di ieri a Palazzo Chigi, cui hanno partecipato con il premier Letta, il vicepremier Alfano, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Patroni Griffi, e i capigruppo dei tre partiti che sostengono l'esecutivo (Pd, Pdl e Scelta civica), non ha sciolto il nodo dell'"ingorgo fiscale" estivo. «Il punto sull'Iva non è stato indicato durante il vertice», ha riferito al termine della riunione il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda.

Lo stesso Enrico Letta nel corso dell'incontro avrebbe invitato il Pdl alla «cautela» proprio perché «bisogna valutare le risorse necessarie». «Ci stiamo lavorando - ha dichiarato dal canto suo il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni - . Manterremo gli impegni che abbiamo preso sia sul fronte dell'Iva che dell'Imu, ma vogliamo evitare di cadere nell'ottica di dover ogni giorno introdurre una misura nuova. Svaluta tutto quello che è stato fatto finora».

Il nulla di fatto sul congelamento dell'Iva riflette le diverse posizioni della maggioranza, ma è anche la conseguenza di una posizione sempre più preoccupata del ministro dell'Economia Saccomanni. Così tra gli «alleati» di governo la temperatura sale. Il responsabile per l'Economia Matteo Colaninno, è a favore del blocco dell'aumento, ma avverte che servono «tempo e misura».

Si scatena il Pdl che tira dentro il ministro dell'Economia: «Meno parla e meglio è. E' un tecnico», attacca il capogruppo alla Camera del Pdl Brunetta che evoca «ambiguità» e «incertezze» sulla strada dell'Iva. Svela il vero problema la difesa del ministro dell'Economia affidata da Scelta Civica a Benedetto Della Vedova: Saccomanni, replica, «deve invece parlare e dire le sue verità scomode sui conti pubblici».

Così, per ora, si tenta di superare il difficile passaggio concentrando l'attenzione sul provvedimento che sarà varato prima del Consiglio europeo del 27-28 giugno. Nel menù norme a «costo zero», o quasi, con l'accorpamento in due sole date degli adempimenti burocratici e fiscali (1° gennaio e 1° luglio), la cancellazione del «770» mensile (il modello con cui le imprese pagano contributi e tasse per i dipendenti), oneri più leggeri per la sicurezza sul lavoro, potenziamento del fondo di garanzia per il credito, sconti fiscali per le infrastrutture, una riedizione della legge Sabatini per incentivare gli investimenti in macchinari industriali.

Parallelamente il ministro per il Lavoro Giovannini annuncia entro giugno un «segnale forte» per l'occupazione dove saranno determinanti i fondi europei. Tutte misure che non peseranno sul deficit perché il vero scoglio è nei conti pubblici e la posizione di Saccomanni che alle richieste di denaro risponde sempre più spesso «no» a quello che definisce l'«helicopter money».

Già in Parlamento alcune coperture ai provvedimenti sono state un po' tirate: come i 100 milioni recuperati dalla Libia e l'aumento dell'Iva per merendine e gadget dei giornali per il bonus energia. Sul fronte delle spese hanno trovato nuovamente posto 500 milioni per l'autotrasporto e 420 milioni di maggiori compensazioni fiscali. Tanto basta per lanciare l'allarme. Che viene supportato da una fonte «esterna»: a quanto risulta secondo l'ex ministro dell'Economia Tremonti il deficit- Pil sarebbe già al 4 per cento.

 

 

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