VOTARE, NO-NO! - LO SCONFORTO DELLE URNE: AFFLUENZA IN CALO, A ROMA MENO 5 PUNTI

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1. A ROMA ALLA STESSA ORA HA VOTATO IL 9,32% DEGLI AVENTI DIRITTO, CINQUE PUNTI IN MENO RISPETTO ALLE PRECEDENTI OMOLOGHE
Ansa.it

Seggi aperti, dalle 8 di questa mattina, in 564 Comuni d'Italia, con circa 7 milioni di cittadini chiamati alle urne per scegliere i rispettivi sindaci e i consigli comunali. Si vota anche in Valle d'Aosta per il rinnovo del Consiglio regionale.

Le elezioni comunali riguarderanno, fra gli altri, due comuni capoluogo di regione: Roma e Ancona, e 14 capoluoghi di provincia: Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Isernia, Lodi, Massa, Pisa, Siena, Sondrio, Treviso, Vicenza e Viterbo. Si può votare oggi fino alle 22, e domani, lunedì 27 maggio, dalle 7 alle 15.

Seggi aperti solo oggi a Pergine Valsugana (Trento), per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale, con eventuale turno di ballottaggio domenica 9 giugno. In tutti gli altri Comuni dove si vota, in caso di ballottaggio per l'elezione dei sindaci, si voterà domenica 9 giugno, sempre dalle ore 8 alle 22, e lunedì 10 giugno, dalle 7 alle ore 15.

COMUNALI ROMA, ALLE 12 HA VOTATO 9,32%, MENO 5 PUNTI - Alle 12 ha votato a Roma il 9,32% degli aventi diritto, cinque punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando votò il 14,61%.

COMUNALI: ALLE 12 HA VOTATO L'11,57%, IN CALO - Per le elezioni comunali la percentuale di votanti rilevata alle ore 12 di oggi è stata dell'11,57%, oltre quattro punti in meno rispetto alle precedenti omologhe quando i votanti furono il 16,15%. Lo si apprende dal sito del Viminale.

2. LO SCONFORTO DI (E)LEGGERE L'ITALIA ALLA LUCE DELLE AMMINISTRATIVE
Mattia Feltri per "La Stampa.it"

Le elezioni amministrative di oggi e domani sono un modo di guardare in faccia all'Italia, un Paese in cui basta percorrere dieci chilometri per trovarsi immersi in un mondo diverso. Si pensa a Roma, dove meglio si respira il declino delle leadership e prevale una resistenza passiva che finirà col favorire il voto più conservativo, che sia di destra o di sinistra.

Si pensa a Siena, il modello dell'autarchia danarosa e immutabile, infine travolta non soltanto dalle sue spietate faide risorgimentali ma anche dal vento globale che soffia da un bel po', e al quale la banca del territorio non è più in grado di resistere.

Si pensa a Imperia, la capitale planetaria dell'inciucio dove rossi e neri (ex Ds ed ex An) si mettono insieme pur di abbattere il vecchio ras, Claudio Scajola, il ministro che ha attraversato la prima e la seconda Repubblica, e aspetta il tracollo dell'inciucio per mettere il naso in un'eventuale terza.

Si pensa ad Ancona, la repubblica marinara che non si capacita della marginalizzazione del suo porto, dell'economia che segue altre tratte, di altri mari diventati più appetibili, e di un futuro che riserva crisi e cassa integrazione.

Si pensa a Treviso, dove il nuovismo della seconda Repubblica ha avuto il suo perfetto compimento, fra geremiadi omofobe e xenofobe che avevano lo scopo di occultare un successo amministrativo e di integrazione razziale e che però, come a Siena, prosperava su un localismo adesso anacronistico. Si pensa a Brescia, dove il derby eterno fra centrodestra e centrosinistra trova la massima realizzazione e ha l'aria di essere perpetuo.

Si pensa, ancora, ai grillini che indietreggiano, boccheggiano, un po' perché il governo locale lo si affida ai dilettanti meno volentieri di quanto gli si affidi un seggio in Parlamento, un po' perché là i sondaggi danno Beppe Grillo e il suo sogno in flessione ovunque. Si vedrà davvero come stanno le cose da lunedì pomeriggio alle 15, l'ora in cui chiuderanno i seggi e cominceranno gli spogli in due capoluoghi di Regione, quattordici di provincia, 563 comuni e per sette milioni di elettori.

 

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