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Enrico Sisti per “la Repubblica”
Il calcio ha tanta Fifa. Forse troppa. Mentre il sudcoreano Chung Mong-Joon, 63 anni, azionista di maggioranza della Hyundai, uno dei tanti "vice" che hanno circondato Blatter in questo tetro periodo di gestione del calcio mondiale, mentre dunque un uomo non precisamente di primo pelo, abituato a tacere ma anche a serbare rancori, si candida a sfidare Michel Platini («è un figlio di Blatter») alle prossime elezioni presidenziali, che si terranno il 26 febbraio del 2016, la stessa Fifa apre un' inchiesta su un presunto dossier "anti-Platini" fatto pervenire da mani misteriose alle redazioni di alcuni quotidiani di Zurigo, un documento bollente con un titolo eclatante, («Platini, lo scheletro nell' armadio ») che vorrebbe dimostrare l' inadeguatezza dell' attuale presidente dell' Uefa a rimpiazzare Sepp Blatter.
Il segretario generale dell' Uefa Gianni Infantino ha ufficialmente chiesto al suo omologo in Fifa, Jerome Valcke, anche lui dimissionario, di indagare sul caso. La lettera di Infantino è stata spedita anche a Cornel Borbely, svizzero anche lui, e all'irpino Domenico Scala, membri della commissione etica: «Procederanno», assicurano all' Uefa.
Ma in quale direzione? La Fifa senza etica è stretta in una morsa letale, ma il paradosso è che le mani che stringono il collo del governo mondiale del calcio sono le mani, facilmente riconoscibili, della Fifa stessa. Le stesse mani che cinque anni fa, mascherate, chiedevano tangenti fuori controllo (oltre il 40%) agli albergatori africani.
In un corto circuito aziendale di rara potenza, con lo sport sempre più braccio armato del potere "coloniale", si scopre infatti che Blatter stesso avrebbe concepito il dossier contro Platini, con l' obiettivo dichiarato di lasciare il francese lì dov' è. Ciò accadeva prima che Blatter decidesse, dopo l' orgia di scandali, di rinunciare alla ricandidatura. Secondo Die Welt , infatti, sarebbe stato Blatter in persona, moderno Napoleone, a dettare al suo scudiero Thomas Renggli il contenuto dell' articolo- dossier destinato a impallinare Platini impedendogli di aprire un nuovo ciclo (sicuramente nuovo, non necessariamente più virtuoso, almeno secondo Blatter).
Con quali armi? Blatter sostiene che la vicinanza di Platini al Qatar avrebbe assicurato a suo figlio un impiego. Ma c' è di più. Mentre ancora era indeciso se ripresentarsi o no, Platini lo avrebbe minacciato. Il presidente dell' Uefa avrebbe confessato al fratello di Blatter, Peter, che se Sepp non avesse fatto marcia indietro lui avrebbe fatto l' impossibile per mandarlo in galera. Guerra tra "famiglie", dunque, tutti contro tutti, tutti ovviamente in nome del calcio: il loro però.
Da quando la notizia dello «scheletro nell' armadio» ha cominciato a diffondersi, chi circonda Platini ha provveduto a smentire tutto: «Storie inventate». Mentre Blatter, che pur di non vedere eletto Platini accetterebbe persino di avere Mong-Joon come erede, insiste: «Il coreano lavora nel calcio da 17 anni, di Platini un' idea se la sarà pur fatta». Macchine del fango contrapposte. Avrebbero dovuto aspettare a girare il film sulla Fifa. Avrebbero dovuto affidarlo a Scorsese. Sarebbe stato un capolavoro di trame losche, soldi spariti e verità nascoste.
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