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SAPETE COSA C’È DIETRO LA PRIMA RICETTA DELLA COCA-COLA? E CHE LA PEPSI SI TROVÒ DUE VOLTE SULL’ORLO DELLA BANCAROTTA? UNA DOCU-SERIE RACCONTA SPLENDORI E MISERIE DELL’INDUSTRIA DEL "JUNK FOOD": DALLE BEVANDE GASSATE AL POLLO FRITTO, PASSANDO PER HAMBURGER E PIZZA INDUSTRIALE, TRA GENIALI INTUIZIONI DI MARKETING ED ERRORI MADORNALI...
Marco Consoli per "il Venerdì - la Repubblica"
In America molti spesso li catalogano come junk food, cibo spazzatura, ma hamburger, bevande zuccherate, ali di pollo e patatine fritte, pastiglie di cioccolato glassate e pizza industriale hanno reso multimiliardari i proprietari dei marchi globali con cui il pubblico li identifica.
La serie Snack Wars, in onda dal 13 maggio su Blaze (canale 124 di Sky), però non è dedicata al loro contenuto calorico, ma alla storia che si cela dietro questi prodotti made in Usa, piena di aneddoti e rivalità commerciali, geniali intuizioni di marketing ed errori madornali, che insieme a eventi più o meno favorevoli hanno fatto la fortuna delle aziende produttrici.
Ad esempio la Coca-Cola. Si è sempre discusso a proposito della presenza di stupefacenti nella bevanda. Quando John Stith Pemberton la creò nel 1886, voleva realizzare un tonico energizzante e così mescolò foglie di coca e noci di cola contenenti caffeina, decretando presto il successo della bibita.
Ma il contenuto a base di coca non fu tollerato a lungo dalle autorità, e così nel 1903 fu sostituito con ingredienti che costituiscono la ricetta segreta, ancora oggi custodita in cassaforte.
«La gente però continuò per molto tempo quando la ordinava al bar, a chiedere una dose, indicando il gesto di iniettare qualcosa in vena» dice Mark Pendergrast, autore del saggio For God, Country and Coca-Cola.
Venne così «messa in piedi la macchina del marketing per cambiare immagine, puntando tutto su Babbo Natale: la strategia non solo fece bene al marchio ma cambiò per sempre l'immagine di Santa Claus, mai prima d'allora dipinto come un vecchio grasso e giocondo, vestito di rosso e con la barba candida come la neve».
Ben presto i produttori subentrati al creatore originale hanno dovuto guardarsi però dall'insidia di molti tentativi d'imitazione: il più celebre, la Pepsi-Cola che originariamente conteneva pepsina - per facilitare la digestione - diede notevole filo da torcere, ma si trovò ben due volte sull'orlo della bancarotta. «In entrambi i casi» dice Pendergrast «fu offerto alla Coca-Cola di acquisirla, ma la società rifiutò».
Nel 1985 arrivò la New Coke e fu «uno dei più grandi fiaschi della storia del commercio».
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