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Estratto dell’articolo di Natalia Aspesi per “Il Venerdì – la Repubblica”
Immagino che ne abbiano discusso a lungo e per un bel po': come fare una lussuosissima serie di ben dieci puntate, per di più ispirata a eventi reali, avendo come protagonista assoluto un cicciotto calvo, timidissimo e malinconico, che non fa neppure ridere, proprio il tipo che fa fuggire le donne, anche se ha inventato gli abiti più sontuosi al mondo? Mettergli vicino una donna che gli rubasse del tempo, oppure dimenticarsi della sua poca avvenenza e metterne uno qualunque, con un fascino quieto, giusto con un po' di indispensabile pancia?
La donna l'hanno trovata, ed è Juliette Binoche nella parte di Coco Chanel. E pure lui, il gran protagonista, l'attore australiano Ben Mendelsohn, vincitore di un Emmy, riesce a farci credere di essere, imbellito, quasi fascinoso, proprio come Christian Dior – in più persino con qualche capello in testa. La serie, disponibile dal 14 febbraio su Apple Tv+, si svolge in Francia, e i couturier sarebbero tutti francesi ma interpretati soprattutto da inglesi: che pasticcio!.
Ma alla fine ci sarà il trionfale, ridondante, meraviglioso, importabile New Look che dà il titolo alla serie, The New Look. Così lo chiamarono i giornalisti americani, assistendo nel febbraio del 1947, dentro l'affollato salottino al profumo di mughetto di Christian Dior, alla piccola e sensazionale sfilata di alta, altissima moda: […] Il New Look iniziava dalle donne, erano le donne che dovevano trionfare nelle meraviglie della nuova moda che proclamava il diritto, dopo la guerra, di coprirsi di metri e metri di tessuti preziosi a forma di corolla, enfatizzando la loro femminilità, fianchi opimi, vita di vespa e, soprattutto, a qualsiasi ora, l'indispensabile cappello, da giorno, da sera.
La nuova moda rivoluzionaria partiva dalla Francia, che nel '40 era stata occupata dai nazisti, anni di paura e violenza, di stupri e miseria. Una ventina d'anni dopo andai a una grande mostra parigina su Christian Dior, morto a 52 anni nel 1957 (a Montecatini Terme) e mi colpì il suo celebre modello "Bar" del '47, la giacca bianca di seta completamente foderata di tulle, quindi pesantissima, che mai, al tempo delle minigonne, avremmo desiderato.
La serie è prodotta da Todd A. Kessler (Damages) e io mi innervosisco subito. C'è la sorella di Dior, Catherine (Maisie Williams, la graziosa bambolina guerriera del Trono di Spade) che nel 1941 entra nella Resistenza perché si innamora di un uomo con tre figli, che si chiama Hervé des Charbonneries.
juliette binoche interpreta coco chanel
Non è che gli autori, tanto per parlare dell'epoca, si sono inventati la Resistenza per fare colore? Non trovo nei miei ricordi una sorella partigiana di Dior, e mi viene una crisi di rifiuto: la solita invenzione! Ma tutti abbiamo degli angeli e il mio è la curatrice Sofia Gnoli che subito mi porge il libro Miss Dior di Justine Picardie (la stessa che ha scritto il magnifico Chanel, Her Life con i disegni del suo grande successore Karl Lagerfeld) tutto dedicato all'eroica sorella. Certo, io ignorante, ma forse tutte, prese dalla passione per Dior, studiandolo, ci eravamo dimenticate di Christine e di raccontarne l'esistenza: di ricordare che l'amabile sorellina, catturata nel 1944, portata al campo di Ravensbrück e torturata, uscita nel 1945, arrivò distrutta dall'orribile esperienza.
Un bel po' di puntate sono quindi dedicate al fratello che cerca la sorella scomparsa, e intanto il buon uomo, che per ora disegna per Lelong, non nasconde il suo essere gay con un giovanotto, sempre lo stesso, che fa il cameriere in un bar e con cui ha rapporti eleganti – un bacio ogni tanto e via.
maise william interpreta catherine dior
La grande rivalità tra Dior e Chanel, promessa dalla pubblicità, invece non c'è, e certamente la presenza di Juliette Binoche dà alla serie i momenti più importanti: è molto magra, come lo era Coco, ha un'aria villana e sicura di sé, anche senza soldi è una guerriera invincibile. Ha avuto una vita, diciamo così, scostumata: nata nel 1883, finita in orfanotrofio, ha cantato nei caffè concerto, è diventata l'amante di giovani ricchi, compreso il maturo e fascinoso duca di Westminster. All'inizio della guerra possiede una grandiosa casa di alta moda, pare che non ami gli ebrei e ha voluto fare un grande sciopero per punire le sue lavoranti che le chiedevano più danaro.
[…] Devo dire che Chanel interpretata da Juliette Binoche è l'assoluta star della serie, di cattivo umore e sempre scattante. […]
Gli archivi della polizia hanno un ricco dossier sulla stessa Chanel partendo dagli anni 20. Nel '29 viene seguita per via della sua amica Vera Arkwright, che divorzia dal marito per sposare l'italiano Alberto Lombardi, ritenuto un doppio agente ammiratore di Mussolini.
[…] Ci sarebbe poi un continuo andirivieni tra Chanel e il primo ministro Churchill sia al Ritz che a Londra, per negare, e questo lo vediamo, un aiuto alla signora Vera. In quel periodo la vita di Chanel, con l'armistizio della Francia nell'agosto ‘44, è troppo anche per una serie di Apple Tv+ pur fatta con grande cura: dopo la fine della guerra, chiamata a deporre la sua complicata vita dalle Forze Francesi dell'Interno (e questo lo si fa vedere bene), ci sta un momento e poi se ne va, scomparendo per un po', altera come sempre. Neppure un giorno di prigione!
Sarà intervenuto Churchill, o chi? Intanto Lucien Lelong (capo della Camera Sindacale della couture), interpretato da John Malkovich, con cui Dior lavorava assieme a Pierre Balmain prima di fare le loro Maison, discute animatamente con gli altri due delle sorti della Francia e poi anche dei loro cari amici gay, in tempi di grande ipocrisia, quando tutti sapevano quali lo erano ma nessuno ne teneva conto, come se non esistessero. Poi arriva Il Gran Momento, è il febbraio del '47, da Christian Dior sta per nascere il New Look, la moda per il ritorno delle grandi e ricche signore che domineranno il mondo. Apoteosi e grandi feste.
Ma poi uno si chiede: perché in ben dieci lunghe puntate dove ne vedi di ogni colore, dico, perché non c'è neppure una sfilata che ci possa riempire il cuore di nostalgia? Perché non ci sono vere sfilate come se il momento del grande splendore, del ritorno alla bellezza, fosse stato censurato?
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