QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI…
Fabio Martini per "la Stampa"
Persino il "nuovo" Enrico Letta, decisionista come non lo era mai stato nella sua vita precedente, sul dossier-città si è preso tempo: «Ogni giorno ce n' è una nuova, ma sulle amministrative di ottobre mi sono preso una settimana». Letta lo sa: sul voto nelle cinque grandi città (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna) previsto ad ottobre il nuovo segretario non può permettersi errori: sulla campagna d' autunno si gioca una parte del proprio futuro.
E ha già scoperto che in tre delle cinque città la situazione è confusa e potenzialmente pericolosa. Per venirne fuori, Letta sta coltivando l' idea di calare un "tris d' assi", ma prima di farlo, vuole preparare il terreno.
Partendo da scoperte inattese. La prima riguarda Roma: leggendo i sondaggi fatti ad arte (di solito quelli che non sono resi pubblici) si scopre che Virginia Raggi, a dispetto della cattiva "stampa", nelle periferie gode di una popolarità che può proiettarla al secondo turno. E da un sondaggio riservatissimo (commissionato dal Pd dieci giorni fa) emerge che c' è un solo candidato in grado di battere sia la sindaca che il centro-destra. Il suo nome è Nicola Zingaretti.
La seconda "notizia" riguarda Napoli: non è vera la diceria secondo la quale il presidente della Camera Roberto Fico sarebbe indifferente all' idea di diventare sindaco, perché è vero il contrario: gli piacerebbe assai. Fico, come ha confidato a quattr' occhi a Letta, non sta brigando, ma è legatissimo alla sua città e gli piacerebbe diventarne il sindaco.
La terza "notizia" riguarda Torino: il Pd locale, che in questi anni ha condotto una battaglia persino a colpi di carte bollate contro la sindaca Chiara Appendino, è asserragliato su un candidato di partito: gli sherpa di Letta si sono mossi proprio per rompere questo schema che può portare alla sconfitta. Facendo pervenire in questi giorni un' istanza informale (ma forte) al personaggio in grado di chiudere la partita per indiscusso prestigio: il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco.
E proprio partendo da questi "semilavorati" - tipici del Pd della stagione appena conclusa - Letta sta preparando lo schema di gioco: «Se si va da soli si perde: un discorso comune con i Cinque stelle significa avere candidati condivisi alle amministrative». In altre parole: la sintesi va trovata prima e non tra primo e secondo turno. Ove possibile. Per Napoli Letta sa che il Governatore De Luca è contrarissimo all' ipotesi di Roberto Fico. Ovviamente perché De Luca non vuole che siano altri a decidere a "casa" sua. E d' altra parte il Governatore è stanco di «fare il sindaco di Napoli come secondo lavoro».
De Luca pensa che Napoli abbia bisogno di un «sindaco che fa il sindaco» e per questo diffida di Fico. Il Governatore sa pure di poter contare sul rischio dell' "ingorgo" politico ed istituzionale che si aprirebbe per sostituire la terza carica dello Stato e in questo senso nessuno è in grado di misurare appieno la veridicità della voce che attribuisce al Quirinale una moderata freddezza sull' ipotesi di una staffetta a Montecitorio. Ecco perché gli sherpa di Letta, che vede bene Fico, stanno cercando di capire la fattibilità di un' altra candidatura che riesca a mettere d' accordo Pd e Cinque stelle: l' ex ministro dell' Università Gaetano Manfredi che fu chiamato al governo proprio da Giuseppe Conte.
Poi c' è Roma. Letta si è visto con Carlo Calenda, in campo da mesi e gli ha chiesto a quali condizioni sarebbe pronto a fare un passo indietro. E si è sentito rispondere con una domanda: «Ma Nicola che vuole fare? ». Nessuno lo sa. È proprio la domanda che Enrico Letta intende porgere a Nicola Zingaretti nei prossimi giorni.
Sperando in un sì. Al Pd pensano che il Governatore del Lazio sarebbe il solo candidato capace di prendere più voti di Virginia Raggi al primo turno ed accedere al secondo contro il candidato del centrodestra.
Ma «Nicola è del tutto imprevedibile», spiega un suo stretto collaboratore: per convincerlo, basterà un coro di tutti i capi del partito? Su Torino il misurato pressing del Pd (nazionale) su Guido Saracco può avvalersi di una carta in più: la prima a chiedere la disponibilità al rettore era stata Chiara Appendino. Cinque mesi fa.
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