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Estratto dell'articolo di Andrea Laffranchi per il “Corriere della Sera”
«Non mi sono goduto il successo del debutto. Vinsi il Discoverde al Festivalbar e durante la premiazione avevo il magone...». Estate 1984. Non era felicità quella di Raf sul palco dell’Arena di Verona. «Self Control», uno dei tormentoni di quell’estate, aveva portato l’italo disco nelle classifiche di tutto il mondo. Ma quel ragazzo magrissimo viveva male il successo.
«Da giovani ci si prende terribilmente sul serio — ricorda oggi il cantautore —. Uno timido come me già faceva fatica ad affrontare la popolarità. Certo, stavo già sui palchi ma la mia band e il basso mi proteggevano come una coperta di Linus. Venivo dal punk rock e venni annoverato nell’italo disco. “Che sto facendo?” mi domandavo. Mi sentivo commerciale, snaturato. Andavo in tv con occhiali da sole e palandrana per nascondermi». […]
In passato ha detto che «Self Control» le ha causato trami psicologici...
«Non così gravi da andare in terapia o da prendere farmaci, ma mi facevo mille pippe, mi sembrava di tradire lamia natura».
Pentito?
«No, ma se allora fossi stato uno dal carattere più deciso avrei detto no. Solo col senno di poi ne ho capito il valore. Col passare del tempo cambiano le prospettive, cambi tu, cambia il contesto».
[…] Torni con la memoria alla nascita del brano.
«Avevo conosciuto da poco Giancarlo Bigazzi (produttore e autore di brani da “Luglio” a “Montagne verdi” ai successi di Tozzi e Masini, ndr ) e avevo deciso di lasciare Londra, dove vivevo da un anno, per andare a lavorare con lui a Firenze. Scrivevamo molto, da un mio ritornello era partita l’idea di “Si può dare di più” che avrebbe dovuto essere la risposta italiana a Band Aid e Usa for Africa. Fra gli spunti di quel periodo c’era anche il riff molto rock di “Self Control” che avevo pensato per la mia band, i Cafè Caracas».
[…] Di che notti folli parla?
«Prima di Londra avevo vissuto per qualche mese a New York... Non andavo allo Studio 54, non me lo potevo permettere. Il mio era più un lavoro di immaginazione».
Avrà vissuto qualche notte fuori controllo...
«Più che altro volevo raccontare la sensazione che mi dava la notte, un modo alterato di concepire la vita. Erano anni in cui la trasgressione era più bonaria e non permeata da odio o violenza, il clima era peace and love ».
L’8 novembre al Forum di Assago ci sarà un concerto per celebrare questi 40 anni. Cosa sta preparando?
«Una scaletta dedicata, una nuova versione di “Self Control”, e ovviamente degli ospiti, a partire da Umberto Tozzi, un amico fraterno. Spero che il suo tour d’addio duri il più a lungo possibile».
Le vostre sono carriere con molti punti in comune, facevate le vacanze insieme: e le liti?
«Mai pesanti. Umberto è un uomo di pace, al limite sono io quello più caliente, ho il sangue terrone. Abbiamo avuto un momento in cui ci siamo sentiti poco, ma la nostra amicizia non è mai stata a rischio».
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