ZACCAGNINI: VITA E OPERE E LOTTE DI LEROJ JONES, ALIAS AMIRI BARAKA, UNICO POETA STATUNITENSE FINITO IN PRIGIONE PER AVER SCRITTO UNA POESIA

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Paolo Zaccagnini per Dagospia - http://modestproposalz.blogspot.it

Il popolo del blues piange. In silenzio. Commosso e triste. Come il blues. E' morto Amiri Baraka, alias Leroj Jones. Uno vero. Unico poeta statunitense fInito in prigione per aver scritto una poesia. Nel 1967, durante le rivolte di Newark della popolazione nera contro quella bianca, e che lui chiamava "la ribellione", venne picchiato selvaggiamente e messo in isolamento.

Durante il successivo processo il giudice lesse alcuni versi di una sua poesia - "tutti i negozi apriranno se direte le parole magiche. Le parole magiche sono: spalle al muro, fottitore di tua madre, questa e' una rapina". Il giudice lo condanno' a tre anni di carcere che poi il giudizio d'appello cancellò.

Nel '79 venne arrestato di nuovo, e ancora da un poliziotto di colore, per una violenta lite in strada con la moglie. Fu condannato a 48 fine settimane di lavoro socialmente utile nella Harlem Correcional Facility. Ed e' proprio li' che scrissse il suo libro piu' famoso, L'autobigrafia di Leroj Jones, con Amiri Baraka. Cioe' lui stesso. Come dichiaro' piu'tardi "non vedevo l'ora che arrivassero questi fine settimana".

In questi ultimi anni ha girato il mondo per festival letterari, recitando la sua poesia con accamapgnamento musicale. Venne anche in Italia, quando assessore alla Cultra era l'architetto Renato Nicolini che aveva organizzato il Festival dei Poeti sulla spiaggia di Castelporziano. Evento indimenticabile. Essendo fresco laureato in letteratura americana e fervidissimo suo ammiratore, andai a sentirlo, e quando me lo trovai davanti non potei che gettarmici tra le braccia. In quel momento il fortunoso palco crollo' e non vidi piu' Amiri. Ma tenni sempre la sua poesia nel mio cuore.

Ribelle e intellettuale vero. Lascio ai critici, musicali e letterari, e ai tuttologi il giudizio per la Storia, io ricordo le emozioni che lui, Malcolm X e Frantz Fanon davano a me, e a quelli allora come me. La voglia di cambiare. Tutto e subito. Gli Stati Uniti sono partiti da Frederick Douglas, autore di "Autobigrafia di un schiavo", e sono finiti con Barack e Michelle Obama.

Nel '67 cambio' nome e sposo', con una cerimonia matrimoniale Yoruba, Sylvia Robinson, da allora Amina. Tornarono dove era nato, a Newark, la loro casa divenne un centro culturale aperto a tutti. The Spirit House. Da poeta laureato in New Jersey scrisse, dopo l'attacco alle Twin Towers, ‘'Somebody blew up America'', Qualcuno ha fatto esplodre l'America, dove suggeri' che forse il governo statunitense sapeva ben in anticipo I piani dell'attacco suicida.

Seguirono odiose quanto false, accuse di antisemitismo, l'allora governatore del New Jersey, James McGreeey, gli chiese di rassegnare immediatamente il posto di poeta laureato. Dimissioni rifiutate sdegnosamente, e secondo me giustamente, da Baraka/Jones. Risultato? Abolito il posto di poeta laureato del New Jersey.

Aveva litigato con parecchi, notoriamnte con James Baldwin con cui nel 1966 aveva scritto il libro di saggi intitolato ‘Home', salvo poi riconciliarsi. Langston Hughes, lui e James Baldwin: la poesia nera statunitense. E Toni Morrison. Lo piangeranno, insieme a noi, Amina e cinque figli, le figlie Lisa e Kellie, avute da precenti legami, e Dominique, nata dalla poetessa beat Diane Di Prima. Anche lei formidabile.

Il miglior modo per rendere omaggio a questo uomo speciale, a questo poeta delle genti, a questo rivoluzionario del verso, questo uomo nero formidabile e unico, che non sapeva cosa voleva dire la prola "compromesso"? Se trovate una libreria entrate e conprate subito ‘'Il popolo del bliues''. Amerete lui, il blues e il jazz. E lo rimpiangerete, oh, se lo rimpiangerete. Amiri/Leroy, ‘'La prossima volta il fuoco", come recitava in italiano una raccolta di sue famose poesie.

 

 

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