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giorgia salari malcom pagani pino corrias e roberto d agostino
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia alla presentazione del libro di Pino Corrias alla Feltrinelli di Roma
di Tina. A. Commotrix per Dagospia
micol corrias e ricky tognazzi
“Il metodo del successo consiste in larga misura nel sollevamento della polvere…”. Il romanziere Luciano Bianciardi disprezzava i meccanismi editoriali dei quali negli anni del Miracolo economico lui stesso viveva con profondo disagio intellettuale. E nel suo libro più autentico e riuscito, “La vita agra”, lo scrittore mette in bocca all’Io narrante tutto il suo disgusto per quel mondo delle patrie lettere degli anni Sessanta in cui “il peggior peccato” è considerato proprio lo scrivere.
“Non si commetta lo sbaglio di credere che la pubblicità di un libro si faccia realmente nella stanzetta che ha sulla porta il cartellino ufficio stampa. No, la pubblicità vera si fa dopo cena nei salotti giusti, fra un whisky e l’altro, in poltrona, discorrendo straccamente di letteratura con le persone che contano”, osservava ancora amaro.
Il nostro richiamo a Bianciardi, “che della propria storia fece un romanzo”, come vedremo, non è buttato lì a caso. Anche il “timido” sceneggiatore Andrea Serrano, alias Pino Corrias - l’autore del bel romanzo pulp “Dormiremo da vecchi” (Chiarelettere) -, cala nella Dolceroma sulle stesse orme del disinganno lasciate nelle mirabili pagine del Bianciardi della “Vita agra” e del “Lavoro intellettuale”.
simona izzo roberto d agostino
L’anarchico romantico che vuole far saltare in aria mediante il micidiale grisu uno dei simboli dell’ipocrita cittadella del miracolo economico, ma che alla fine ne resterà imprigionato. “Imprigionato” come l’indolente Serrano con il bernoccolo del cinema e in crisi d’identità.
giorgia salari malcom pagani pino corrias roberto d agostino
Ma la sua missione principale nella Roma immortalata a tinte forti pure dal Cafonal dagostiniano non era quella d’incendiare gli studios di Cinecittà per giusta rappresaglia. Tant’è che grazie a un coup de scene che ci ha colto alla sprovvista, a provocare il rogo purificatore della casa kitsch del produttore all’Aventino non sarà il suo amico e complice Serrano, bensì lo stesso produttore milionario Oscar Martello. Uomo “d’alta risonanza cinematografica e di basse narrazioni televisive”.
LA COPERTINA DEL NUOVO LIBRO DI PINO CORRIAS
Anche Andrea Serrano, intellettuale di provincia era planato dal Nord nella città eterna attraversata dal lento fluire dal Tevere il cui placido scorrere sembra fare da muta colonna sonora all’intero racconto. Ben presto, però - e ineludibilmente -, è inghiottito in quella capitale cinematografara anni Novanta dov’è approdato trascinandosi la valigia dei sogni insieme al miraggio di “conquistare” il paradiso perduto di Cinecittà.
La citazione di Luciano Bianciardi, dicevamo, non è accidentale. Pino Corrias, scrittore, giornalista e ideatore di fiction, ha dato alle stampe una biografia “esemplare” della breve e maledetta vita del narratore toscano. E il libro è dedicato A Gi.Bi che non c’è più.
Allora, tanta “polvere” avvolgerà anche l’esperienza di scrittore di cinema e di televisione Corrias-Serrano, che si ritroverà autore e vittima designata nella trama del filmaccio sulla mafia da lui stesso ideata. Con tanto di morte accidentale, fuori dal set, della giovane interprete, la stralunata Jacaranda Rizzi.
Ma a sollevare e a spargere “polvere” a piene mani - tra nuvole di cocaina e riti erotici in una Roma promiscua (s)fatta “di carne umana sparpagliata sui divani” -, stavolta è il produttore cinematografico cinico e “di basse narrazioni televisive”, l’onnipotente Oscar Martello. Uno dei tanti avventurieri venuto dal nulla in quel demi-monde della Dolceroma godona e cialtrona. Il producer ignorante e sporco affarista che (s)ragiona come Gordon Gekko in Wall Street: “Serve gente povera, furba e affamata, senza sentimenti…”.
Già, il Martello che “va dritto anche quando ci sono le curve”.
L’altro primo attore del racconto da fino ultimo respiro è lui, il giornalista e sceneggiatore Pino Corrias, che si cuce addosso i panni striminziti e ambigui dello script doctor del seducente Oscar Martello. E lui, l’estroverso e megalomane producer - “che alza un sacco di polvere per nascondercisi dentro” -, ha chiedergli di salvargli il film uscita non tanto riscrivendo il copione o espugnando dal montaggio qualche scena improponibile.
No, l’”amico” Oscar, per cinismo e vendetta, vuole trasformare Serrano suo complice dentro quella Babilonia in cui sta per affogare. Del resto Ennio Flaiano amava ripetere che “lo sceneggiatore è un tale che attacca il padrone dove vuole l’asino”. E nel rispecchiarsi dentro il suo incubo da Oscar, Serrano-Corias scopre che fino allora la sua vita nella Dolceroma era stata composta proprio da quelle scene inutili e superflue che mai aveva accettato di scrivere per i suoi committenti cinematografari.
Ps
Premette l’autore del libro che “fatti, personaggi, luoghi e situazioni reali entrano in questo romanzo esclusivamente al servizio della logica narrativa”. Ma per gli addetti ai livori sarà ugualmente facile scoprire chi si nasconde dietro i protagonisti dell’opera agra di Pino Corrias.
pino corrias racconta il suo libro
micol e
pino corrias e micol
malcom pagani (2)
duilio giammaria
giorgia salari
giovanni fasanella
intervento di roberto d agostino (3)
intervento di roberto d agostino
libro presentato
livia azzariti
livia e silvio sircana
locandina
malcom pagani
micol corrias e ricky tognazzi
pino corrias con il suo libro
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