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Sfuma l’aggregazione tra il Monte dei Paschi e Unicredit. Il governo italiano, che attraverso il ministero dell’Economia si è ritrovato azionista della banca senese con una quota maggioritaria del 64% dopo averne evitato il default, si prepara a interrompere il negoziato con il gruppo milanese del credito guidato da Andrea Orcel e presieduto dall’ex ministro Pier Carlo Padoan.
La ragione dello stop starebbe nell’impossibilità dello stesso ministero di soddisfare la richieste di Unicredit su una ricapitalizzazione da oltre 7 miliardi di euro (la prima proposta era stata di 9 miliardi) per rafforzare il Monte dei Paschi prima della fusione. Secondo fonti dello stesso ministero riportate dalla Reuters, lo sforzo finanziario sarebbe ritenuto «troppo punitivo per i contribuenti».
L’altro nodo irrisolto è quello degli esuberi. Il piano di Orcel che prevede il passaggio a Unicredit solo delle attività più redditizie di Mps («alcuni asset selezionati») creerebbe circa 7 mila esuberi. Una prospettiva che ha messo i sindacati e il territorio in forte fibrillazione e che, da parte sua, il governo non può trascurare. Già in agosto, in un intervento alle Commissioni Finanze di Camera e Senato, il ministro Daniele Franco aveva anticipato come la trattative non sarebbe stata portata avanti «ad ogni costo». «Proporremo un pacchetto finale — aveva detto — solo se saremo convinti che sia adeguato».
Se le nozze con Unicredit non andranno in porto — e in queste ore a Milano si scommette che lo stop sia definitivo — il governo dovrà con tutta probabilità negoziare con la Commissione europea un tempo più lungo per la privatizzazione di Mps attesa a metà 2022.
andrea orcel di unicreditPIER CARLO PADOAN CON ELKETTEmonte dei paschi di siena IL QUARTIER GENERALE UNICREDIT A MILANOIL MINISTRO DEL TESORO DANIELE FRANCOMARIO DRAGHI DANIELE FRANCOMONTE DEI PASCHI DI SIENA MPS
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