Francesco Persili per Dagospia
xavi-addio-SKYSPORTS
«Non ho mai dimenticato la prima cosa che mi hanno detto quando sono arrivato a Barcellona. Qui non puoi mai perdere il pallone». È passato quasi un quarto di secolo da quando Xavi entrò nel mondo Barça ma quella lezione non l’ha più dimenticata. Controllo e passaggio, ché il pallone non si butta via, si gioca.
Dopo 17 anni in prima squadra e 24 trofei il regista di quell’alfabetizzazione calcistica di massa chiamata tiki-taka, è arrivato all’ultima recita col Barça. Stasera a Berlino si conclude l’avventura blaugrana di uno dei più grandi cervelloni del calcio contemporaneo. Dopo la finale di Champions, Xavi se ne andrà in Qatar. Tempo di omaggi, di lacrime e di bilanci: «Sono arrivato qui a 11 anni, neanche nel migliore dei miei sogni potevo immaginare di vivere tutto quello che ho vissuto. Il calcio? Per me è sempre stato un divertimento».
XAVI 3
Tutte le strade partono da Terrassa, una trentina di chilometri da Barcellona, dove Xavi ha iniziato a tirare calci a un pallone, e passando per Oriol Tort, punto di riferimento del calcio giovanile blaugrana, portano a “La Masia”, una residenza settecentesca che dal 1979, su suggerimento di Cruyff all’allora presidente Nuñez, si è trasformata nel posto delle fragole della meglio gioventù del Barça.
«Chi cresce qui ha qualcosa in più», ha sempre detto Pep Guardiola, che a La Masia, è entrato nel 1984, e da allenatore ha vinto la Coppa Campioni con otto giocatori su undici provenienti dal settore giovanile. «Gli altri, i palloni d’oro li comprano, noi, li costruiamo», l’intuizione visionaria di Johan Cruijff trova una rappresentazione plastica nel 2010 quando i tre finalisti del Pallone d’oro (Messi, Iniesta e Xavi) provengono tutti dal settore giovanile blaugrana dove si insegna fin da piccoli a trattare bene il pallone, ché «ogni squadra che tratta bene il pallone, tratta bene gli spettatori».
XAVI MONDIALI 2014
La Masia diventa un luogo, anche dell’anima, che forgia senso di appartenenza a un club-istituzione. Il Barça è da sempre la bandiera più scintillante del nazionalismo liberale catalano: pluralismo e valori civici, sport e cittadinanza, come ha detto il presidente martire Josep Sunyol i Garriga, assassinato sulla sierra di Guaderrama all’inizio della Guerra Civile. «La maggior parte di noi viene da La Masia, siamo una grande famiglia, siamo tutti tifosi culés”, ha detto Xavi, che nel suo discorso di commiato ha usato il castigliano solo per ricordare Luis Aragones, l’ex ct della Spagna campione d’Europa che diede l’abbrivio al tiki taka e alla stagione dei successi della Roja.
E pensare che proprio dopo gli Europei vinti con la Spagna e prima dell’arrivo di Guardiola sulla panchina, Xavi fu sul punto di salutare Barcellona e di trasferirsi al Manchester United. L’avvento di Pep fu la svolta: «Questa squadra non potrebbe far nulla senza di te», Guardiola gli diede fiducia e gli consegnò le chiavi del centrocampo del Barcellona che ha riformulato i canoni di stile e bellezza del calcio.
Beckham vuole Xavi nel Miami Club
Geometrie variabili e tocco magico, Xavi ha continuato a non buttare via neanche un pallone, è stato il miglior calciatore europeo del 2009, ha vinto la Champions altre due volte (dopo quella del 2006), è diventato un modello tecnico e di comportamento. Come Andrea Pirlo, da sempre il suo punto di riferimento, ha ridefinito tempi, ritmi e confini del ruolo del regista. Se lo troverà di fronte questa sera e sarà uno spettacolo nello spettacolo. «Ha detto che lascerà la Juve in caso di vittoria? Meglio se perde, allora, lo dico per il calcio», la battuta di Xavi che non si può fare a meno di citare al pari dell’etichetta di “Casanova del futbol” affibbiatagli dal quotidiano “La Vanguardia” per le carezze che dà al pallone.
LE LACRIME DI XAVI PER LA MORTE DI ARAGONES
Dopo la Liga e la Copa del Rey, il regista blaugrana vuole chiudere la sua carriera-kolossal con un’altra Champions che vorrebbe dire il secondo “triplete”. Partirà inizialmente dalla panchina ma se ci sarà bisogno Luis Enrique, che lo conosce benissimo, lo butterà nella mischia. Chi meglio di Xavi per tenere il pallone? In ogni caso si sa che il suo non sarà un addio ma solo un arrivederci. Il presidente blaugrana Bartomeu ha già assicurato che Xavi tornerà come allenatore. Ma prima dei titoli di coda c’è ancora una partita da sogno. L’ultimo atto di una carriera da fenomeno tra i fenomeni.
xavi