DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Alberto Mattioli per "la Stampa"
Il solito risultato delle finali troppo attese: pareggio. Però fra François Hollande e Nicolas Sarkozy non è stato una partita scialba. Nonostante la tensione, sprazzi di bel gioco (e talora un sano catenaccio) si sono visti. E' solo mancato il colpo del ko. E il pareggio a Hollande, tutto sommato, va bene; a Sarkò, indietro nelle intenzioni di voto (di otto o di sette punti, dipende dai sondaggi), no.
Si parte puntualissimi alle 21, diretta su Tf1 e France2. Arbitri, inamidati anche loro, i telegiornalisti Laurence Ferrari e David Pujadas. Sugli spalti dei tinelli francesi, attesi circa venti milioni di spettatori. I due campioni sono vestiti allo stesso modo: abito scuro quasi nero, camicia bianca, cravatta pure scura, un po' meno quella di Sarkò, un po' di più quella di Hollande. All'inizio, nervosissimi: sembra che abbiano inghiottito una scopa. Mani intrecciate sul tavolo, molto mitterrandiane, per tutti
Poi Sarkò inizia a gesticolare e non la smette più, Hollande cerca di sorvegliarsi. E' chiaro che studia da Président, anche come contegno. L'atteggiamento è quello che ci si poteva aspettare o, conoscendo i nostri eroi, temere. Chi ascoltasse queste filippiche senza sapere chi le pronuncia penserebbe che il Presidente uscente sia Hollande e lo sfidante Sarkozy, secondo la curiosa inversione di ruoli che ha segnato tutta la campagna, dove ad attaccare è sempre stato il Presidente candidato e a schivare il candidato Presidente.
Però chi si aspettava il solito superSarkò arrembante e dilagante davanti a un Hollande alluvionato di parole viene smentito. Certo, Sarkò fa Sarkò. Ma il socialista, soprannominato «Flanby» come un celebre budino e considerato «molle» da molti e soprattutto dai suoi cari nemici di partito, invece, si batte. Stasera il crème caramel è durissimo.
Contenuti? I soliti. Nessuno ha tirato fuori un'idea nuova, anche perché a quattro giorni dal voto ormai le idee sono finite. Hollande incalza sul bilancio del Presidente, che replica da destra: «Non ho solo meriti, ma non sarò il solo colpevole». Controreplica da sinistra: «Signor Sarkozy, lei farà fatica a passare per una vittima!». E poi: «Capisco che le cifre (della disoccupazione, ndr ) non le facciano piacere, ma ne fanno meno ai disoccupati!». Sono budini amari...
La parte sull'economia è francamente noiosa: il solito tira e molla sulle cifre, dove ognuno tira le statistiche al suo mulino. «Qualsiasi cosa succeda, lei è contento!», attacca Hollande. «Non siamo al concorso delle barzellette», ribatte Sarkò. Su petrolio, nucleare, bollette del gas e dell'elettricità si litiga molto ma si capisce poco. Idem sul deficit, su chi l'ha scavato e sul modo di colmarlo. «Lei aiuta i ricchi» (Hollande a Sarkò), «Lei vuole meno ricchi, io meno poveri» (Sarkò a Hollande), «Lei mente!» (entrambi, a ripetizione): i ritornelli sono i soliti.
Uno dei battibecchi riguarda, guarda caso, Berlusconi. Si parla dei Paesi europei in difficoltà e Hollande ci mette anche l'Italia, colpa «del suo amico Berlusconi». «Non è mio amico», replica Sarkozy. Hollande: «Ah, sì, e di che partito è? Non è del Ppe?». Sarkò: «Non è del mio partito». Povero Silvio, nessuno lo ama.
Peccato solo che le regole vietino di inquadrare un interlocutore quando parla l'altro: lo spettacolo ne soffre. Dopo quasi due ore, al cronista arriva un sms di qualcuno che di spettacolo se ne intende. E' Stéphane Lissner, sovrintendente della Scala. Verdetto: «Match nul: zero a zero». Palla ai francesi.
SARKOZY E HOLLANDE GIOCANO A CALCIOHOLLANDE E SARKOZYNICOLAS SARKOZY VEDE ARRIVARE LA SCONFITTAHOLLANDE E I SUOI SOSTENITORI ALLO STADIO DI BERCYveltroni e hollandeSARKOZY E BERLUSCONI
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