IN FRANCIA SPOPOLA “DA ROCKSTAR A ASSASSINO: IL CASO CANTAT”, LA SERIE NETFLIX SULL’OMICIDIO DI MARIE TRINTIGNANT, AMMAZZATA A PUGNI IN FACCIA DAL CANTANTE DEI NOIR DESIR - ERA IL 2003 E ALL’EPOCA IL CASO VENNE TRATTATO IN MODO VERGOGNOSO: SI MOSTRAVA INDULGENZA VERSO LA ROCKSTAR, CERCANDO DI COLPEVOLIZZARE LA VITTIMA CON IL CLASSICO “SE L’È CERCATA” – L’UNICA A DENUNCIARE IL TRATTAMENTO DI FAVORE RISERVATO A CANTAT FU LA CANTANTE LIO CHE RACCONTA: “IL MIO MONDO DELLA MUSICA REAGÌ DANDOMI DELLA PAZZA E…” - VIDEO

Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

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La serie Netflix di cui si parla di più in Francia in questi giorni è Da rockstar a assassino: il caso Cantat, e l’uso della parola «assassino» nel titolo mostra la lunga strada percorsa dalla società francese in ventidue anni.

Bertrand Cantat è stato a lungo accompagnato da un’indulgenza che fece chiamare «delitto passionale» la morte di una donna ammazzata di botte. All’epoca pochissimi rifiutarono questo atteggiamento di comprensione verso la rockstar: tra loro c’era già Vanda Maria Ribeiro de Vasconcelos, in arte Lio, una delle voci più significative della serie firmata dalla giornalista Anne-Sophie Jahn.

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La sera del 26 luglio 2003 Marie Trintignant fu colpita 19 volte sul volto dai pugni di Bertrand Cantat, cantante dei Noir Desir, nella stanza di albergo di Vilnius, in Lituania, dove stava girando un film.

L’attrice morì pochi giorni dopo, il 1° agosto, nell’ospedale parigino dove era stata trasferita in coma, nella speranza che i medici facessero il miracolo di salvarla.

Lio […] Era amica della Trintignant, e quando vent’anni fa la intervistavano Lio era l’unica o quasi a denunciare il trattamento di favore riservato a Cantat, e le insinuazioni che la vittima in fondo «se la fosse un po’ cercata». In epoca pre MeToo, Lio veniva vista come una sorta di fastidiosa eccentrica, che rovinava il romanzo di un grande amore passionale fino alla morte.

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[…]

Nella docu-serie Lio ricorda quel clima, 22 anni dopo: «L’unico discorso che si sentiva nei media era che lei in fondo doveva aver fatto qualcosa, per avere provocato la rabbia di Cantat. Per questo mi sono così esposta. Era un’ingiustizia insopportabile, dovevo difendere Marie […] L’ambiente della musica e del cinema ha reagito trattandomi come una pazza, in breve tempo mi sono ritrovata senza un contratto. Eppure, avevo solo detto la verità: Cantat picchia le donne e non esita a ucciderle. Tutti sapevano che era un uomo violento».

Lio evoca l’altra morte nella vita di Cantat, quella della ex moglie Krisztina Rády, con la quale ha avuto due figli. Dopo il processo e la mite condanna a otto anni (quattro scontati in carcere) ottenuta anche grazie alla testimonianza della ex moglie in suo favore, in libertà vigilata Cantat si mise di nuovo insieme alla Rády, la quale mesi dopo lasciò questo messaggio sulla segreteria telefonica dei genitori: «Ieri ho rischiato di lasciarci un dente.

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Bertrand mi ha lanciato qualcosa, il mio gomito è completamente tumefatto e una cartilagine si è rotta, ma non è importante finché posso ancora parlarne». Dopo altre liti e violenze, quasi sette anni dopo la morte di Trintignant, il 10 gennaio 2010 Krisztina Rády si è uccisa impiccandosi, in casa, a Bordeaux, mentre Cantat dormiva in un’altra stanza. Il corpo venne scoperto dal figlio 12enne.

L’ultimo concerto di Cantat, oggi 61enne, risale al marzo 2018. Nel dicembre scorso ha pubblicato un nuovo album, L’Angle , con il gruppo Détroit. Vive a Bordeaux con una compagna.

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